Esclusiva de Il Monito. Nuova luce sull’identità del poeta Stazio. Intervista allo storico Michele Selvaggio: «Dante nella Commedia parla di Telese»
Nell’anno delle celebrazioni dantesche, la ricerca di uno storico sannita riaccende la luce su uno dei personaggi della Divina Commedia, ma soprattutto ne riscrive la provenienza. “Tanto fu dolce mio vocale spirto, che, tolosano, a sé mi trasse Roma, dove mertai le tempie ornar di mirto”.
Publio Papinio Stazio, il poeta latino che Dante fa comparire nel ventunesimo canto del Purgatorio e che nei secoli è stato confuso con Lucio Statius Ursulus Tolosensis, grammatico e maestro di retorica in Gallia nell'età di Claudio (41-54 d. C.), potrebbe essere originario di Telese Terme, in provincia di Benevento.
Ad affermarlo è Michele Selvaggio, presidente dell'Istituto Storico Sannio Telesino. Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza e storico per passione, Selvaggio ha dedicato l’ultimo decennio a ricerche approfondite sulla storia locale dalle quali sono scaturite diverse pubblicazioni, come "Telesia 1349. Peste e Terremoto”, “Cartoline da Telese”, “Castelvenere Valdese” (con il giornalista Pasquale Carlo), “Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita”.
Dottore Selvaggio, dunque lei sostiene che Dante nella Divina Commedia parla di Telese Terme.
«Certo. Precisamente nel Purgatorio al canto XXI, 89. “tanto fu dolce mio vocal spirto\che Tolosano a sè mi trasse Roma”. Le devo una breve premessa. Appena superato l'Angelo che custodisce l'ingresso nel sesto girone, Dante procede seguendo le anime dei Poeti Virgilio e Stazio e ascolta il loro colloquio. Dalle strofe emerge una grande stima verso il Poeta e, ricordandone la benevolenza anche di Giovenale, una domanda: come mai nel suo animo pieno di saggezza ha potuto trovare posto l'avarizia? Stazio dapprima sorride, poi risponde spiegando che Virgilio è caduto in un equivoco, vedendolo nel girone dove si trovano gli avari; in realtà la sua colpa è stata l'aver ecceduto in senso contrario, ovvero aver dissipato i beni materiali. Quindi egli si trova nel limbo del Purgatorio per colpe tra loro opposte, come avarizia e prodigalità, espiate insieme. È a questo punto che Dante cita Telese. Lo fa per citare le origini del poeta campano. E non è certo il sommo Poeta a confondere Tolosano con Telesano, in quanto la biografia di Stazio è ricostruita da Dante minuziosamente».
Dunque l’errore non sarebbe quello di confondere Publio Papinio Stazio con Stàzio Ùrsulo Tolosano, perché tolosano potrebbe essere riferito a telesino, è così?
«Tanti dei commentatori della Divina Commedia imputano a questo ipotetico errore l’inesattezza derivante dalle fonti medioevali (il poeta è detto nativo di Tolosa anziché di Napoli). L’errore, secondo costoro, nasce da fonti e da racconti leggendari medievali, riportati da s. Girolamo, in cui Stàzio Ùrsulo Tolosano un grammatico e maestro di retorica in Gallia nell'età di Claudio (41-54 d. C.) fu identificato col poeta epico P. Papinio Stazio. Nell'errore, secondo questa ricostruzione incorrerà, oltre a Dante, anche Boccaccio definendo il poeta "tolosano" confondendolo col grammatico. In realtà esiste una discreta schiera di commentatori che, invece, ritiene che il Sommo Poeta abbia voluto intendere Stazio il Telesano con riferimento certo alle sue origini campane, ma soprattutto Sannite. Telesia, nel duecento era sita in un’area estremamente boscosa, una “selva” e l’intero antico Sannio, cui il poeta fa riferimento, era una area notoriamente boscosa come ampiamente riportata in tutta la cartografia fino al ‘700. Pur di commentare a senso unico l’interpretazione tanti commentatori danteschi giungono a dire che la selva (le Selvae) si riferisce al poema di Stazio Papinio. La forzatura è evidente: il poema fu ritrovato solo duecento anni dopo Dante. Telesano si riferisce a Telese e alla “selva” del Sannio alle cui origini si riferisce Dante quando introduce Lucio Stazio Papinio».
Varrebbe la pena a questo punto approfondire la figura di Stazio?
«Gli Stazii sono una stirpe sannitica. Gliene voglio ricordare alcuni: Stazio Gellio (in latino: Statius Gellius; IV secolo a.C. – dopo il 305 a.C.) è stato un condottiero sannita, ricordato da Tito Livio nel libro IX dei suoi Ab Urbe condita libri, comandante in capo dei Sanniti (meddix) nella battaglia di Boviano durante la seconda guerra sannitica. Stazio Caecilius, noto anche come Cecilio Stazio (220-166 aC), poeta comico romano. Contemporaneo e intimo amico di Ennio, secondo alcune fonti era di stirpe sannita pur essendosi, poi, recato in Gallia. Marco Stazio Prisco Licinio Italico (?) – uomo politico senatore e generale dell'Impero romano».
Da cosa nasce la sua curiosità? Perché ha voluto indagare su questo personaggio?
«Immeritatamente sono stato eletto presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino, un circolo che raccoglie studiosi, cultori ed appassionati dell’area del Sannio che fa riferimento all’antica città di Telesia. Nel ricercare approfondimenti storici mi sono imbattuto in alcuni riferimenti a questo “evidente” equivoco storico. Robson nel 1938 in "La nazionalità del poeta Cecilio Stazio" sull’American Journal of Philology o Olindo Falcini nel 1884 o, ancora, Liborio Angelucci che addirittura la dedica a Diomede Carafa dei Principi di Colobrano che di queste Terre fu padrone. Le posso citare Padre Baldassarre Lombardi e tanti altri che nessun dubbio hanno avvertito nel ripristinare questa verità storica. Telesano. Dante sapeva ciò che scriveva».
