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‘Corro da te’, Pierfrancesco Favino al cinema: “Il film rivela il buono delle persone e racconta la disabilità di cui non dobbiamo avere paura”

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Napoli, 20 mar. – La grandezza di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di riconoscersi in un’anima al di là delle apparenze. ‘Corro da te’, l’ultimo film di Pierfrancesco Favino, regala sorrisi ma soprattutto carezze alla nostra umanità che vibra di fronte alla pura e intera bellezza.

Nella pellicola del regista Riccardo Milani, amore e disabilità si intrecciano con umorismo intelligente, sostenuto da una realtà sociale scandagliata con verità.

Il film proiettato nelle sale italiane racconta la storia di un uomo cinico guidato dal destino alla scoperta di una sensibilità che pensava non avesse. La leggerezza di affrontare continui rapporti con le donne, mentendo sempre, viene surclassata dall’amore per la vita, dall’importanza data ai veri amici e ai reali sentimenti che non conoscono limite se ci si accosta ad essi abbracciandoli con gli occhi del cuore.

Oltre il pregiudizio ‘Corro da te’ è la commedia brillantemente interpretata da Miriam Leone, Piera degli Esposti (di cui si serba un caro ricordo dopo la scomparsa), Michele Placido (Guest star del girato) e lo stesso Favino, che così ci racconta il senso del film insieme a Riccardo Milani.

Riccardo, il film da lei girato è stato una scommessa. Perché?

Volevo parlare della disabilità, un tema importante, riuscendo a sdrammatizzare i preconcetti, le difficoltà del quotidiano. Per questo il fatto di riuscire a far ridere il pubblico, pur emozionandolo, mi fa piacere. Stiamo girando l’Italia con le presentazioni del film e spesso è capitato che ci mimetizzassimo per vedere la reazione degli spettatori. È bello sentirli ridere di gusto! Perché la commedia si compia é necessario creare qualche contrasto; per questo ho scelto di individuare due personaggi distanti come quello interpretato da Miriam e Pierfrancesco. Lei concentra tutto il meglio di sé nelle sue passioni, ha tanta vitalità, mentre lui fa convogliare il peggio possibile sulla sua vita.

Pierfrancesco, lei in questo film fa ridere tanto, ma tocca anche il tema della disabilità. Cosa le ha lasciato questa interpretazione?

Corro da te’ mi ha dato l’opportunità di interpretare un ruolo particolare: quello di un uomo che è in realtà un narcisista ricco, un personaggio tipico degli anni ’60 per dirla tutta, che per caso incontra una donna disabile che gli cambierà la vita. Diciamo che per lui la via di Damasco è impervia, ma il film racconta il buono delle persone, è una pellicola che ti fa stare al caldo e che vale la pena vedere. Quanto alla disabilità ho un contatto diretto con essa da un po’ di tempo. Ho avuto modo di confrontarmi con il tema tramite le attività di volontariato che ho fatto (così come Miriam è molto impegnata nel sociale e sa cosa vuol dire guardare in faccia alle difficoltà). Ricordo un momento specifico della prima volta in cui facendo volontariato e ho incontrato un ragazzo disabile. Lui mi guardò e mi disse: “Lo hai notato, sono handicappato, perciò chiamami così”. Questa cosa mi spiazzò e mi ha dato il desiderio di voler normalizzare la disabilità. Non dobbiamo aver paura di essa, perchè è una condizione e le persone disabili non hanno colpa nè merito, nel senso che come tutti noi hanno pregi e difetti che vanno osservati nello specchio.

Nella pellicola il binomio sport e disabilità è percepibile. Lei ama lo sport; a tal proposito cosa sente di commentare?

La protagonista è una ragazza che si avvicina alla sua corporeità, all’accettazione dei suoi sentimenti e al superamento dei suoi limiti, grazie allo sport. Io sono un appassionato di sport nel senso che mi fa stare bene praticarlo, ma questo fa capire che quando guardiamo le sfide vinte di Bebe Vio ad esempio, noi vediamo la grandezza del superamento dei limiti e la forza che lo sport riesce a dare. Quando rifletto su questo, penso alla parola normodotati che non mi piace affatto. Cos’è la normalità? Nel film abbiamo cercato di rendere visibile la grandezza di ciò che all’apparenza sembra complicato. Non c’è normalità, ma solo specialità in ogni individualità.

Anche questo film è fortunato. Dipende dalla sua presenza o da altri fattori questa coincidenza?

Certo sono stato fortunato ad interpretare film riusciti; non è detto che un buon attore faccia un bel film; io scelgo bene i copioni che di pancia mi fanno restare fermo su una sedia a leggerli. Per questo anche un film che sembrerebbe a me inadatto, se mi avvince lo giro. Quanto al mio lavoro, oggi faccio quello che ho sempre desiderato, se pensate che fin da piccolo sono sempre stato propenso alla battuta, facevo le imitazioni dei professori; facevo e faccio divertire gli amici…insomma ero e sono un comico nato, portato per le commedie. Poi ho frequentato l’Accademia ed il tempo mi ha permesso di affinare le mie competenze.

Quando ha capito che ce l’avrebbe fatta nel cinema?

La prima volta che ho avuto questa consapevolezza è stato nel 2002 con il film El Alamein – La linea del fuoco. Lì ho dato tutto me stesso per interpretare un uomo che amavo come protagonista e che davvero volevo salvare dal destino interpretato nella pellicola. Ho alta stima per il mio mestiere e mi impegno per onorarlo. Ho ricevuto anche tanti ‘no’ in questo lavoro, ho desiderato interpretare ruoli che non mi sono stati assegnati, nonostante il mio curriculum, ma questo non mi ha mai fatto mollare e mi ha portato con stima ad osservare anche i miei colleghi.

Il suo personaggio ha a che fare con tante bugie. Ha mai mentito per amore?

E’ la domanda che rivolgo ad ogni presentazione del film alle coppie in sala, proprio per testare il rapporto bugia-amore. In tanti sono imbarazzati nell’esprimersi e questo la dice lunga. Io, come ho già dichiarato, per sedurre in passato qualche bugia l’ho detta, come ogni uomo credo, almeno per fare bella figura all’inizio.

Perchè consigliare agli spettatori di andare al cinema a guardare ‘Corro da te’?

Perchè rideranno tanto (è una gioia vedere le sale piene e risentire le risate della gente in un luogo a lungo abbandonato causa pandemia), e perchè affronta un tema a cui ciascuno potrà accostarsi con intelligenza. In più stiamo incontrando il pubblico da vicino, lo guardiamo negli occhi nelle varie presentazioni ed è una gioia immensa poter immortalare anche con una foto questi momenti. Una cosa però voglio dirvela: “Chiudete gli occhi quando sentite le risate degli altri guardando il film e pensate a quello che ci è mancato negli ultimi due anni, perchè questo luogo – il cinema – non si può sostituire”.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.