Emergenza Afghanistan: risposta dell’Europa
L’emergenza in Afghanistan è diventata mondiale.
È un fatto politico, per nulla religioso.
I talebani controllano tre accessi dell’aeroporto di Kabul. Isolato lo scalo. E in città divampa la protesta della gente ridotta alla fame. 29 Agosto.
C’è l’iniziativa anglo-francese di creare una safe zone all’aeroporto di Kabul.
“Rispetto al 1994 è nata una borghesia afghana, fatta di ingegneri, interpreti, donne che finalmente andavano a scuola. Questa parte dell’Afghanistan non piegherà facilmente.”
Riccardo Iacona
“Cinque razzi sparati sull’aeroporto di Kabul. Sistema di difesa aerea attivato. Razzi intercettati .”
Mario Sechi, giornalista
E intanto…
“Il Presidente Mattarella ha, per così dire, toccato con mano l’ipocrisia dell’UE in materia di accoglienza dei profughi in provenienza dall’Afghanistan. Ha definito ‘sconcertante’, ‘non all’altezza dei valori dell’UE’, l’atteggiamento di molti politici europei che, mentre si stracciano le vesti per gli afghani caduti sotto il giogo di una crudele dittatura islamica, erigono muri fisici e mentali per impedirne l’arrivo in Europa. In questo caso poi si tratta di veri rifugiati politici, gente cioè che scappa dal proprio perché in grave pericolo di vita. Dopo peraltro l’illusione creata da USA, NATO e UE sulla possibilità che potesse nascere un ‘altro’ Afghanistan. Ma è la stessa ipocrisia del resto che si manifesta per i migranti clandestini. Che vengano pure in Europa, purché ad accoglierli siano i paesi di primo approdo (Italia, Grecia, Spagna…), dove devono rimanere (ma che bella pensata!). Ipocrisia emblematica dell’attuale natura dell’UE: non una vera famiglia dove si condivide la buona come la cattiva sorte, ma solo un matrimonio di convenienza dove ciascuno pensa e spera di poter incassare più di quanto dà! Non era certo questa l’Europa sognata dai Padri Fondatori!”
Domenico Vecchioni, ambasciatore
C’è chi si è sacrificio per salvare vite. Questo è ciò che conta.
“È stata una delle immagini simbolo del grande lavoro a sostegno del popolo afghano in questi venti anni e negli ultimi giorni durante l’evacuazione del paese: Nicole Gee, sergente dell’esercito statunitense, che teneva in braccio uno dei bambini che i genitori avevano affidato loro a Kabul.
Nicole però non ce l’ha fatta. Rimasta gravemente ferita nell’attentato di tre giorni fa all’aeroporto, è una delle 13 vittime americane.
La vogliamo ricordare così, con questa foto e quella frase che aveva postato sui social ‘amo il mio lavoro’. Un lavoro che le è costata la vita per aiutare i più deboli.”
Ettore Rosato, Italia Viva
Dulcis in fundo.
Il Direttore del TG2 Gennaro Sangiuliano ad Agorà rai sulla necessità di ampliare il coinvolgimento internazionale nella trattativa con i talebani. 30 Agosto.
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