Di Giacomo (S.PP.) – Inaccettabile appello del rapper dal Concertone Primo Maggio a favore dei detenuti
Il rapper napoletano indigna gli agenti di polizia penitenziaria
“L’appello del rapper napoletano dal palcoscenico del Concertone del Primo Maggio contro le discriminazioni nel quale parla dei “detenuti maltrattati nelle carceri” indigna gli agenti di polizia penitenziaria e, sicuramente, i familiari delle vittime dei detenuti che hanno commesso gravi reati”. A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria per il quale “accomunare i lavoratori che subiscono discriminazioni o sono malpagati con detenuti che hanno ucciso, rapinato, rubato, minacciato ed estorto denaro, non può e non deve passare come “licenza musicale e di spettacolo”, nel senso che solo perché si è rapper non può essere consentito di dire e cantare di tutto. Lo stesso cantante ha usato come messaggio etico “siamo tutti uguali sotto il cielo”. Evidentemente non sa che nelle carceri – aggiunge Di Giacomo – ci sono detenuti più deboli che devono subire angherie e i comandi dei più forti e che quelli che subiscono quotidiani “maltrattamenti” sono i circa 2 mila agenti (circa 40 a settimana in questi primi tre mesi del 2024) aggrediti ogni anno dai detenuti. Per questo non è possibile consentire di tutto in nome dello spettacolo. Piuttosto è la campagna contro il personale penitenziario che il servizio pubblico radiotelevisivo non dovrebbe alimentare che continua a dilagare con il risultato di fare una grande e demagogica confusione tra vittime e appartenenti a clan e gruppi della criminalità organizzata. Almeno noi – afferma il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – non permetteremo che si prosegua con questa campagna. In proposito ci saremmo aspettati una qualche reazione da parte dei sindacati confederali di polizia penitenziaria tenuto conto che il Concertone è organizzato e finanziato dai sindacati confederali. Amministrazione Penitenziaria, Parlamento e politica sempre più lontani dalle problematiche di emergenza sulle carceri possono contare anche su questo per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vera emergenza del nostro sistema penitenziario che si scarica interamente sul personale. Invece, l’arresto del rapper Baby Gang che ha pubblicato fotografie su Instagram, ove viene ritratto mentre impugna una pistola che punta verso l’obiettivo, ostentando il braccialetto elettronico dovrebbe insegnare qualcosa”.
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