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Il coprifuoco dei sindaci dopo le 21 è sparito dal Dpcm 18 ottobre

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Protesta dei Sindaci,  dopo aver annunciato la possibilità per i sindaci di chiudere vie e piazze alle 21 in caso di assembramenti, il riferimento sparisce nella norma definitiva pubblicata in Gazzetta Ufficiale. 

La decisione del governo fa saltare sulla sedia i primi cittadini da Nord a Sud. Dall’Anci di Decaro le proteste seguono a ruota, nel giro di pochissimi minuti, quelle di Leoluca Orlando, Dario Nardella, Giorgio Gori, tutte dello stesso tenore: non scaricare sui sindaci la responsabilità del “coprifuoco”.

La prova-finestra è impietosa: “I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”, scandisce il premier a palazzo Chigi, confermando le indiscrezioni circolate nelle ore precedenti (“I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti…”, si leggeva in una bozza del testo). Ma la misura ha fatto andare su tutte le furie i primi cittadini. “Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica”, aveva tuonato il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro.

E poi arriva il colpo di scena. Nel Dpcm firmato e pubblicato sul sito di palazzo Chigi quel riferimento ai primi cittadini salta: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento – si legge nel testo approvato – può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.

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