Emergenza Covid: parziale il gradimento delle imprese per gli strumenti di finanza adottati
Gli strumenti previsti nei decreti succedutisi durante la pandemia (Cura Italia, Liquidità e Rilancio) sono stati apprezzati dalle imprese per la rapidità di conversione giuridica ma meno per quanto concerne la lentezza dei processi di delibera, la quota troppo ridotta e ancora virtuale del fondo perduto, la mancanza di una griglia di priorità, la mancanza di meccanismi di filiera o incentivi alla crescita e produzione.
Questo è quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio sul Gradimento della Finanza agevolata e alternativa delle Imprese Italiane, istituito da VVA Debt & Grant, la società del gruppo Valdani & Vicari, e il think tank Competere.eu.
L’Osservatorio ha analizzato l’utilizzo ed il relativo apprezzamento dei tre strumenti principali anti-pandemia, ovvero il Fondo di Garanzia MCC, la Garanzia Italia Sace e la Finanza Simest.
La quasi totalità delle imprese ha utilizzato il primo anche se solo i 2/3 hanno esaurito il plafond disponibile (valore maggiore tra 25% fatturato e doppio del costo del personale). Non più del 30% ha utilizzato anche il secondo, per necessità soprattutto di circolante e costi del personale. “La motivazione risiede soprattutto nella gratuità del primo rispetto al secondo, nei costi ritenuti troppo alti per le mid cap e nel limite imposto dal fatturato e dai costi del personale entro il perimetro Italia per il secondo”, dichiara Claudio Calvani, founder della VVA Debt & Grant.
“Relativamente ai finanziamenti Simest – continua Calvani – contrariamente alle attese derivanti dal vero e proprio boom di richieste avanzate nel passato, non tutte le imprese li hanno utilizzati e, tra quelle che hanno presentato domanda, non tutte lo hanno fatto per lo strumento “automatico” del sostegno alla patrimonializzazione. Una buona parte delle istanze ha riguardato l’agevolazione per l’inserimento nei mercati esteri. Tra i motivi principali, l’esaurimento delle disponibilità concesse dal temporary framework (il deminimis covid in sintesi), il mancato possesso di entrambi i requisiti stabiliti, essere impresa esportatrice e poco patrimonializzata, e l’apertura per la prima volta anche ai paesi dell’Unione Europea di uno strumento da sempre rivolto ai soli paesi extra Ue.”
“La risoluzione dei dubbi ancora presenti in ordine al temporary framework- sostengono per Competere.eu il segretario generale Roberto Race e il coordinatore dell’Osservatorio sulla ricostruzione economica post Covid-19 Giuseppe Arleo – condizionerà a posteriori il gradimento delle imprese. Occorre fare chiarezza su un punto un particolare: il framework concesso dalla UE ai paesi membri durante la pandemia è da intendersi per singola società o per gruppo? Sia il fondo di garanzia MCC che il fondo perduto dei finanziamenti Simest rientrano infatti negli aiuti in temporary framework”.
“Il gradimento delle imprese – secondo Race e Arleo – sarà condizionato anche dalla possibilità di cumulare i benefici con i nuovi strumenti elaborati dal decreto Rilancio e dalla Legge di Bilancio al servizio della capitalizzazione delle imprese, esigenza che appare fisiologica dopo aver fatto un pieno di risorse emergenziali di debito. A questo proposito l’Osservatorio conferma l’idiosincrasia dell’imprenditore italiano all’ingresso di investitori: il 63% ha risposto no, mentre tra i sì la stragrande maggioranza gradirebbe soci di minoranza.”
Infine si registra ancora una deficitaria cultura verso gli strumenti di finanza alternativa. Solo 1 impresa su 4 ha dichiarato di averne beneficiato, quasi tutte tramite minibond e basket bond (emissioni collegiali con investitore principale pubblico che aiuta a diminuire lo spread e allungare la durata). Eppure si tratta di attrezzi nel cassetto “che le imprese devono imparare a usare maggiormente per creare un binario additivo al sistema tradizionale, che rimane, come si è visto nella finanza emergenziale, fondamentale” conclude Calvani.
Gli strumenti di finanza alternativa saranno ulteriormente agevolati nel 2021 da operazioni come il passaggio del testimone dalla Garanzia MCC a quella Italia Sace per l’asset class delle Small Mid Cap (società con meno di 500 dipendenti, fatturato e attivo qualsiasi) o l’estensione della garanzia Italia Sace a operazioni di rifinanziamento e auspicabilmente di finanza di turnaround, che l’Osservatorio valuterà nelle prossima misurazioni che VVA Debt & Grant e Competere effettueranno con cadenza trimestrale.
La platea delle imprese intervistate nella figura del CFO sono in larga parte PMI e Mid Cap con una quota residuale di Large. L’universo intervistato è rappresentativo della maggior parte dei settori industriali tipici del made in Italy: alimentare, tessile, elettrico/elettronico, ingegneria meccanica o industriale e imballaggi.
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