Disordine costituzionale e ‘profezie nefaste’
Lo stato di emergenza finirà il 31 gennaio 2022, ma i cittadini ormai si sono abituati, in maniera mostruosamente malsana, ad obbedire a logiche del tutto surreali. Neanche con il 75%/ di vaccinati riescono a darsi pace. Vogliono un Virus ricattatore ad ogni costo.
“Se anche tutti i pochi non vaccinati si vaccinassero, non usciremmo – per quella che è la logica dello stato d’emergenza del governo e il suo racconto dei fatti – dall’emergenza e dal controllo sociale.
Ecco perché la vera emergenza non è più l’epidemia ma il ritorno all’ordine costituzionale.”
Giancristiano Desiderio, giornalista e scrittore
Infatti…
“La Francia, col 64% di cittadini vaccinati, sta decidendo di togliere ogni restrizione: dalla mascherina al green pass e di ritornare alla vita normale.
Ormai, in Europa, l’Italia concorre solo con la Bielorussia nella continua decretazione di leggi coercitive per i cittadini. Sveglia!”
Gerardo Verolino, giornalista
Diceva un tale “a pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina”…
Finirà così.
Alle prossime elezioni amministrative, benché sia da lunga pezza accreditato della maggioranza (quasi assoluta)dei consensi, il centrodestra perderà in tutte le principali città italiane, confermando due carenze strutturali mai sufficientemente indagate:
1. Totale assenza di personale politico credibile, frutto del servile appiattimento nei confronti del leader, unico interlocutore mediatico e – soprattutto – incontrastato redattore delle liste elettorali, per acquisire la cui benevolenza è necessario qualificarsi come acritici yes men (o women), sempre privi di autonomia di giudizio (e spesso anche della capacità di mettere insieme pranzo e cena ove privati delle prebende politiche) ed indifferibilmente pronti a raccontare una cosa o il suo contrario secondo quanto il capo ritenga funzionale alla raccolta del consenso. Il sostanziale superamento dei partiti, intesi come fucina di formazione, selezione e crescita graduale sul campo, pone oggi anche i più accreditati cartelli elettorali personali (che, questi, non sono più partiti), in condizione di dover pietire la candidatura a sindaco di improbabili ed improvvisati soggetti esterni al sistema, del tutto inadeguati (al netto delle loro qualità personali) alla competizione politica ed elettorale. Addirittura, a Milano, con molta probabilità si perderà al primo turno; e non è impossibile che il candidato, il cui “score” previsionale è assai lontano dalla somma dei pur insufficienti consensi delle liste che lo appoggiano, decida di ritirarsi anzitempo. Rendendo la città di Bossi e Berlusconi, di Formigoni e Albertini, di Moratti e Salvini, il simbolo dell’assoluta inadeguatezza di questa parte a rappresentare le attese della realtà più avanzata della Nazione.
2. Ovunque, la partecipazione elettorale sfonderà i record di astensionismo; e nelle grandi città la gran parte del corpo elettorale sarà espresso da residenti nelle zone centrali e semicentrali. A riprova del fatto che un conto è starnazzare slogan irrealizzabili e programmi puntualmente disattesi ogni volta che si avrebbe l’opportunità di incidere; altro è presentarsi con credibilità agli occhi delle classi dirigenti, ai produttori di reddito e – in estrema sintesi – quelli che decidono. La pauperistica e distruttiva puzza sotto il naso dei maggiori cartelli della coalizione verso chi occupa le stanze dei bottoni, li relegherà alla sterile ricerca del voto di pancia, irrazionale, inconcludente, di corto respiro ed incapace di chiedere immaginare e valutare un progetto di sviluppo della società di medio-lungo periodo.
Finirà così.
Tra pochi mesi Mattarella sarà rieletto (come già fu per Napolitano), così da garantire la longevità del governo Draghi sino a scadenza di legislatura, ed individuare dopo le elezioni del 2023 chi sarà il nuovo inquilino del Quirinale dopo che a Draghi sarà chiesto a gran voce di restare a Palazzo Chigi fino al 2028.
Finirà così.
Nonostante tutti giurino e giureranno il contrario, nelle segrete stanze hanno già trovato l’intesa per creare un sistema elettorale proporzionale con sbarramento alto.
L’interesse dei cartelli esistenti è duplice e convergente: da un lato chi pensa, con il proporzionale, di restare sempre e comunque al governo (anche contando poco, ma assicurandosi qualche sottoscala di potere, magari poco appariscente ma assai remunerativo); dall’altro chi sa di essere destinato all’esclusione dal tavolo di formazione anche dei prossimi governi, ma è soddisfatto dal ruolo di unica voce “contro”, che garantisce visibilità e simpatia, e risparmia il fastidioso impiccio di doverci mettere la faccia mostrando l’inapplicabilità dei propri slogan.
Sarà allora compiuto, anche in Italia, il disegno Le Pen: sempre sulla cresta dell’onda, a volte in testa alla classifica, ma senza alcuna possibilità al mondo di vincere il campionato. Anche perché, ove per ipotesi scolastica se ne verificassero le condizioni, i primi a prenderne le distanze sarebbero gli alleati.
Finirà così
Gli elettori finiranno sempre più per apprezzare la guida di figure, forze e sistemi che non hanno tempo da perdere in noiose vicende elettorali; ed i cartelli, per competersi gli scranni utili solo ed esclusivamente agli occupanti, litigheranno sempre più (per finta) su facezie e fesserie, senza disturbare i manovratori.”
Massimo Corsaro, ex parlamentare della Repubblica
Come finirà? Io e tanti speriamo finirà bene. Soprattutto senza cittadini assuefatti come sudditi incapaci.
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