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Disabilità e Alopecia: continua la battaglia dell’avv. Giovanna Russo, presidente dell’associazione Giuridicamente

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La donna in questione, affetta da alopecia areata dall’età di 3 anni, adesso presidente dell’associazione Giuridicamente, intesa come organizzazione non profit a tutela delle fasce deboli e di tutti coloro che non hanno voce per gridare aiuto e per chiedere supporto nelle istituzioni, da circa un anno porta avanti una battaglia a sostegno del riconoscimento dell’alopecia.

In occasione della giornata internazionale sulla disabilità che ricorrerà domani, 3 dicembre, l’avvocato ci narra che tantissime sono le persone affette da alopecia che non hanno condizioni economiche adeguate per poter acquistare una parrucca.

Frequentemente si legge di avvisi pubblici da parte dei comuni che prevedono l’erogazione di rimborsi a fronte dell’acquisto di parrucche, solo se per esigenze chemioterapiche.

Da ultimo l’avviso pubblico afferente all’ambito 23 che, ad avviso dell’avv. Russo, è lesivo della parità di trattamento, in quanto include un numero esiguo di possibili beneficiarie, oltretutto per un importo del tutto improponibile, visti i costi medi di parrucche (media qualità sul mercato). La lesione si evince, in particolar modo, dal fatto che sono del tutto escluse le donne che, ancorchè affette da alopecia, non siano state sottoposte a trattamenti chemioterapici.

E’ inammissibile ritenere che la perdita dei capelli sia meno grave in alcune situazioni che in altre.

La donna che perde i propri capelli, sia che la perdita sia dipesa da cause chemioterapiche, sia che la perdita sia dipesa da altre circostanze, va analizzata nello stesso ed unico modo, ossia come soggetto che vede denudarsi della sua identità. Le ripercussioni psicologiche nella donna che non può prevedere una tempistica certa per la ricrescita sono devastanti. E, tali ripercussioni sono ancor più gravi quando in famiglia non ci sono condizioni economiche sufficienti e adeguate per acquistare una parrucca. In questo ultimo caso, la donna non vedendosi più bella e non potendosi permettere l’acquisto di una protesi, che le restituirebbe una parvenza di sorriso, tende a chiudersi in sé, si isola e non partecipa più alle attività sociali, raggiungendo a volte fasi vere e proprie di depressione.

Tutto ciò è inaccettabile.

Lo Stato, le Regioni e le Istituzioni tutte devono tutelare queste donne, garantendo loro l’esercizio di un diritto sacrosanto, sancito dalla Costituzione, il diritto alla Salute.

Questo è l’appello dell’avv. Giovanna Russo.

Vi terremo aggiornati.


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