Da Eduardo a De Angelis con ‘Natale in casa Cupiello’: riproporre il teatro fa bene al teatro
Napoli, 23 dic. – La complessa genesi della commedia che portò Eduardo stesso ad affermare che essa era nata come un “parto trigemino con una gravidanza di quattro anni”, approda in tv trasposta in versione cinematografica con regia di Edoardo De Angelis e interpretazione di Marina Confalone e Sergio Castellitto nei personaggi di Concetta e Lucariello.
Ottantanove anni dopo la prima rappresentazione, torna a far parlare di sé la commedia di Natale per eccellenza.
‘Natale in casa Cupiello’ ribadisce la volontà di costruire un’altra realtà in un momento che avvertiamo distante da noi. É il presepe ad essere simbolo di questo rinnovamento che guarda all’antico per riedificare il presente.
La triade sacra della famiglia di Betlemme, ideale, pura, rassicurante, benedetta dai pastori del presepe, si confronta con la complessità della famiglia di oggi, fatta di schegge impazzite in un universo di cartapesta.
Ora che il COVID ci vuole lontani, la penna di Eduardo ci avvicina al valore della condivisione, anche quella forzata, a cui prima guardavamo con diffidenza.
Castellitto per quanto cerchi di onorare il canovaccio del grande drammaturgo napoletano, risulta nel suo linguaggio antitetico al Lucariello eduardiano, nell’espressione e nel colore dato al personaggio che a tratti appare privo della poesia contemplativa della parola che onora le immagini, i gesti e i valori.
Marina Confalone, al contrario, da brava napoletana ed attrice teatrale di provata esperienza, dona a Concetta lo spirito giusto, tratteggiato da De Filippo. Lei che ha consumato le tavole del palcoscenico, che le ha calcate per la prima volta nella sua carriera proprio con Eduardo, non manomette il ruolo di Concetta, ma lo onora con la sua espressività contemplativa, materna, tipicamente identificativa della donna partenopea.
Adriano Pantaleo é un Tommasino più assertivo, meno stralunato del personaggio che fu interpretato da Luca De Filippo. È l’immagine dei giovani moderni, consapevoli di ciò che desiderano e pieni di sogni di gloria, come quello di sfondare a Cinecittà.
De Angelis mescola così vecchio e nuovo in una contaminazione di interpretazioni che slittano sul piano temporale in modo silenzioso, ma evidente.
Pina Turco è infatti una femme fatale nel portamento, ma carica di disperazione dentro; un po’ isterica, un po’ volitiva, in bilico tra volere e dovere.
E poi c’è Napoli con il suo spirito e non viene collocata pienamente al centro della trasposizione cinematografica, come invece ci si aspetterebbe.
La lingua napoletana non è anima delle battute riproposte, ma una traccia flebile in una messa in scena televisiva.
L’eccessiva disperazione di alcune battute spoetizza il flusso di coscienza implicito dei diversi personaggi, che è poi la rara bellezza conquistata da Eduardo con la sua scrittura.
A riequilibrarne la presenza è lo stesso presepe con i suoi pastori, raccontato in tutti i suoi accorgimenti creativi messi a punto da Lucariello.
Dove giustamente c’è qualche mancanza nella rilettura del ‘Natale in casa Cupiello’ di De Angelis, interviene la forza del magnifico testo scritto da De Filippo, pronta a vestire col manto dell’intensità, gli ultimi quadri scenici in cui la famiglia acquista il suo pieno valore. Betlemme arriva a Napoli in una mangiatoia moderna e ricorda all’uomo che la condivisione, lo stare vicini è la vera sintesi del mistero del Natale che unisce e riunisce in un momento delicato come il nostro.
Coraggioso il tentativo di De Angelis di omaggiare il nostro Eduardo, senza copiarlo, ma raccontandolo a modo proprio, riportando in tv un classico teatrale che ora parla anche alle nuove generazioni.
D’altronde riproporre in tv testi teatrali fa bene al teatro, in un momento in cui gioco forza i teatri sono tutti chiusi ed occorre divulgare a pieni polmoni un’arte che merita di essere celebrata e rispettata.
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