Ecco i passaggi della crisi di Governo
In corso questa mattina di martedì il Consiglio dei ministri in cui il premier, Giuseppe Conte, si dimette con la sua squadra da presidente del Consiglio. All’ordine del giorno, infatti, ci sono le dimissioni del presidente del Consiglio. Dopo il consiglio dei ministri, il premier Giuseppe Conte sale al Quirinale per conferire con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Se Conte non pone veti su Iv, la delegazione Iv non porrà veti sul suo nome”, avevano fatto sapere lunedì sera dal partito di Matteo Renzi.
Ed ecco i passaggi della crisi prima della formazione di un altro esecutivo.
Al Quirinale. Quando il presidente della Repubblica riceve le dimissioni del premier può decidere, dopo consultazioni dei gruppi parlamentari, di conferire un mandato esplorativo ad un personaggio istituzionale (nel 2018 Mattarella lo conferì ai presidenti di Camera e Senato), o dare il mandato pieno o esplorativo al presidente del Consiglio uscente (che accetterebbe con riserva), oppure direttamente avviare proprie consultazioni al Quirinale: con i presidenti delle Camere, i rappresentanti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato ed il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.
Le consultazioni gli servono per constatare la situazione e, di conseguenza, assumere decisioni sulla nomina di un nuovo presidente del Consiglio o, eventualmente, sul conferimento di un altro mandato esplorativo. L’ultima ratio, in caso di impossibilità accertata di formare un nuovo esecutivo, è che decida di sciogliere le Camere per andare ad elezioni.
L’attività di governo. Con le dimissioni, e fino al giuramento di un nuovo Esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il governo uscente rimane in carica per lo svolgimento degli affari correnti. Tra questi rientra l’eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza.
Il Parlamento. In mancanza del rapporto fiduciario, con la crisi di governo si ferma tutta l’attività parlamentare, eccetto che per gli atti urgenti come la conversione dei decreti legge in scadenza. L’attività ordinaria delle Camere riprende solo dopo che il nuovo Esecutivo avrà incassato la fiducia da entrambe le Camere.
Relazione sulla giustizia. In base alla riforma della legge sull’Ordinamento giudiziario del 2005, entro il ventesimo giorno dalla data di inizio di ciascun anno giudiziario, il ministro della Giustizia rende comunicazioni (cui segue un voto) alle Camere sull’amministrazione della giustizia nel precedente anno. La relazione (in calendario alla Camera per mercoledì 27 gennaio) è di fatto propedeutica alla inaugurazione dell’Anno Giudiziario in Cassazione. Tuttavia, si registrano due precedenti di relazioni presentate ma non votate. Il primo è stato nel 2008, quando l’allora Guardasigilli Clemente Mastella si recò in Aula a Montecitorio per tenerla a poche ore dall’arresto (ai domiciliari) della moglie Sandra Lonardo. Mastella parlò alla Camera ed andò a dimettersi, per cui non ci fu un voto sulla relazione. L’unico precedente di relazione tenuta durante un governo dimissionario risale, invece, all’epoca di Mario Monti nel 2013. Si decise in quella occasione di dare per assolto l’obbligo con la semplice trasmissione della relazione alle Camere senza svolgere le comunicazioni in Aula.
Nicola Zingaretti, leader del Partito Democratico: «Con Conte per un nuovo Governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l’Italia ha davanti».
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: «Bollettino lunedì 25 gennaio: l’Italia rischia di essere esclusa dai giochi olimpici di Tokyo 2021; le imprese sono in ginocchio e i ristoratori manifestano in piazza; l’Europa bacchetta l’Italia per i ritardi sul Recovery Fund; emerge un buco da quasi 16 miliardi nei conti dell’Inps; un milione e duecentomila lavoratori sono ancora in attesa della cig che non arriva. Cosa fa il Governo davanti a tutto questo? Passa l’intera giornata a occuparsi di beghe di Palazzo. Conte sì, Conte no, Conte ter. Dimissioni sì, Dimissioni no, Dimissioni domani. L’Italia non si merita questo schifo».
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