Da contrabbandiere con Sorrentino a Tonino, il maestro pizzaiolo che insegna una strada diversa ai detenuti dell’Ipm: ecco Biagio Manna
Biagio Manna, nato e cresciuto ai Quartieri Spagnoli, illuminato dalle luci della ribalta grazie ad Armando, contrabbandiere sognatore nel film “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, candidato all’Oscar come miglior film straniero.
“Armando è un ragazzo vittima dei suoi sogni”, spiegava Biagio Manna, perché “i sogni bisogna dosarli e capire quali sono le illusioni che il sogno spesso ti dà, anche se è paradossale”.
Poi un ruolo piccolo, ma significativo, ne “La vita bugiarda degli adulti” di Edoardo De Angelis, prima di arrivare sul set di Mare Fuori, per la regia di Ivan Silvestrini, dove Biagio Manna è Tonino, è un maestro pizzaiolo che è passato anche lui per lo stesso istituto dei ragazzi, l’IPM, e che, dopo una serie di drammatiche circostanze, è riuscito a risalire dal fondo, diventando un esempio per i detenuti.
Biagio Manna aveva cominciato a fare teatro di strada proprio ai Quartieri Spagnoli, mettendo dei teli sotto ad un palazzo, in prossimità di alcune travi, raccontando storielle ai bambini del quartiere che ricambiavano con gazzose, caramelle, pizze fritte e qualche spicciolo. Si andava avanti così, con l’arte di arrangiarsi, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo: diventare un attore.
“Ho fatto il lavapiatti, il volantinaggio, il cameriere, il portagente nei ristoranti, qualcuno lo chiama il ‘buttadentro’. Poi – racconta Manna – ho fatto le pizzerie. E la cosa più bella è che sono dovuto rientrare in pizzeria, questa volta proprio per imparare a lavorare la pasta della pizza e rendere al meglio il mio personaggio. Ho osservato molto, ho imparato tanto”.
Biagio Manna è cresciuto guardando le commedie di De Filippo e con le macchiette di Nino Taranto. “Sono queste le personalità che mi hanno fatto affacciare alla recitazione. Da ragazzino – spiega – lavoravo tantissimo per pagarmi i biglietti a teatro di Vincenzo Salemme e mi sembrava di respirare l’essenza di quello che da piccolo rivedevo in Eduardo”.
Il tutto senza mai dimenticare la passione per la scrittura che l’ha portato a girare il suo primo cortometraggio “Vincenza Birillo” che lo vede in veste di autore e regista.
Una storia di sacrifici, umiltà, ma soprattutto voglia di arrivare e sfruttare tutte le occasioni che la vita ti mette davanti.
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