22 Dicembre 2024
Attualità

Conflitto Russia – Ucraina. Intervista con l’ambasciatore Domenico Vecchioni

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Anna Tortora

Per la mia rubrica IL Personaggio sono lieta di ospitare Domenico Vecchioni.
Già diplomatico di carriera, ambasciatore d’Italia, ha ricoperto importanti incarichi in Farnesina e all’estero. La sua ultima missione è stata quella di ambasciatore d’Italia a Cuba.

 

Ambasciatore, la multilateralità dell’Italia è finita?

“Se si riferisce a una minore capacità di manovra diplomatica rispetto al passato, è probabile che sia così. Occorre tuttavia precisare che questa è stata la conseguenza di una scelta inevitabile. Tra l’aggressore, la Russia, e l’aggredito, l’Ucraina, il nostro Paese non poteva che stare dalla parte dell’aggredito, con i suoi alleati della NATO e i suoi partner dell’UE. Su questo dobbiamo essere chiari.
Tuttavia si può pensare che una certa minore enfasi bellicista e un più ragionato attivismo sanzionatorio avrebbero forse consentito all’Italia di mantenere aperti determinati canali, per meglio contribuire a possibili soluzioni negoziate e per limitare i danni di ritorno delle sanzioni.
In ogni caso il ‘multilateralismo’ ha completamente fallito nella gestione della crisi russo-ucraina.
Dov’è – mi chiedo – l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, nata proprio per promuovere la pace e il dialogo politico nel vecchio continente?
Dov’è l’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite istituita proprio per rafforzare e mantenere la pace a livello internazionale?
Dov’è il Segretario Generale dell’ONU, che fa la spola tra Mosca e Kiev nell’infaticabile ricerca del compromesso?
Tra il presidente ucraino, che dice di poter accettare solo la vittoria e il presidente russo che non ammette la sconfitta, non vedo molto spazio per i negoziati, a meno questi che non vengano inseriti appunto in una più ampia dimensione multilaterale, dove verrebbero esaminati tutti gli aspetti di una Nuova Sicurezza in Europa.”

 

L’invasione russa in Ucraina ha riaperto il dibattito sull’espansione ad Est della NATO. È diventato un problema?

“Non è diventato un problema, è ‘il problema’. Ma, si dice, l’adesione alla Nato dell’Ucraina non è all’ordine del giorno. Perché i Russi allora si agitano? Non mi pare che le cose stiano proprio così. Nato e Ucraina collaborano oramai da anni. Perché, se non in vista di una sua adesione? Il 6 e 7 aprile ci sarà a Bruxelles un vertice Nato, al quale è stata invitata anche l’Ucraina. Perché? Nell’attuale cornice bellica, come può non essere considerata una ‘provocazione’ da parte dei Russi? Non c’è evidentemente desiderio di gettare acqua sul fuoco. Credo in ogni caso che ormai ci sia una generale accettazione dell’idea di una neutralità, garantita sul piano internazionale, dell’Ucraina. Una neutralità che risolverebbe molti problemi. Da una parte darebbe al paese la possibilità di recuperare la piena sovranità, dall’altra eliminerebbe le apprensioni russe di vedere alle porte di casa missili NATO. Purtroppo però questo non è il solo différend che oppone russi e ucraini.’

 

Erdogan ha dimostrato capacità tattiche, la Cina è sempre diplomatica e l’India si è schierata con la Russia. L’UE si è indebolita?

“L’UE ha dimostrato una sorprendente compattezza all’inizio del conflitto, quando sono state decise le sanzioni contro la Russia. Mi pare – ma mi auguro di sbagliare – che ce ne sia un po’ di meno adesso che gli effetti delle sanzioni cominciano a farsi sentire anche in Europa. E la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente una volta finita la guerra, quando con ogni probabilità che ci sarà la corsa dei leader europei per ristabilire vantaggiose relazioni commerciali con Mosca…”

 

Zelensky non vuole arrendersi, ma la resa può essere la soluzione per salvare i popoli. Lei cosa ne pensa?

“Gli ucraini hanno dimostrato di saper combattere, di saper difendere la loro patria oltre ogni aspettativa e ora sperano addirittura di vincere, rincuorati dall’invio di armi offensive e tecnologiche da parte di Biden. Ma sappiamo che tutto questo apre prospettive inquietanti. Gli ucraini da soli non potranno vincere contro la Russia, che ha sì dimostrato una certa disorganizzazione tattica e incertezze strategiche, ma è pur sempre una grande potenza, convenzionale e, soprattutto, nucleare Gli ucraini potrebbero ricacciare i russi al di là dei loro confini solo con l’intervento diretto delle truppe NATO. Se ciò avvenisse, però, Mosca si sentirebbe legittimata a usare le armi nucleari cosiddette tattiche, da teatro operativo. Questa soglia d’intervento d’altra parte potrebbe essere raggiunta anche senza presenza fisica di truppe, col solo invio di armi “occidentali” tremendamente offensive, che infliggerebbero gravi danni e perdite ai russi. Si aprirebbero insomma scenari e incubi da terza guerra mondiale.
È questo che vuole, Zelensky?
È più grande un presidente che dopo essersi battuto con onore, cerca di salvare il suo paese dalla distruzione e i suoi concittadini dalla morte o quello che invece vuol sacrificare tutto e tutti sull’altare di un esasperato nazionalismo, marciando allegramente verso il baratro nazionale ed europeo?
Non è questione di resa. È questione di visione politica dell’avvenire. Una visione che hanno solo i grandi statisti. Mi auguro che Zelensky abbia questa visione. Ma quando dice che “accetterà solo la vittoria”, nutro qualche dubbio.”

 

Perché gli Stati Uniti vogliono andare avanti a tutti i costi?

“Dalla guerra Biden ha tutto da guadagnare. Sul piano interno, pensa di riconquistare i consensi perduti, presentandosi come un presidente decisionista e combattivo. Su quello internazionale, vuole con tutta evidenza ridimensionare il ruolo della Russia nel mondo, sperando anche di umiliarla con un’eventuale sconfitta in Ucraina. Sul piano della NATO ha ristabilito, se mai ce ne fosse stato bisogno, la supremazia degli USA e ha spinto tutti gli alleati a mantenere fede agli impegni finanziari suo tempo presi (il famoso 2% del PIL per le spese militari). Su quello economico-commerciale venderà gas liquido agli europei, sostituendosi alla Russia… What esle? Finché c’è guerra insomma, c’è speranza.”

Ringrazio l’ambasciatore Vecchioni per il prezioso contributo.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.