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Esordio da campioni al Maradona. Si inizia a fare sul serio e fase sperimentale che va via via chiudendosi

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di Luca Muratgia

Nell’esordio al Maradona con lo scudetto cucito sul petto, il Napoli doma, non senza qualche difficoltà, un coriaceo Sassuolo con una prestazione convincente sia pur caratterizzata da alcune fasi in chiaroscuro ed un impressionante numero di palle gol sprecate quando il risultato appariva ancora in bilico. Garcia opta per le certezze della formazione titolare, con la presenza in campo di tutti gli uomini protagonisti dello strepitoso cammino della scorsa stagione con l’unica eccezione di Kvaratskhelia, non ancora al meglio della condizione e con una preparazione resa tribolata da una preoccupante serie di infortuni muscolari e, nel frattempo, relegato in panchina.
Già ad una prima, superficiale osservazione, sia pur con il medesimo modulo tattico e gli stessi uomini in campo, si rinvengono alcune sostanziali differenze tra la squadra che ha vinto il campionato, e quella attuale. Questo Napoli appare più essenziale, più verticale nell’organizzazione di gioco con una continua, anche se spesso forzata, ricerca di Osimhen. Ma il paragone, attualmente, apparirebbe improponibile oltre che oltremodo ingeneroso perché la melodiosa armonia suonata dalla banda Spalletti è stata figlia di un lavoro complesso e costante durato circa due anni, caratterizzato anche da alcuni passaggi a vuoto (in particolare nel primo anno in cui il tecnico di Certaldo era alla guida dei partenopei), culminato ed impreziosito dalla storica ed indimenticabile conquista del tricolore dopo un’attesa durata 33 anni. Il Napoli di Garcia nasce adesso, il tecnico transalpino è stato finora alle prese con un importante numero di infortuni che hanno reso indisponibili molti giocatori e con un mercato che, ad oggi, a campionato già iniziato ormai da due giornate, deve ancora fornire i suoi verdetti definitivi.
La partita vedere i partenopei giocare in calcio brillante nei primi minuti di gioco fallendo un paio di occasioni tra cui un clamoroso palo di Raspadori a botta sicura. Il rigore trasformato da Osimhen calma il furore degli azzurri che commettono l’errore, a seguito del vantaggio, di cedere il pallino delle operazioni e il controllo del gioco al Sassuolo che mostra, in questa fase, una ottima organizzazione di gioco, figlia di un un’idea di calcio giovane e moderna ad immagine e somiglianza di un allenatore preparato ed emergente come Dionisi anche se gli emiliani, pur controllando il gioco fino al termine della prima frazione della gara, non si rendono mai pericolosi. Il secondo tempo si apre con gli azzurri che recuperano metri di campo ma l’episodio che funge da spartiacque è la clamorosa quanto sciagurata espulsione di Maxime Lopez reo di aver insultato l’arbitro. Questo episodio risulta poi determinante perché il Napoli riprende agevolmente il comando delle operazioni mostrandosi però sprecone e superficiale sotto porta fallendo alcune facili occasioni tra cui un rigore calciato sulla traversa da Raspadori. A chiudere la partita ci pensa capitan Di Lorenzo che capitalizza un prezioso assist di Kvaratskhelia, nel frattempo subentrato nella ripresa, realizzando il 2-0 con un preciso diagonale che trafigge l’incolpevole Consigli. Il resto è accademia con i partenopei che continuano ad imperversare e a sprecare occasioni mostrando un’ insolita imprecisione sotto porta. Il cammino del Napoli prosegue con un’altra partita in casa, sabato 2 settembre al Maradona contro la Lazio di Sarri reduce da un avvio di campionato disastroso con due sconfitte consecutive contro due squadre di bassa classifica come Lecce e Genoa.


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