Dopo la condanna in primo grado di Florin Sitariu l’avvocato Giuseppe Montanile annuncia il ricorso in appello
“La sentenza di primo grado pronunciata nei confronti di Florin Sitariu – ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Montanile – non ci convince perché durante l’attività istruttoria richiesta e disposta nel giudizio abbreviato sono emersi degli elementi nuovi che ci portano in tutt’altra direzione”.
A seguito della Camera di consiglio il GUP ha condannato l’imputato, in parziale accoglimento delle istanze difensive, per il capo I (omicidio volontario ex art 575 c.p.) a 14 anni di reclusione, e per il capo II, (occultamento di cadavere ex art 61 e 412 c.p.) a 1 anno, con la pena finale a 15 anni di reclusione. Ma, nonostante un primo risultato processuale conseguito, considerato che il GIP ha ridotto la pena minima prevista per l’omicidio volontario da 21 a 14 anni, anche per la scelta del rito abbreviato, la difesa di Florin Sitariu è pronta nei termini di legge a presentare l’istanza di appello perché si arrivi a una diversa riqualificazione e contestazione dei fatti, con conseguente rideterminazione della pena.
Il fatto
Le indagini erano partite, il 4 giugno 2022, quando il corpo della vittima, legato e rinchiuso in una busta di plastica, era stato ritrovato da un agricoltore in un campo di Scisciano.
L’attenzione degli inquirenti anche a seguito dell’acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza portava all’arresto di Florin Sitariu, 48enne di origini rumene, ritenuto al termine delle indagini responsabile dell’omicidio volontario e dell’occultamento del cadavere di Gheorghe Paraschive.
Nel corso dell’udienza di fine giugno, Sitariu ha reso al giudice interrogatorio, chiarendo quanto realmente accaduto nella nottata tra il 2 ed il 3 giugno del 2022, facendo emergere una diversa ricostruzione dell’accaduto.
Alla luce di quanto dichiarato il Giudice riteneva doveroso ascoltare il medico legale e i sottoufficiali di Polizia Giudiziaria.
La richiesta della difesa di derubricare l’omicidio volontario in colposo o preterintenzionale.
Il Pubblico Ministero nella sua requisitoria, nonostante i nuovi elementi sopravvenuti, non ritenendo attendibili e veritiere le dichiarazioni dell’imputato, ha fatto richiesta di una pena complessiva di 16 anni di reclusione per il reato di omicidio volontario aggravato dall’ occultamento del cadavere, tenuto conto della scelta del rito abbreviato, ma senza alcuna concessione delle attenuanti generiche.
La difesa invece ha chiesto al Giudice di invitare il Pubblico Ministero a modificare il capo d’imputazione, fornendo a supporto della sua istanza una chiara e precisa ricostruzione dei fatti, poiché l’evento morte verificatosi era sicuramente non voluto dall’imputato, che aveva reso una dichiarazione genuina, vera e soprattutto una dinamica sottoposta al vaglio di compatibilità dal medico legale, in relazione alla causa del decesso.
L’imputato, infatti, per difendersi da una aggressione consumata dalla vittima, le cagionava involontariamente e per difesa una caduta, a seguito della quale la persona offesa riportava gravissime lesioni alla testa, causa dell’immediato decesso.
Le dichiarazioni dell’imputato sono soprattutto compatibili con gli altri elementi del processo, in relazione ai luoghi e agli orari.
E poi i fatti descritti dall’imputato hanno una sicura valenza probatoria, in relazione alla lacunosità delle indagini ed al quadro soltanto insufficientemente indiziario delle stesse. Tenuto conto, del parziale vizio di mente ex art 89 c.p. dato lo stato dell’ubriachezza cronica sia dell’imputato che della persona offesa, ne chiedeva la congrua diminuzione della pena.
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