Dpcm: sì a mascherine all’aperto. Bonaccini: no caccia alle streghe
La conferma di tutte le misure anticontagio finora previste, l’introduzione dell’obbligo delle mascherine all’aperto e la proroga dello stato d’emergenza al 31 gennaio; per ora nessuna nuova stretta alle attività: questo il nuovo dpcm che verrà presentato oggi dal ministro della Salute Roberto Speranza in Parlamento. Il provvedimento dovrebbe avere una durata di 30 giorni. Le nuove misure arrivano dopo le indicazioni date al governo dal Comitato tecnico scientifico per fronteggiare la “seconda ondata” dei contagi da coronavirus. Al momento è confermato l’obbligo delle mascherine all’aperto, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri ha negato che sul tavolo ci sia la chiusura anticipata dei locali e dei ristoranti. “Siamo – ha argomentato il premier – in una situazione diversa da quella della fase iniziale, quella più acuta. E’ chiaro che il contagio continua, ma io posso dire che siamo fiduciosi di tenerlo sotto controllo perché abbiamo un sistema sanitario rafforzato e poi abbiamo elaborato un sistema di monitoraggio molto sofisticato che ci consentirà, laddove necessario, di intervenire in modo mirato e circoscritto”. “E quindi quando io dico che non vedo all’orizzonte un nuovo lockdown lo dico non con uno spirito di incauto ottimismo”, ha aggiunto. Sulla chiusura anticipata di bar e ristoranti potranno decidere comunque le Regioni, come del resto ha già fatto in Campania il presidente Vincenzo De Luca imponendo la chiusura dei locali alle 23.
Più rigore per far rispettare le regole ma non cediamo alla caccia alle streghe. Non c’è nulla di più inefficace che inasprire le misure laddove non si riesce a far rispettare quelle che già ci sono”. Lo dichiara in un’intervista alla Stampa il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “L’obbligo delle mascherine all’aperto nelle situazioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento c’è già. Tutti devono continuare a dimostrare senso di responsabilità, rispettando le regole.
Dopodichè – dice Bonaccini – nulla in contrario a nuove misure, mirate, per prevenire adesso l’allargamento del contagio, per evitare di dover poi tornare a varare misure ancor più drastiche. Pero’ attenzione: non c’è nulla di più inefficace che inasprire le misure laddove non si riesce a far rispettare quelle che già ci sono; usiamo rigore per far rispettare regole ragionevoli”.
Bonaccini aggiunge: “Continuo a pensare che un forte impianto unitario, insieme a una flessibile differenziazione regionale, sia il modo più efficace per dosare l’intervento su un paese lungo e stretto”. Pertanto per il governatore emiliano-romagnolo “il contrasto alla pandemia richiede la massima condivisione, così come la definizione del piano di ricostruzione nazionale per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund ha bisogno della massima partecipazione possibile, anche dei territori. Non credo che ricentralizzare le funzioni sia il modello più efficace. Credo invece si debbano rafforzare le sedi di condivisione, come la Conferenza delle Regioni e le Conferenze istituzionali (Stato-Regioni e Unificata)”.
Tanto che l’esperienza di questi mesi “ci dice che più che una contrapposizione astratta di prerogative paga la cooperazione tra i livelli istituzionali. L’esempio della sanità è emblematico: servono principi comuni, livelli essenziali delle prestazioni, o unità d’azione, soprattutto davanti a una pandemia”. Per poi aggiungere: “Se avessimo avuto una gestione statale della sanità qui in Emilia-Romagna sarebbe stato sicuramente peggio. I primi ad opporsi ad una centralizzazione sarebbero gli emiliano-romagnoli. Spero si possa uscire da una certa isteria del dibattito per entrare un po’ più nel merito”.
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