Dazi Usa, Panetta: “Danneggiano anche chi li avvia, effetti maggiori su Germania e Italia”
(Adnkronos) – "L’esperienza storica mostra che le guerre commerciali danneggiano la crescita, anche nei Paesi che le avviano" ed è quindi possibile "che l’amministrazione statunitense stia utilizzando gli annunci sui dazi come leva negoziale per ridefinire i rapporti economici e politici con altre aree del mondo". E' quanto sostiene il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento al 31° Congresso annuale di Assiom Forex, che si svolge a Torino. "Tuttavia, in un contesto già segnato da tensioni geopolitiche, commerciali e belliche – indica però il governatore – questa strategia potrebbe sfuggire al controllo, generando effetti ben oltre quelli desiderati, aggravando i dissidi esistenti e aprendo nuove fratture. Soluzioni negoziali basate sulla cooperazione non solo rappresentano un’alternativa preferibile, ma sono necessarie per evitare una spirale di conflitti che minaccerebbe la stabilità globale", dice il governatore. Quanto agli effetti, "se i dazi annunciati in fase pre-elettorale" dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump "fossero attuati e accompagnati da misure di ritorsione, la crescita del Pil globale si ridurrebbe di 1,5 punti percentuali. Per l’economia statunitense l’impatto supererebbe i 2 punti. Per l’area dell’euro le conseguenze sarebbero più contenute, intorno a mezzo punto percentuale, con effetti maggiori per Germania e Italia, data la rilevanza dei loro scambi con gli Stati Uniti". "Nella fase iniziale questi impatti negativi potrebbero essere amplificati dall’aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali, già evidente nelle ultime settimane", aggiunge Panetta. Mentre "un aumento dei dazi statunitensi sulle esportazioni europee non avrebbe presumibilmente effetti significativi sull’inflazione". "I dazi – spiega infatti – potrebbero generare pressioni al rialzo legate a un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e a eventuali misure di ritorsione da parte della Ue. Tuttavia, questi effetti verrebbero compensati da un rallentamento dell’economia globale e dal dirottamento verso i mercati europei delle merci cinesi colpite da dazi elevati. Secondo nostre stime, l’effetto netto dei dazi sull’inflazione sarebbe perciò contenuto, se non leggermente negativo", indica ancora Panetta che avverte: "I rischi più insidiosi per l’inflazione provengono dai mercati energetici, che stanno registrando una forte volatilità e un aumento dei prezzi, in particolare del gas. Nel breve termine questi andamenti potrebbero rendere più variabile il percorso dell’inflazione. Gli sviluppi futuri andranno monitorati con attenzione, anche se nel medio periodo il rallentamento della domanda mondiale potrebbe contenere le pressioni sui prezzi", dice il governatore della Banca d'Italia. Parlando di crescita, Panetta spiega che negli ultimi trimestri quella "economica italiana si è affievolita, anche a causa del difficile contesto internazionale e degli effetti della stretta monetaria" e "di fatto, attraverso il commercio internazionale le difficoltà dell’economia tedesca si stanno trasmettendo a quella italiana". "Nel complesso del 2024 – ricorda – il Pil è aumentato dello 0,5%, di circa 2 decimi in più senza la correzione per il maggior numero di giornate lavorative, ma la crescita si è arrestata nel secondo semestre. Secondo le nostre previsioni, nei prossimi mesi il prodotto tornerà a espandersi". "La riduzione dei tassi di interesse, gli alti livelli di occupazione e la ripresa della domanda estera sosterrebbero i consumi e le esportazioni, favorendo nel contempo l’accumulazione di capitale da parte delle imprese", dice ancora Panetta. Capitolo banche. "L'esito delle operazioni" di concentrazione che "coinvolgono banche di varie dimensioni, compagnie assicurative, società di gestione del risparmio e intermediari esteri" è "affidato alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti", afferma il governatore della Banca d'Italia, ricordando come "i procedimenti autorizzativi coinvolgono la Banca d’Italia sia in autonomia sia in collaborazione con diverse autorità nazionali ed europee. L’iter si avvia dopo la notifica delle operazioni da parte dei soggetti promotori, che non sono tenuti a informare preventivamente le autorità. La Vigilanza verifica la conformità alle normative italiane ed europee, valutando la capacità di ciascuna operazione di dar vita a intermediari solidi, efficienti e capaci di operare secondo principi di sana e prudente gestione al servizio dell’economia reale e senza compromettere la stabilità finanziaria", spiega ancora Panetta. Le operazioni di concentrazione che stanno interessando il comparto bancario italiano, osserva, "sono favorite in primo luogo dall’abbondanza di capitale in eccesso nel settore" e "ridurrebbero il divario dimensionale tra i principali intermediari italiani e i concorrenti europei". "In Italia – ricorda – il valore medio dell’attivo delle prime cinque banche è quattro volte inferiore rispetto a quello delle banche francesi e una volta e mezza più basso di quello degli intermediari spagnoli e tedeschi. Sebbene in generale nel settore bancario le grandi dimensioni comportino sia vantaggi sia alcune criticità ben note, queste operazioni possono essere inquadrate in una prospettiva di integrazione e consolidamento del mercato europeo", afferma il governatore. Nel suo intervento Panetta parla anche di criptovalute. "I rischi legati alle criptoattività non derivano soltanto dalle divergenze normative. Non si può escludere che una o più criptoattività, incluse quelle con caratteristiche di moneta elettronica, vengano emesse da giganti tecnologici e inizino a diffondersi in Europa. Se questi mezzi di pagamento privati, facilmente integrabili in piattaforme commerciali con miliardi di utenti, dovessero diffondersi ampiamente, le conseguenze potrebbero essere rilevanti", dice il governatore della Banca d'Italia. "Le banche commerciali – prosegue – rischierebbero di perdere una parte importante delle loro funzioni. Nel dibattito pubblico si sostiene a volte che l’introduzione dell’euro digitale comporterebbe questo rischio, ignorando che la vera minaccia proviene dalle criptoattività, per le quali, a differenza dell’euro digitale, non sono previsti limiti alla detenzione da parte dei risparmiatori". "Inoltre le banche centrali, responsabili del buon funzionamento del sistema dei pagamenti, si troverebbero a operare in un contesto in cui pochi soggetti privati, magari esteri, avrebbero un ruolo così rilevante da compromettere la stabilità del sistema in caso di incidenti. I rischi per il sistema dei pagamenti e i mercati finanziari sarebbero dunque considerevoli", dice ancora Panetta. —[email protected] (Web Info)
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