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Carceri, Di Giacomo (S.PP.) – Poggioreale, ancora una violenta aggressione ad agente. Un nuovo campanello d’allarme

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La notte scorsa nel carcere di Poggioreale un detenuto ha sferrato un violento pugno ad un agente penitenziario costretto a ricorrere alle cure dei sanitari. Per noi è più di un campanello di allarme di quello che potrebbe accadere qui e in altre carceri campane da sempre le peggiori di Italia per sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini. Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP., per il quale si continuano a sottovalutare i continui segnali che arrivano dai penitenziari della Campania accresciuti in numero e in violenza anche per effetto delle attese di pena ridotta innescate dagli annunci di provvedimenti del Governo, non ultimo il cosiddetto decreto carcere, che si sono rivelati del tutto inutili specie per migliorare le condizioni della popolazione carceraria e del personale penitenziario. Questo periodo feriale potrebbe favorire l’esplosione dell’autentica polveriera che è Poggioreale e fare da “capofila” per rivolte ed aggressioni.

Di Giacomo ricorda che le aggressioni e le violenze ad agenti nel solo primo semestre dell’anno nei 15 istituti campani sono state circa 600 con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. E al sovraffollamento, con punte massime del 160%, si aggiungono circa 1.300 agenti in meno rispetto a quelli previsti dalle varie piante organiche delle carceri; la carenza più grave riguarda Poggioreale e Secondigliano, dove mancano all’appello circa 500 uomini in divisa. Ma anche a Salerno, Avellino e Carinola la situazione è esplosiva.

I numerosi casi accertati di capo clan che attraverso il telefonino hanno ordinato crimini (persino omicidi) ed impartito comandi agli uomini del clan fuori, minacciato persone, fatto estorsioni provano, come sosteniamo da tempo, che nelle carceri campane comandano “loro”, i boss e principali affiliati a clan camorristici.


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