Da Gianni Rock a Massimo Ranieri, ‘Tutti i sogni ancora in volo’ di un artista da 50 anni sulla cresta dell’onda
Ha sempre cantato l’amore e lo ha fatto egregiamente; ha calcato palcoscenici teatrali e set cinematografici e televisivi, guadagnandosi il gradimento del pubblico. Ha compiuto 50 anni di carriera Massimo Ranieri,napoletano doc, canta-attore per fortuna e virtù; ed ha scelto di festeggiarlo con un nuovo spettacolo intitolato ‘Tutti i sogni ancora in volo’.
Al Teatro Augusteo di Napoli l’artista ha chiuso domenica 5 novembre, il suo tour dedicato ai concittadini del luogo in cui è nato: Santa Lucia. Lo ha fatto ripartendo dalla musica, dopo la fortunata serie in otto episodi, trasmessa su Canale 5, ‘La voce che hai dentro’.
Vero fuoriclasse per tutti gli addetti ai lavori, Ranieri ha alternato monologhi e canzoni nella recente edizione di ‘Tutti i sogni ancora in volo’. Questa volta però, non ha semplicemente raccontato al pubblico la storia della sua vita, come accaduto nei precedenti tour, ma ha dedicato dei bellissimi monologhi all’amore, ai sogni e alla necessità della condivisione, dando alla sua performance grande profondità.
Oltre ai classici cavalli di battaglia della canzone napoletana e dei brani che lo hanno reso Ranieri nel vero senso della parola, come Perdere l’amore, Vent’anni, Rose Rosse, l’Istrione, Massimo ha cantato testi più recenti, tratti di vere e proprie poesie d’autore.
“Tutti i sogni ancora in volo, prima di essere il titolo di questo spettacolo è la frase di una mia canzone, probabilmente la più bella che ho cantato, sicuramente la più famosa – dice Ranieri ad esordio spettacolo – ma per me questa frase è molto di più…è un modo di vivere. Per quanto mi riguarda i sogni devono continuare a volare sempre. Eppure, quando sono nato tutto ciò mi è stato proibito: famiglia numerosa, pochi mezzi, come vi ho raccontato tante volte. Però una volta mi sono detto ‘Mò basta, me so’ scucciato. Adesso voglio sognare anche io…tutto sommato è gratis; me lo posso pure permettere e da allora è passato tanto tempo, non solo ho imparato a sognare, ma continuo a farlo ancora oggi. Mai smettere di sognare!“
Dei suoi esordi, di cui fa sentire un audio inedito da ragazzino, Ranieri parla con tenerezza, soprattutto del primo nome d’arte affibbiatogli: Gianni Rock. “Mai cantato un brano rock – sottolinea il cantante– soprattutto quando la gente veniva a sentirmi alle feste di piazza, convinta di vedere un altro Elvis Presley, Mick Jagger ed invece arrivavo io, magro magro, sicc’ sicc’, avevo 12 anni e cantavo una canzone dal titolo ‘Preghiera’, sulla storia di un bambino che prega il Signore di far tornare in sogno sua mamma che era appena volata in cielo. Superata questa fase dovevo assolutamente trovare un altro nome d’arte e così un giorno, negli studi della mia ex casa discografica a Roma, si riunirono un po’ di dirigenti e qualcuno la buttò sul cognome Ranieri come il principe di Monaco. Mancava solo il nome. Dopo le proposte discutibili di Pasquale, Alfio, Peppino, uno nel silenzio più totale si alzò e pronunciò Massimo Ranieri. Venne spontaneo un applauso. Lo avevamo trovato…era lui, no ero io!”
Acrobatico quanto basta, nella sua lunga carrellata di canzoni, Massimo intona l’ultimo brano presentato a Sanremo nel 2022, ‘Lettera di là dal mare’, sul tema dell’immigrazione ed inizia a parlare di speranza. L’artista entusiasma il suo nutrito pubblico che fa la corsa al botteghino per accaparrarsi a Napoli un biglietto del suo spettacolo. Peccato lo abbia deluso a fine serata di ogni esibizione all’Augusteo, quando, a tutti i convenuti, provenienti a frotte anche dal sud Italia, come la Sicilia, ha concesso un fare poco cordiale, snobbando coloro che lo attendevano all’uscita del teatro. In questo il mito Ranieri ha peccato un po’ di mancanza di empatia, lasciando l’amaro in bocca a fan composti che certamente non erano migliaia ad attenderlo, ma poche decine desiderose solo di mostrargli civile ammirazione.
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