Di Giacomo (S.PP.) – Le carceri sono state trasformate in ring per incontri di pugilato che alimentano scommesse
Nelle carceri si verificano veri e propri incontri di pugilato sui quali si realizzano scommesse di denaro. Così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo per il quale come nelle trame dei più famosi e noti film americani, siamo alla realtà di match, come si riscontra negli istituti di Roma, Agrigento, con un incremento di casi e una rapida diffusione, alimentati da scommesse controllate da clan della criminalità organizzata. Gli incontri pugilistici – preceduti da vere e proprie lezioni di box ed allenamenti agonistici contrabbandati per attività sociale – sono la riprova che nel carcere l’illegalità non ha più limiti. Ci mancano solo i night club e la prostituzione. E in questo grande ring che è diventato oggi il carcere, agli agenti penitenziari – aggiunge- non può essere scaricato il compito scomodo, che lo Stato non vuole assumere, di fare da arbitri perché come è già accaduto in molti casi i poliziotti che cercano di dividere detenuti e clan in rissa finiscono in ospedale a causa di violenti pugni in faccia. Da una parte, si continua a sottovalutare che le carceri sono state trasformate in “piazze” di spaccio e di affari, al pari (se non peggio) delle più note piazze di Napoli, Milano, Roma, Palermo e, quindi occasioni di risse e violenze tra clan, dall’altra, che il mancato controllo dello Stato ha prodotto un punto di non ritorno. Questo – dice Di Giacomo – con una doppia “beffa” per la giustizia e la sicurezza dei cittadini in quanto mesi se non anni di indagini di magistrati e forze dell’ordine conclusi con l’arresto di criminali sono completamente vanificati da comportamenti degli stessi che continuano a comandare dalla cella. Lo Stato fa da spettatore proprio come accade negli incontri di box o di lotta greco-romana per chi assiste. Ma almeno noi agenti non solo non vogliamo fare gli spettatori quanto piuttosto ci mettiamo la faccia per ricevere pugni e ferite da armi contundenti, rischiando quotidianamente la vita. Temiamo fortemente che in questa situazione senza controllo tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga tra il personale penitenziario ci possa scappare il morto. A pesare sul clima già “surriscaldato” che si è creato negli istituti è l’assenza di provvedimenti con il risultato che il sistema penitenziario italiano è diventato peggiore di quelli di Paesi sudamericani e africani.
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