Conte ha preso un bel vaffa da Grillo, ma i pessimi risultati di entrambi si vedono ancora
Il caso Conte Grillo è diventato affare di Stato in una Repubblica ormai sotto la soglia del ridicolo.
Beh, certo, con Conte presidente del Consiglio siamo andati ben oltre il ridicolo e i danni si vedono.
Cosa è accaduto tra i due?
È l momento di dividere la torta che viene fuori la natura delle persone.
Molto spesso si dimentica che abbuffarsi fa male alla salute.
“La crisi dei Cinquestelle non dipende dalle singole figure: è la conseguenza del loro ‘vizio d’origine’. Non avendo né un vero progetto né dei valori unificanti era ovvio che chiamati alla prova dell’ agire implodessero. Guardo con rispetto al loro travaglio, sperando che non crei difficoltà all’esecutivo e che – per il bene della democrazia – trovino un loro ruolo e una loro identità, ovviamente lontanissima dalla nostra.”
Silvio Berlusconi, Forza Italia
Il progetto lo avevano, quello dei redditi di .
“Con il Reddito di Cittadinanza qualcosa non è andato per il verso giusto.
Non è un’opinione, è un fatto evidente. Lo ammette anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Se il sostegno si è rivelato efficace per contrastare la povertà, non ha però favorito l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Raccontare che si sarebbero aiutate le persone a trovare lavoro tramite il reddito di cittadinanza è stato un errore”.
Ed ecco i numeri: dei 2.8 milioni di cittadini beneficiari totali stimati, solo 152.673 sono riusciti a trovare lavoro (rapporto Corte dei Conti). Non si sa se l’abbiano fatto grazie ai 2.978 “navigator” o usando altri canali (Anpal non fornisce dati). A proposito di navigator, ne sono rimasti 2.549 e stanno cercando di farsi assumere nei centri impiego delle regioni
Ma parliamo di reddito di cittadinanza e povertà: l’ISTAT segnala l’esistenza di 2.007.000 nuclei famigliari in povertà assoluta (di cui 775.000 nel Mezzogiorno), mentre il Report INPS 2021 sul Reddito e Pensione di Cittadinanza ci indica per il 2020 1.574.579 nuclei beneficiari di almeno una mensilità (di cui 942.394 nel Mezzogiorno).
Sottraendo a questi dati i Redditi/Pensioni di Cittadinanza revocati e quelli decaduti di diritto, l’insieme dei due strumenti – Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza – è eccedente la quota dei nuclei famigliari in povertà assoluta presenti nel Mezzogiorno (818.603 nuclei contro i 775.000 segnalati dall’ISTAT), mentre nelle regioni del Nord la copertura del bisogno (cioè i redditi erogati) è inferiore al 30% dei nuclei famigliari segnalati come poveri.
Sono dati che mostrano come la misura, per le sue caratteristiche, abbia introdotto una significativa sperequazione territoriale.
Ma chiediamoci seriamente: è questo il modo con cui si vuole aiutare il Mezzogiorno?
Molti imprenditori lamentano di cercare manodopera (ad esempio stagionali per il settore del turismo) e di non trovarla. C’entra il reddito di cittadinanza? Non lo so, sicuramente c’entra il costo del lavoro.
Ma forse non solo.
C’è oggi un interessante articolo sul Tempo che documenta come, sommando il reddito di cittadinanza a i nuovi bonus, una famiglia possa arrivare a 1.634 euro al mese. Non si diventa ricchi, ma è una cifra che aiuta a capire che sussidi e bonus non sono proprio un incentivo al lavoro. Solo a me sembra che questa legge produca assistiti che attenderanno lo stipendio elargito dallo Stato a fine mese?
La dignità dell’uomo non è nello stipendio, ma nel lavoro (a cui deve corrispondere una remunerazione adeguata). Allora parliamone seriamente, la sinistra abbassi le bandiere ideologiche, la questione è drammatica e non può essere affrontata con opposte fazioni di tifosi, si abbia finalmente il coraggio di valutare i risultati e di cambiare.”
Maurizio Lupi, Noi con l’Italia
E addio al cash back.
“Era semplicemente inevitabile e lo abbiamo detto dall’inizio. Misura con un rapporto costi – benefici demenziale, forteΤmente voluta da uno che non sapeva di che parlava e strenuamente difesa da una banda di buoni a nulla capaci di tutto.”
Enrico Zanetti
E per concludere…
“Vi meritate Rousseau”.
Antonio Polito
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