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Demolita la Juve in una serata memorabile. Sognare ora non è più un diritto ma diventa anche un dovere

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di Luca Muratgia.

Serata indimenticabile al Maradona con un Napoli tracimante che stordisce una Juventus divenuta improvvisamente piccola piccola al cospetto di una squadra favolosa, una macchina semi perfetta capace di rendere felice una città, un popolo troppo assuefatto alle delusioni. Nessuno, anche tra i tifosi più ottimisti, avrebbe immaginato un epilogo simile. La partita era stata preceduta da un’attesa spasmodica con una fiumana di parole, pareri e polemiche, alimentate più o meno ad arte, tendenti a creare una considerevole pressione sulla squadra e sull’ambiente. Del resto, le preoccupazioni della vigilia, non apparivano del tutto infondate, con una Juve che si presentava al Maradona forte di otto vittorie consecutive, tra l’altro senza subire gol, e con la migliore difesa del campionato, appena 7 reti subite in 17 giornate; inoltre anche il Napoli non appariva più la squadra schiacciasassi ammirata in autunno e la sconfitta contro l’Inter aveva creato delle crepe sulle certezza partenopee, solo parzialmente sanatate dalla discreta prestazione di Marassi dove si erano intravisti dei miglioramenti ma dove le trame lente e poco verticalizzate, sottendevano una condizione fisica ancora deficitaria, soprattutto in alcuni uomini chiave.
Infine la Juventus si presentava a Napoli con un -7 in classifica e un’eventuale vittoria avrebbe addirittura riaperto per lei (e non solo)  scenari inimmaginabili per la lotta scudetto che ad ottobre appariva irrimediabilmente archiviata.
Ieri, in un Maradona commovente per passione e partecipazione, sono stati frugati tutti i dubbi e qualsiasi forma di preoccupazione che pure, inevitabilmente, aleggiava con tinte sinistre già qualche giorno in città.
Già dai primi minuti si è avuta la evidente percezione di una squadra arrembante e desiderosa del risultato mentre i bianconeri, come prevedibile, galleggiavano dietro la linea della palla in attesa di eventuali ripartenze. È proprio al tredicesimo un azione tambureggiante degli azzurri che vede come protagonisti Politano che crossa, Kvaratskhelia che con una spettacolare sforbiciata chiama Szcesny al miracolo e il solito implacabile, spietato e rapace Osimhen che sotto misura, di testa, realizza la rete del vantaggio.
Ancora sull’asse Osimhen Kvaratskhelia viene confezionata la rete del 2-0 con il capocannoniere della serie A che vince il duello con Bremer e serve un cioccolatino al georgiano che spedisce la palla direttamente nell’angolino laddove il portiere polacco non può arrivare. L’esultanza liberatoria di kvara appare emblematica dopo l’infortunio e il periodo di appannamento fisico che ne è conseguito che non gli ha consentito di esprimersi sui livelli degni del suo immenso talento. Il georgiano è tornato a giocare da fenomeno e ieri a più riprese ha fatto la differenza facendo letteralmente impazzire il malcapitato Danilo. A questo punto la Juve ha una reazione importante, da squadra di rango, la quale comunque rimane e, complice alcuni soliti, clamorosi svarioni della difesa azzurra, dapprima coglie la traversa con Di Maria e poi, complici alcuni fortunosi rimpalli, sempre con el Fideo, accorcia le distanze. Ancora una involontaria e sfortunata deviazione di Rahmani chiama Meret alla prodezza salvando il risultato di 2-1 con il quale si chiude la prima frazione di gioco. Nel secondo tempo non c’è partita, i bianconeri dimenticano di scendere in campo e il Napoli fa praticamente quello che vuole. Dapprima Rahmani sugli sviluppi di un calcio d’angolo, con un bel collo piede di prima intenzione scaraventa il rete il pallone del 3-1. Poi tornano sugli scudi i due fuoriclasse del Napoli, dopo un pallone recuperato generosamente da un inesauribile Mario Rui, Kvaratskhelia pennella al centro per Osimhen che si avventa famelicamente di testa realizzando il 4-1. Ma la serataccia per i bianconeri ha in serbo un ulteriore, definitivo dispiacere, il subentrato Elmas, schierato da Spalletti a destra al posto dell’infortunato Politano, converge verso il centro spostandosi la palla sul sinistro e, complice una involontaria deviazione di Alex Sandro, batte per la quinta volta il malcapitato Sczesny. Il tempo che resta è utile esclusivamente per la festa del Maradona brulicante di felicità e di passione, meravigliosa, unica, indimenticabile che resterà scolpita nella memoria dei tifosi azzurri. Ora il traguardo diventa raggiungibile, sognare per i tifosi diventa necessariamente doveroso perché gli uomini di Spalletti sembrano fornire garanzie importanti per mantenere un certo tipo di continuità. Già sabato nel derby contro la salernitana, i partenopei sono chiamati ad un’importante conferma in un incontro che si prospetta tutt’altro che facile.


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