Questa sua ipotesi rientra in una ricerca più ampia che sarà possibile consultare?
«Sì, ci sto lavorando e spero di fornire una ricca ricerca bibliografica sul tema. Nell’anno Dantesco sarebbe un bellissimo regalo alla verità storica ed alla mia città».
Dottore Selvaggio, dunque lei sostiene che Dante nella Divina Commedia parla di Telese Terme.
«Certo. Precisamente nel Purgatorio al canto XXI, 89. “tanto fu dolce mio vocal spirto\che Tolosano a sè mi trasse Roma”. Le devo una breve premessa. Appena superato l'Angelo che custodisce l'ingresso nel sesto girone, Dante procede seguendo le anime dei Poeti Virgilio e Stazio e ascolta il loro colloquio. Dalle strofe emerge una grande stima verso il Poeta e, ricordandone la benevolenza anche di Giovenale, una domanda: come mai nel suo animo pieno di saggezza ha potuto trovare posto l'avarizia? Stazio dapprima sorride, poi risponde spiegando che Virgilio è caduto in un equivoco, vedendolo nel girone dove si trovano gli avari; in realtà la sua colpa è stata l'aver ecceduto in senso contrario, ovvero aver dissipato i beni materiali. Quindi egli si trova nel limbo del Purgatorio per colpe tra loro opposte, come avarizia e prodigalità, espiate insieme. È a questo punto che Dante cita Telese. Lo fa per citare le origini del poeta campano. E non è certo il sommo Poeta a confondere Tolosano con Telesano, in quanto la biografia di Stazio è ricostruita da Dante minuziosamente».
Dunque l’errore non sarebbe quello di confondere Publio Papinio Stazio con Stàzio Ùrsulo Tolosano, perché tolosano potrebbe essere riferito a telesino, è così?
«Tanti dei commentatori della Divina Commedia imputano a questo ipotetico errore l’inesattezza derivante dalle fonti medioevali (il poeta è detto nativo di Tolosa anziché di Napoli). L’errore, secondo costoro, nasce da fonti e da racconti leggendari medievali, riportati da s. Girolamo, in cui Stàzio Ùrsulo Tolosano un grammatico e maestro di retorica in Gallia nell'età di Claudio (41-54 d. C.) fu identificato col poeta epico P. Papinio Stazio. Nell'errore, secondo questa ricostruzione incorrerà, oltre a Dante, anche Boccaccio definendo il poeta "tolosano" confondendolo col grammatico. In realtà esiste una discreta schiera di commentatori che, invece, ritiene che il Sommo Poeta abbia voluto intendere Stazio il Telesano con riferimento certo alle sue origini campane, ma soprattutto Sannite. Telesia, nel duecento era sita in un’area estremamente boscosa, una “selva” e l’intero antico Sannio, cui il poeta fa riferimento, era una area notoriamente boscosa come ampiamente riportata in tutta la cartografia fino al ‘700. Pur di commentare a senso unico l’interpretazione tanti commentatori danteschi giungono a dire che la selva (le Selvae) si riferisce al poema di Stazio Papinio. La forzatura è evidente: il poema fu ritrovato solo duecento anni dopo Dante. Telesano si riferisce a Telese e alla “selva” del Sannio alle cui origini si riferisce Dante quando introduce Lucio Stazio Papinio».
Varrebbe la pena a questo punto approfondire la figura di Stazio?
«Gli Stazii sono una stirpe sannitica. Gliene voglio ricordare alcuni: Stazio Gellio (in latino: Statius Gellius; IV secolo a.C. – dopo il 305 a.C.) è stato un condottiero sannita, ricordato da Tito Livio nel libro IX dei suoi Ab Urbe condita libri, comandante in capo dei Sanniti (meddix) nella battaglia di Boviano durante la seconda guerra sannitica. Stazio Caecilius, noto anche come Cecilio Stazio (220-166 aC), poeta comico romano. Contemporaneo e intimo amico di Ennio, secondo alcune fonti era di stirpe sannita pur essendosi, poi, recato in Gallia. Marco Stazio Prisco Licinio Italico (?) – uomo politico senatore e generale dell'Impero romano».
Da cosa nasce la sua curiosità? Perché ha voluto indagare su questo personaggio?
«Immeritatamente sono stato eletto presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino, un circolo che raccoglie studiosi, cultori ed appassionati dell’area del Sannio che fa riferimento all’antica città di Telesia. Nel ricercare approfondimenti storici mi sono imbattuto in alcuni riferimenti a questo “evidente” equivoco storico. Robson nel 1938 in "La nazionalità del poeta Cecilio Stazio" sull’American Journal of Philology o Olindo Falcini nel 1884 o, ancora, Liborio Angelucci che addirittura la dedica a Diomede Carafa dei Principi di Colobrano che di queste Terre fu padrone. Le posso citare Padre Baldassarre Lombardi e tanti altri che nessun dubbio hanno avvertito nel ripristinare questa verità storica. Telesano. Dante sapeva ciò che scriveva».
Questa sua ipotesi rientra in una ricerca più ampia che sarà possibile consultare?
«Sì, ci sto lavorando e spero di fornire una ricca ricerca bibliografica sul tema. Nell’anno Dantesco sarebbe un bellissimo regalo alla verità storica ed alla mia città».