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Coronavirus, l’annuncio del premier Conte: «Chiusura delle attività commerciali ad esclusione di farmacie e alimentari»

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Ulteriori misure per contenere il Coronavirus, ma non una vera e propria serrata. Resterebbero infatti aperti i servizi di pubblica utilità, le edicole, tabacchi, i negozi di generi alimentari naturalmente, le imprese – con attività sospesa o limitata in base a un accordo raggiunto con Confindustria Lombardia – e i trasporti pubblici che restano su strada. Chiuderebbero i centri commerciali, i negozi, bar, pub, ristoranti, sospesi i servizi di mensa sia nelle strutture pubbliche che private. Resta comunque garantito lo svolgimento dei servizi pubblici essenziali, tra cui i trasporti, i servizi di pubblica utilità, i servizi bancari, postali, finanziari, assicurativi e tutte le attività necessarie per il corretto funzionamento dei settori ancora rimasti in attività. Per quanto riguarda le attività produttive e le attività professionali, invece, il premier ha ribadito che “va incentivata il più possibile la modalità di lavoro agile e vanno incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti”. Industrie e fabbriche potranno continuare a svolgere le loro attività produttive a condizione che assumano protocolli di sicurezza adeguati a proteggere i propri lavoratori, al fine di evitare il contagio. Dovranno invece chiudere i reparti aziendali non strettamente indispensabili per la produzione industriale.

«Gli altri Paesi ci stanno guardando – dice il premier -, perché stiamo reagendo con maggior forza al virus. Al primo posto c’è la salute degli italiani. Restano garantiti i trasporti», annuncia il premier, dicendo poi che «Domenico Arcuri sarà il nuovo commissario delegato, con ampi poteri di deroga». «Nominerò un commissario che avrà ampi poteri di deroga e lavorerà per rafforzare la distribuzione» di strumenti sanitari. «Potrà impiantare nuovi stabilimenti», annuncia Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

Dichiarazione del Presidente Vincenzo De Luca:

Necessarie e condivisibili le misure restrittive del Governo. Necessario e decisivo il senso di responsabilità di ogni cittadino italiano.
Due osservazioni. Decreti e ordinanze sono efficaci se c’è chi le fa rispettare rigorosamente al di là del senso di responsabilità di ogni singolo cittadino. È assolutamente necessario un impegno straordinario, chiaro ed esplicito, di tutte le Forze dell’Ordine e anche delle Forze Armate per garantire che concretamente le decisioni siano rispettate e per sanzionare concretamente i contravventori.
La Campania ha una diversa posizione riguardo le consegne domiciliari, che possono essere strumenti di diffusione del contagio. Nessuna mezza misura.
I casi dei singoli cittadini devono essere affrontati dai servizi sociali e dai piani sociali di zona.
Bene la nomina di Arcuri. La centralizzazione e l’accelerazione nelle forniture mediche è indispensabile”.

Domenico Arcuri
Domenico Arcuri

CHI È ARCURI

Classe 1963, calabrese, Arcuri ha studiato economia all’università Luiss di Roma e ha iniziato a lavorare proprio all’Iri che dal 1933 al 2002 è stato il simbolo dell’interventismo statale nel nostro Paese. Nel 1992 è andato in Pars, joint venture Arthur Andersen e GEC, di cui è stato amministratore delegato e nel 2001 è stato partner responsabile italiano “Telco, Media e Technology” di Arthur Andersen. Nel 2004 ha poi ricoperto lo stesso ruolo in Deloitte Consulting e in seguito è passato appunto in Invitalia dove – come precisa il sito dell’agenzia – “su mandato del Governo ha elaborato e realizzato, tra l’altro, il piano di riorganizzazione e rilancio dell’azienda, che oggi gestisce tutte le misure agevolative per le imprese, compresi i nuovi incentivi Smart&Start Italia e il Fondo Italia Venture I per le startup innovative”. Arcuri collabora anche con vari atenei (Bocconi, Federico II e Luiss) ed è editorialista su diversi quotidiani nazionali con articoli sullo sviluppo del Mezzogiorno.
Solo qualche giorno fa, alla presentazione del Rapporto Svimez 2019, il manager è intervenuto nuovamente sulla questione: “Non esiste una questione meridionale ma una questione nazionale che deve considerare prioritarie le politiche per il Sud. Il Sud può ripartire”.

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