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Carceri, Di Giacomo (S.PP.) – Ci aspetta un’estate con rivolte ed evasioni di massa, arriverà anche il morto tra gli agenti della polizia penitenziaria

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“Con la crescente escalation di fughe e tentativi di evasione, di aggressioni agli agenti penitenziari – una ventina al giorno – sta per arrivare il morto. Purtroppo in questa “caldissima” estate di tensioni non saranno né il Gio (Gruppo Intervento Operativo) né i nuovi guanti in dotazione ad impedirlo. Dall’altra parte nessun provvedimento per deflazionare il sistema e per garantire vivibilità dei detenuti in carcere è stato posto in essere. Il momento della massima tensione si potrebbe raggiungere quando i detenuti si renderanno conto che non passerà la norma sulla liberazione anticipata”. Lo sostiene il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo ricordando che le aggressioni al personale di Polizia penitenziaria nel primo quadrimestre sono già state 881 contro le 688 dell’anno precedente, con le carceri campane al primo posto, seguite da quelle lombarde e laziali; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 220 casi sono state superiori ai 20 giorni. L’unico fatto nuovo è che a difendere gli agenti in molte situazioni – come è accaduto solo qualche giorno fa nel carcere di Paola – sono gli stessi detenuti venuti in soccorso. Per il resto – denuncia Di Giacomo – lo Stato ha abbandonato tutto il personale penitenziario al proprio destino. Una situazione che ci allarma tanto più in assenza di provvedimenti adeguati di intervento. Per ridurre la popolazione carceraria che registra situazioni sino al 130% di sovraffollamento si continua con la politica degli annunci che comunque non contengono la riduzione delle pene. Dunque, quando ci scapperà il morto tra gli agenti sarà troppo tardi per intervenire mentre nella stagione estiva il personale dovrà far fronte alle crescenti tensioni come riprovano le evasioni e i tentativi di fuga più 700%, con la pronta risposta del personale e comunque la cattura degli evasi; le manifestazioni di protesta collettive (599 contro 440 primo semestre 2023), le risse con ferimenti (286 contro 264) e le colluttazioni (2.203 contro 2.055). Quello che continua a mancare – evidenzia Di Giacomo – è uno straccio d’idea di riforme, vale a dire un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini. Non è più tempo di “pezze” e tanto meno di annunci”.


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