Diego Armando Maradona è immortale
Arrivò un ragazzo, un fuoriclasse, a Napoli con un contratto miliardario; mio padre e mio nonno furono entusiasti. Anche il loro dentista. Sì, perché mentre curava le carie di mia madre, Paolo (così si chiamava il dentista amico di papà) parlava di Maradona.
Gli anni dal1984 al 1987 li ricordo con i gelati Algida, Dallas e Maradona. Mio padre andò a Milano a guardare Inter – Napoli, tornò con dei regali per me e mio fratello e con il racconto del gol di Maradona a quell’interista di mia madre “A Zenga l’ha guardato negli occhi e gli ha sferrato il gol”.
Diciamo che i discorsi, nelle case di Napoli e provincia, erano più o meno questi. Senza distinzione di classi.
Sì, stiamo piangendo tutti. Anche chi non tifa Napoli.
Maradona è il semidio che ha regalato ai napoletani speranze e ha realizzato sogni.
“Maradona è stato per il calcio quello che Caravaggio è stato per l’arte: inarrivabile”.
Vittorio Sgarbi
Napoli è distrutta, lacerata dal dolore. Nello spazio di un giorno, si ricompone per illuminazioni memoriali la meravigliosa realtà realizzata da Maradona e insieme ritrova smarrita la sua identità.
Il mito, oltre la leggenda. Magico? Perché no.
“Così, improvvisamente. È morto Maradona. Arresto cardiocircolatorio. Il cuore fermo. Un fulmine. Lo sentite che suona male: – È morto Maradona -.
Impossibile. Uno come lui non muore mai. Per Napoli, poi, è come se fosse sempre il 5 luglio 1984 quando Diego Armando Maradona si presentò agli entusiasti napoletani che al San Paolo erano andati in massa, in settantamila solo per vederlo palleggiare. Con il pallone ci faceva veramente tutto”.
Giancristiano Desiderio
Maradona colse, con viva partecipazione, il risvolto concreto della sua scelta di venire a Napoli e lo sottolineava sempre con vigore.
Per questo motivo si impegnò nella corsa verso la meta: vincendo, egli si è reso degno del premio che i napoletani danno a colui che con amore ha sigillato un’appartenenza. Lui appartiene a Napoli come Totò, Eduardo…
“Credo che ci sia qualcosa in questo incontro tra Napoli e Maradona. Effettivamente Maradona ha dato qualcosa di unico alla città, forse in certi momenti l’ha resa felice.”
E ancora Giancristiano Desiderio nella sua intervista al Barbadillo “La storia di Maradona è una storia che ha un elemento calcistico e un forte elemento extracalcistico: non c’è dubbio che l’elemento extracalcistico sia legato a Napoli: se non fosse approdato sotto il Vesuvio, tutta la sua natura vesuviana non avrebbe potuto manifestarsi allo stesso modo altrove”.
Certo, nell’assunzione del tema, nella ricostruzione breve della sua vita da ricordare, altre ragioni, volta a volta diverse, si introducono e si coniugano con il sui amori e umori di fondo, con i suoi gusti, persino con i suoi eccessi che suo malgrado ha contratto nel percorso.
Maradona è immortale, personaggio di prima grandezza sulla scena del nostro tempo, inimitabile con una vita dipanata come un romanzo.
E questa storia dei moralisti, di cui neanche scrivo, che scindono il campione dall’uomo, onestamente sa di inutile e sporca ipocrisia.
“Come sciacalli sui cadaveri, piccoli moralisti si accaniscono su un uomo la cui vita, oltre ogni debolezza, è leggenda.
Perché Maradona era al di sopra del bene e del male”.
Vittorio Sgarbi
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