Carceri, Di Giacomo (S.PP): “I clan stanno trasformando le carceri campane in piste di volo”
“Qualche clan della camorra sta trasformando le carceri campane in piste di volo, proprio come sta accadendo a Secondigliano diventato un secondo Capodichino”. È il commento del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo all’ennesima intercettazione di droni che trasportavano telefonini e droga. “Qualche tempo fa c’era chi proponeva di “schermare” i penitenziari per intercettare i droni. Poi – aggiunge – di questa idea non si è saputo più nulla a meno che non si pensi di affibbiare al personale penitenziario, come se non bastassero già le pesanti incombenze, anche quella di tecnico di droni. La verità amara è che ormai nelle celle-bazar entra e quindi circola di tutto. E come è già accaduto a Frosinone se entrano anche le pistole i clan diventato ancora più pericolosi di quanto lo sono adesso a partire dagli istituti di alta sicurezza. È il caso di ricordare che nel 2020 nelle carceri italiane sono stati rinvenuti 1.761 telefoni cellulari. Erano stati 1.206 nel 2019 e 394 nel 2018. Solo una piccola parte arriva attraverso droni perché, come è stato accertato, la “consegna” avviene in tanti altri modi, tra i quali quello dell’arma ad aria compressa ha trovato già diversi casi”. Il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria sottolinea che “la disponibilità di un telefono cellulare durante il periodo di detenzione è funzionale a obiettivi criminali e a coltivare la supremazia nell’ambito dei rapporti carcerari perché quella disponibilità permette al detenuto di mantenere continui rapporti con il proprio ambiente esterno di provenienza e persino di continuare ad impartire disposizioni criminose da eseguire al di fuori della struttura carceraria, con ricadute assai negative sia sulla praticabilità di percorsi rieducativi (ove si tratti di condannati definitivi), sia per il soddisfacimento di eventuali esigenze cautelari per i così detti ‘non definitivi’, sia in generale per l’ordine pubblico”. “Servono pene più severe perché chi introduce il cellulare se la cava con una sanzione amministrativa o con pene irrisorie e chi lo usa non ha nulla perdere. Sarebbe sufficiente innalzare nel minimo a quattro anni la pena in modo da disincentivare seriamente il fenomeno. L’alternativa per lo Stato è dotare di ogni cella di un comodo impianto telefonico tanto per contribuire al clima, per boss e capi clan, da albergo a quattro stelle. Anche per tutto questo traffico, sommato ad armi e droga, come abbiamo da tempo denunciato le nuove regole sulle perquisizioni – afferma Di Giacomo – sono un ulteriore duro colpo alla legittimazione dell’operato della polizia penitenziaria. Siamo dunque di fronte ad una “stretta” a senso unico e non certo per colpire il comportamento di clan, organizzazioni e criminali che si sono distinti in tutti questi mesi, dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, nella “caccia all’agente” con il più alto numero di aggressioni e violenze mai accaduto in un periodo così breve”.
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