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Dune di Denis Villeneuve: un kolossal diverso da tutti gli altri

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Gabriele Laurino

Tratto dall’omonimo romanzo cult di Frank Herbert, Dune è la nuova trasposizione cinematografica di un’opera gigantesca. E’ un libro seminale per la fantascienza moderna: nasce negli anni Sessanta e ha gettato basi preziose per il genere della science-fiction. A svariati decenni di distanza dalla sua prima trasposizione cinematografica (“Dune” di David Lynch), è ora Denis Villeneuve a occuparsi di un progetto che punta a diventare il nuovo kolossal del grande schermo.

Già regista di Blade Runner 2049, Villeneuve ci dimostra da tempo quanto il suo cinema non sia disposto a scendere a compromessi con il grande pubblico. Lunghi, complessi, poco inclini al consumo di massa, i suoi film ci hanno insegnato da svariati anni che è ancora possibile elevare la fantascienza nel grande cinema di genere. E il suo Dune, che vanta un cast mastodontico in cui annoveriamo Timothée Chalamet, Zendaya, Oscar Isaac, Jason Momoa, dimostra quanto sia proprio questo.

Dune è la storia di Paul Atreides, rampollo di una delle famiglie più nobili e potenti dell’universo, ma è soprattutto la storia della sua crescita interiore. Del suo cammino la grandezza, lui che è destinato ad essere un leader, e poi un Salvatore e un Messia per le genti di Arrakis, il pianeta desertico su cui l’artiglio imperiale sottomette gli autoctoni per appropriarsi della Spezia, una risorsa fondamentale per la vita nell’universo.

Dune affronta temi attuali quali l’ecologismo e la guerra per le risorse, ma li contamina con il misticismo e la religione: nel film di Villeneuve, così come nell’opera originale, i riferimenti al cristianesimo si mescolano con le terminologie e i dogmi della religione mediorientale. Il risultato è un immaginario unico e arricchito di intrighi politici.

Proprio per questo Dune è un film lungo, e per certi versi pesante da digerire. Ma anche intenso e appassionante. Una pellicola complessa sul piano del contenuto e impeccabile sul versante visivo: un’opera impegnata e sopraffina per quanto concerne la sceneggiatura, mastodontica nella forma. Un kolossal che non ha paura di osare, sostituendosi alla grande fantascienza di massa (più fruibile per le fasce di pubblico più giovani) e scegiendo un ritorno al grande cinema “sci-fi” di una volta: coraggioso, complesso e sperimentale.


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Gabriele Laurino

Mi chiamo Gabriele e sono da sempre appassionato di cultura pop. Cinema, televisione, fumetti e videogiochi sono il mio pane quotidiano, un amore che ho trasformato in un lavoro a tempo pieno. Mi occupo di critica cinematografica e videoludica, oltre che di informazione riguardante il mondo dello spettacolo, e sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli per arricchire il mio bagaglio culturale.