Dall’Intelligenza artificiale alla tecno spiritualità
di Antonio del Mese.
L’Intelligenza Artificiale si sta diffondendo sempre di più, genera contenuti di qualità ma conosce solo il passato, non può prevedere il futuro e, di fronte a un dubbio, non decide.
L’IA utilizza ChatGPT, un software progettato dalla nota organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale OpenAI, per simulare una conversazione con un essere umano.
L’utilizzo dell’IA nella società è un tema complesso ed estremamente delicato, affrontato da tempo a livello europeo e internazionale: speriamo che la politica intervenga seriamente per regolamentare il suo utilizzo e garantire che il progresso tecnologico avvenga in sicurezza.
Si pensi al settore sanitario: un recente ricerca ha verificato le risposte che un sistema di AI ha fornito, al posto di un medico, alle mail dei pazienti. Ebbene, su 25 quesiti l’AI ha risposto in maniera idonea 21 volte, con 4 errori. Le cause? In un caso l’AI non conosceva uno degli ultimi farmaci introdotti nel mercato, poiché la sua banca dati non era aggiornata alle scoperte più recenti. Le altre due risposte errate riguardavano l’attività fisica per un paziente cardiopatico. L’AI infatti non distingueva la camminata a passo svelto (consigliata) dal sollevamento pesi. Infine, l’ultima risposta errata riguardava una colesterolemia. L’AI ha risposto senza tener presente tutte le variabili personali, dalla dieta alla genetica.
Questa la vera sfida.
L’essere umano possiede un corpo, e quindi ha sensazioni, emozioni, intenzioni.
L’AI riuscirà a soppiantare la creatività e l’originalità del pensiero umano? E noi esseri umani siamo ancora disposti ad analizzare, studiare, interpretare i fenomeni prendendo le giuste distanze dal passivo utilizzo della tecnologia?
Per tanto tempo si è sostenuto che il computer, come internet, non sono una macchina intelligente o un luogo virtuoso che aiutano le persone stupide, ma l’esatto contrario: funzionano solo nelle mani delle persone intelligenti.
Ma cosa accade se il software intelligente impara che può falsificare la verità, a insaputa delle persone (intelligenti) che lo usano?
Eco smascherava già nel 1969 il falso mito dell’obiettività dei giornali, e scriveva che “in una società in cui le parole sono usate anzitutto nel loro valore emotivo, gli uomini non sono liberi”.
Proprio così.
Dell’intelligenza artificiale, contrariamente a quanto può pensarsi, non ne possiamo fare a meno: essa potrà migliorare l’assistenza sanitaria, il settore dell’automotive e rendere più sicuri i sistemi di trasporto e fornire prodotti e servizi su misura, più economici e più resistenti.
Può facilitare l’accesso all’informazione, all’istruzione e alla formazione.
L’IA aiuta a rendere il posto di lavoro più sicuro, perché il lavoro più pericoloso può essere demandato ai robot, e offrire nuovi posti di lavoro grazie alla crescita delle industrie dell’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale può consentire lo sviluppo di una nuova generazione di prodotti e servizi, anche in settori in cui le aziende europee sono già in una posizione di forza come l’economia circolare, l’agricoltura, la sanità, la moda e il turismo. Può infatti offrire percorsi di vendita più fluidi e ottimizzati, migliorare la manutenzione dei macchinari, aumentare sia la produzione che la qualità, migliorare il servizio al cliente e risparmiare energia.
Da uno studio del Parlamento Europe si è stimato, grazie all’IA, un aumento della produttività del lavoro, entro il 2035, dal 17 al 37% e il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo, con una riduzione dall’1,5 al 4% delle emissioni globali di gas serra entro il 2030.
Di contro va detto che l’utilizzo dell’IA potrebbe portare alla scomparsa di molti posti di lavoro. Anche se ne verranno creati altri e migliori, è cruciale che ci sia l’adeguata formazione affinché i disoccupati possano accedervi e affinché ci sia una forza lavoro qualificata a lungo termine. Sempre secondo uno studio del Parlamento Europeo è emerso che il 14% dei posti di lavoro nei paesi dell’OCSE sono automatizzabili. Un altro 32% dovrebbe affrontare cambiamenti sostanziali.
A questo punto, potrebbe sostenersi che l’IA salverà il pianeta.
Un nuovo approccio verso i “tecno-culti”, già diffusi nel mondo, che ci invitano a riflettere non soltanto sull’evoluzione della spiritualità, ma anche sulla necessità di ricorrere ad un aiuto per indirizzare l’umanità verso un futuro migliore.
Una missione ardua, che il genere umano sembrerebbe non essere in grado di portare a termine da solo.
Uno spunto per la fiction “Che Dio ci aiuti”, da poco riconfermata dalla RAI nella sua ottava edizione.
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