Economia

Coronavirus: Competere.Eu scrive a Conte: con lo smart-working “senza protezione” a rischio la proprietà intellettuale e il valore economico della creatività e della conoscenza delle nostre aziende

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Il governo incentivi piano straordinario con crediti d’imposta e sgravi per l’introduzione del Cloud nelle aziende e degli strumenti per lo smart-working

“L’emergenza Coronavirus ha imposto alle aziende di ripensare i modelli organizzativi del lavoro e introdurre – in poche ore – lo smart-working.  È uno strumento che noi di Competere promuoviamo da anni spiegandone i punti di forza e debolezza, le opportunità e le minacce. L’introduzione dello smart-working richiede tempi lunghi a causa del  conservatorismo organizzativo italiano, la ritrosia ad introdurre tecnologie digitali, e il DNA medio piccolo delle imprese italiane. Molte imprese sono impreparate alla trasformazione digitale. Lo shock che deriverebbe dalla forzata trasformazione digitale e dalla quanto repentina introduzione dello smart-working potrebbe avere conseguenze positive per il nostro tessuto produttivo, obbligando le imprese a fare in pochissimo tempo quello che non sono riuscite a fare fino ad oggi. Ma ci sarebbero anche dei grossi rischi, le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibile e certamente negative per un’economia già in difficoltà. 

Lo smart-working  “senza protezione” improvvisato rappresenta una minaccia per la cybersecurity, i diritti di proprietà intellettuale e la privacy. In altre parole, le nostre conoscenze, i nostri brevetti e la nostra creatività sono in pericolo.”

Inizia così la lettera inviata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dal Presidente  dal Segretario Generale di Competere, Pietro Paganini e Roberto Race. Destinatari della lettera anche i Ministri dello Sviluppo Economico, del Lavoro, dell’Agricoltura, della Difesa, degli Interni, dei Trasporti, dell’Innovazione e del Turismo, e per conoscenza i Presidenti delle Camere e il Presidente del Copasir.
“E’ fondamentale- scrivono Paganini e Race- che il Governo, nelle misure a supporto dell’economia, metta a disposizione delle aziende un credito d’imposta o sgravi fiscali per chi investe nella trasformazione digitale e nella formazione dei lavoratori. Siamo arrivati tardi e siamo impreparati. È tuttavia, inutile stare a fare la morale della Cicala e della Formica. È piuttosto necessario che ci rimbocchiamo le maniche e si intervenga Dobbiamo intervenire urgentemente per introdurre lo smart-working nel più breve tempo possibile ma con ragione e affidandoci al metodo sperimentale. Dobbiamo cioè prendere in considerazione il rischio di attacchi informatici con la conseguente perdita di informazioni con alto valore economico, o la perdita involontaria di dati, il furto di dati sensibili, etc.”

“Caro Presidente parlare di smart-working è semplicistico- continua la lettera – perché per mettere un lavoratore in condizione di operare efficientemente da casa, cioè in piena sicurezza (dei dati e della proprietà intellettuale) occorre che le aziende abbiano strutturato un sistema informatico in un Cloud sicuro. Oggi tutto il personale che si collega da casa, con connessioni nella maggior  parte dei casi non protette, è potenzialmente oggetto di attacchi di hacker che potrebbero violare segreti aziendali e entrare in possesso di brevetti. Ugualmente la maggior parte del personale ignora le minime procedure di protezione dei dati e delle informazioni.
Il nostro sistema economico e produttivo e le nostre Pmi sono minacciati a favore di mercati esteri.
Già oggi l’Italia si colloca dopo tutti i Paesi del G7 nell’International Property Rights Index 2019, l’Indice Internazionale sulla tutela dei Diritti di Proprietà.”

Per Competere la proprietà intellettuale include anche il patrimonio di informazione che nell’economia attuale rappresenta un vantaggio competitivo. Perderla o farsela sottrarre sarebbe un ulteriore danno per il nostro paese. Così come l’Italia è uno dei paesi con la più elevata perdita di informazioni sensibili ad alto valore economico a causa di furti premeditati – anche dall’estero – e di incompetenza da parte del personale.
Competere.EU   è il partner italiano nella realizzazione dell’Indice che misura come viene tutelata la proprietà in oltre 129 Paesi, rappresentanti il 98 per cento del PIL mondiale ed il 93 per cento della popolazione.
“Quello che si sarebbe potuto fare in molti anni va – incredibilmente – realizzato in poche settimane sennonché giorni – concludono Paganini e Race. Occorre perciò predisporre degli incentivi ma anche veicolare delle linee guida. La missione è difficile ma va perseguita. Non ci sono altre strade.”

Competere.EU (www.competere.eu)
Competere è un think tank indipendente nato per elaborare e implementare politiche per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile ed essere di supporto alla politica, alle istituzioni e alle imprese nel favorire l’innovazione sociale e dei processi economici e il confronto tra idee.
Il team di Competere è composto da esperti, accademici, professionisti di riconosciuta esperienza nazionale e internazionale, ma soprattutto da persone, curiose, creative e intraprendenti che analizzano la realtà in continuo cambiamento e propongono soluzioni sostenibili.
Presidente del think tank è il docente di Business Administration alla John Cabot University Pietro Paganini mentre il Segretario Generale è il consulente di corporate strategy e comunicazione strategica Roberto Race. Il Direttore Generale è Giacomo Bandini.


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