È il momento della Destra liberale
Mi sveglio con una gioia “feroce” per una destra nobile. La vera destra. Quella destra di uomini colti che, da bambina, hanno contribuito a creare in me i più svariati sensi di ammirazione. Parlo di Sella, Cavour, D’Azeglio, Minghetti, Balbo.
Quella destra che per la sinistra è un ago di carciofo, si insinua con legittimità perché può essere assimilabile, indica nel tempo, è nobile. Viva quegli uomini forti, quelli che hanno sempre studiato, contrariamente a ciò che vuol far credere certa sinistra. Oggi potrebbero essere indicati in uomini come Crosetto, Verdini, Fitto, Pera, Lupi, Tajani, Giorgetti Bagnai e donne come Bernini, Carfagna, Santanchè, che non ubbidiscono ciecamente, che insistono sulle loro convinzioni e cultura. Liberi, autentici, conservatori e liberali. Viva me, e lo dico a voce alta che, nonostante i pericoli di una destra ormai decaduta, ho messo tutta l’energia del mondo per arrivare a questo giorno, dove leggo a non essere la sola a voler ripartire dalla destra nobile e liberale.
Una destra che era ed è europeista, ma…
“…Unione Europea che ha perso, strada facendo, lo spirito cristiano e liberale (non liberal) che aveva ispirato i Padri fondatori, subito dopo il secondo conflitto mondiale”
Marcello Pera
“Ci sono almeno tre destre: la Destra liberale, un po’ conservatrice sul piano dei valori, liberista in economia, anticomunista e garantista; la Destra della tradizione, con significative varianti cattoliche o ribelli; la destra sociale e comunitaria, critica verso il dominio del mercato e il modello comunista”
Marcello Veneziani
L’Italia confonde, ancora oggi, la destra storica e liberale con il Fascismo.
Dati i risultati delle ultime regionali, possiamo affermare che è arrivato il momento di rianimare questa forza politica, fin troppo confusa e maltrattata.
“Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno portato il centrodestra al primato numerico. Ciò che manca è il primato politico. Il centrodestra è alla guida di 15 regioni. Il PD ne amministra 5, mentre il M5s, che è il primo Partito in Parlamento, non governa regione alcuna. È fin troppo evidente che ci troviamo di fronte ad un’anomalia…
L’anomalia, a costo di fare arrabbiare Daniele Capezzone, ha un nome preciso: moderazione”.
Giancristiano Desiderio
Ma dove finisce la moderazione e dove comincia la politica?
La politica può essere solo la politica delle piccole cose del tutto contingenti o è anche necessariamente affermazione di moderazione e di principi?
“Essere moderato significa riconoscere il limite della politica che per sua natura non può tutto e ciò che può e che deve consiste soprattutto nel garantire la libertà di azione dei singoli che sono e che restano gli artefici delle proprie vite ed imprese. Se si rispetta questo limite si acquista credibilità, ci si candida con autorevolezza a governare il Paese e, ciò che conta, gli elettori riconoscono la credibilità”.
Giancristiano Desiderio
Considerazioni simili sono, come ho avuto modo di constatare con i miei occhi, normali in Francia, Stati Uniti, Inghilterra, e quindi è tempo che anche l’Italia si metta al passo con le esperienze liberali (ripeto non liberal) più avanzate.
“Una guida moderata del centrodestra o, meglio, una solida identità liberale è una questione che riguarda da vicino sia Salvini sia la Meloni. Entrambi si devono interrogare su questo limite ossia il limite oltre il quale loro stessi non vanno e il limite che devono riconoscere d’intesa con gli italiani al potere politico e statale”.
Giancristiano Desiderio
Perché se amministrare significa fare danni, rimane l’intuizione di quel vecchio liberale inglese, lo Spencer: il Governo migliore è quello che governa di meno.
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