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Distrazione Champions, il Napoli non sfonda il bunker gialloblù. I numeri non mentono mai e parlano di flessione

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di Luca Muratgia.

Il Napoli non riesce a trovare la vittoria contro il Verona al Maradona in una partita evidentemente una partita evidentemente condizionata dalle sfide ravvicinate di Champions contro il Milan tra andata e ritorno. Inevitabilmente le scelte dell’allenatore di schierare una formazione ampiamente rivisitata sono state figlie di questa situazione. Poi ci sono i numeri, quelli non mentono mai e poco si prestano ad essere manipolati.

E i numeri parlano di un calo, di una evidente, inequivocabile flessione, basti pensare che ieri si è disputata la 30 giornata, di cui 15 partite prima della sosta per il mondiale e 15 dopo la sosta. Ebbene nelle prime 15 partite il Napoli ha totalizzato 41 punti, frutto di 13 vittorie e due pareggi. Nelle successive 15 giornate invece la formazione azzurra ne ha totalizzati 34, frutto di 11 vittorie 3 sconfitte e un pareggio. Se questi 34 punti fossero stati realizzati nelle prime 15 partite, il Napoli avrebbe chiuso il campionato prima della sosta con un solo punto di vantaggio rispetto al Milan, secondo, che a sua volta, chiuse la prima parte della stagione a 33 punti. Inoltre nelle ultime 7 partite tra campionato e coppe il Napoli ha perso tre volte con un pareggio come quello di ieri che sconfitta non è ma che di sconfitta sa. Il fattore Maradona inoltre si sta rivelando problematico, nelle ultime quattro partite interne il Napoli ha vinto una volta, con un pareggio e ben due sconfitte, cinque gol subiti e appena due realizzati. Certo i numeri, una volta snocciolati, possono essere poi motivati, commentati e discussi.

Avrà inciso sicuramente il fattore Champions, che sottrae una immane quantità di energie fisiche e mentali e l’infortunio di Osimhen ma la realtà e che la manovra degli azzurri manca di quella brillantezza, quella velocità ed imprevedibilità che consentivano la creazione di un importante quantità di palle gol, anche quando Osimhen è risultato indisponibile ad ottobre e sempre per un infortunio muscolare. La differenza di peso tra la prima assenza di Osimhen e quella attuale segna proprio l’involuzione della squadra. Un periodo di calo, nell’arco di una stagione tanto impegnativa è sicuramente fisiologico ed inevitabile, peccato che detto calo sia sopraggiunto probabilmente nel momento meno opportuno. Del resto il mese di aprile è risultato sempre particolarmente difficile per il Napoli spallettiano, basti ricordare che appena l’anno scorso, proprio nel mese di aprile, il Napoli compromise irrimediabilmente e definitivamente le proprie chance di aggiudicarsi il titolo con le tre partite (sconfitta in casa contro la Fiorentina, pareggio in casa contro la Roma e sconfitta ad Empoli) ormai conosciute come il momento peggiore nella gestione del tecnico di Certaldo. Dal pomeriggio di ieri, ci sono da segnalare anche degli aspetti molto positivi che, se non altro, alimentano speranze rassicuranti per il futuro. La pace fatta tra la presidenza e il tifo organizzato, con tanto di tweet presidenziale, che consentirà ai partenopei di disputare serenamente questo finale di stagione e di beneficiare del supporto e del calore del tifo organizzato. Altra notizia importante è rappresentata dal pieno recupero di Osimhen che già ieri, nei pochi minuti disputati, ha improvvisamente cambiato volto alla partita colpendo, tra l’altro una clamorosa traversa a pochi minuti dal termine, il recupero del nigeriano in questo momento appare indispensabile perché allo stato, piaccia o meno, il Napoli è Osimhen dipendente. Niente per ora è compromesso ma i margini di errore si riducono sempre di più.
Martedì gli azzurri sono attesi da una partita decisiva, il ritorno dei quarti di finale di Champion contro il Milan al Maradona, una partita che richiede il miglior Napoli per scrivere la storia e raggiungere l’obiettivo clamoroso ed impreventivabile delle semifinali.


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