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Carnascialesca ‘Miseria e Nobiltà’ al Sannazaro di Napoli in un riadattamento teatrale di bell’effetto

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Napoli, 2 dic. – Una sana e veritiera scrittura gode di longevità e continua a suscitare piacere e gradimento. Al Teatro Sannazaro di Napoli è di scena un riadattamento di ‘Miseria e Nobiltà’, commedia riportata nel ventre partenopeo con rilettura dialettale, nuovi riferimenti socio-politici a portata di famiglie e amanti della prosa partenopea.

Nel teatro colmo di presenze per l’occasione, tempio della celeberrima Luisa Conte, Scarpetta torna a far ridere le platee con una piéce carnascialesca nelle interpretazioni che scavano su quinte scarne pensate per far rivedere questa vita nuda e vera, che conferisce vuoto sia alla ricchezza che alla nobiltà.

Si abbraccia così dalla platea la vicenda di poveri squattrinati (Felice Sciosciammocca e il suo amico Pasquale con famiglia a seguito), in cerca di cibo che li sfami. Nella messa in scena fragorose risate, ghigni che rendono palpabili i morsi della fame, la voglia di riscatto dalla miseria e dalla sfortuna della vita affidata al caso, vengono reinterpretati con abiti contemporanei (tute, scarpe da ginnastica, mollettoni), in una casa che sembra un cantiere teatrale in cui la parola recitata si crea attingendo dal pozzo dei giorni nostri.

Lampadari penzolanti, spaghetti sproporzionati in gommapiuma, carrelli girevoli pronti ad essere mobili d’arredamento, porte e quinte nella quinta, vengono animati dai protagonisti diretti con estro e sarcasmo da Michele Sinisi.

Piace il lavoro portato al Sannazaro in dialetto barese per lo più, ed incontra applausi su applausi per la freschezza della rilettura teatrale, conclusa volutamente con un audio della famigerata e omonima pellicola cinematografica recante la voce di Totò.

Gli attori Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D’Addario, Bruno Ricci, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster e Michele Sinisi conquistano il pubblico napoletano e rendono onore alla tradizione in prosa nostrana, seppur a modo proprio.

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.