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Rinnovata la misura di custodia cautelare in carcere per Zaki in Egitto

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Domenica 22 agosto è stata rinnovata la misura di custodia cautelare in carcere a carico dello studente e ricercatore egiziano dell’università di Bologna Patrick Zaki, fermato il 7 febbraio del 2020 dalla polizia all’aeroporto del Cairo (in Egitto) – dove si era recato per trovare parenti e amici – e detenuto ininterrottamente da allora nel complesso penitenziario di Tora per accuse che spaziano dal terrorismo alla propaganda sovversiva.

L’accusa, in particolare, è relativa alla pubblicazione di alcuni post apparsi su un account Facebook che i legali di Zaki sostengono non essere invece riconducibile al giovane studente: contenuti che hanno attirato su Zaki le accuse di “istigazione a manifestare, esortazione a rovesciare il regime e diffusione di false informazioni in grado di perturbare la sicurezza e la pace sociale”.

La decisione sul numero di giorni di proroga della custodia cautelare in carcere sarà comunicata in questi giorni dal tribunale.

“Hanno fatto prima del solito, e già questa è una pessima notizia”, ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: “Pare sempre più chiaro che la magistratura egiziana vuole tenere Patrick in carcere fino al massimo possibile col rischio che vada a processo o che la detenzione si protragga ulteriormente per nuovi, inventati capi d’accusa. Chiedo al governo italiano di protestare formalmente con l’Egitto, e chiedo ai parlamentari che alla Camera e al Senato hanno votato per la cittadinanza italiana a Zaki di farsi sentire e di chiedere al governo che appoggiano di cambiare la fallimentare strategia sin qui portata avanti nei confronti dell’Egitto”.


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