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Finale Supercoppa all’Inter con tanti rimpianti. Assurda gestione dei cartellini che condiziona pesantemente l’esito della finale

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di Luca Muratgia.

Il Napoli non ce la fa ad alzare la supercoppa nella finale disputata a Ryad contro l’Inter, i nerazzurri si impongono nel finale dopo un assedio durato circa un tempo e determinato dall’inferiorità numerica per l’inopinata espulsione di Simeone. Nonostante il pronostico fosse ampiamente sfavorevole, i partenopei hanno disputato una signora partita. Squadra compatta, determinata, aggressiva che, nonostante le importanti defezioni, si è imposta contro la capolista giocando alla pari, senza timore e non concedendo nulla. Da quando Mazzarri ha impresso il suo marchio di fabbrica sull’impostazione tattica, la squadra risulta più quadrata, più equilibrata; certo, l’idea di gioco proposta non è delle più spettacolari, soprattutto se paragonata al calcio galattico imposto in Italia e in Europa l’anno passato. Ma per come si erano predisposte le cose quest’anno, c’è poco da fare gli schizzinosi, già l’essere riusciti a trovare una quadra in una situazione che ad un certo punto ha assunto le sfumature della drammaticità,  può considerarsi un risultato estremamente positivo. Da ricordare, inoltre, che la tanto odiata Juventus, così come la stessa Inter tre anni fa, con questo tipo di organizzazione, hanno costruito vittorie di interi campionati.
Nello specifico della finale di Ryad, è risultata particolarmente apprezzabile la disposizione tattica proposta da Mazzarri, l’ha preparata bene il tecnico toscano al punto da non concedere niente ad una squadra che, oltre ad essere la prima candidata alla vittoria finale del campionato, è anche la squadra ad aver realizzato il maggior numero di segnature.  Insomma il Napoli se le è giocata alla pari pur presentandosi in campo con una formazione ampiamente rimaneggiata, senza gli indisponibili africani Osimhen e Anguissa impegnati in coppa d’Africa, Oliveira ormai lungo degente e con Cajuste, Mario Rui e Mazzocchi in condizioni fisiche precarie al punto da dover essere sostituiti nel corso della gara. Non si ricordano infatti occasioni da rete clamorose per l’Inter nel primo tempo se si eccettua un tiro a volo di Di Marco che lambisce il palo alla sinistra di un immobile Gollini.
Ma la descrizione della sfida non può prescindere da una direzione arbitrale di Rapuano assai discutibile e che ha condizionato in maniera determinante l’esito finale. L’espulsione di Simeone per doppia ammonizione ha deciso la partita e da quel momento il Napoli è stato costretto ad occuparsi esclusivamente della fase di contenimento, una difesa stoica che stava per condurre i partenopei ai rigori. Anche in inferiorità numerica, infatti, gli uomini di Mazzarri non hanno concesso palle gol clamorose ai nerazzurri che riescono a realizzare il gol della vittoria solo nei minuti di recupero con Lautaro. Un vero peccato insomma perché la sensazione lampante è che in parità numerica l’esito la partita sarebbe stato tutt’altro che scontato. Da precisare inoltre che direzioni arbitrali di questa portata non risultano purtroppo una novità. Da ricordare, tanto per citare un esempio emblematico, la partita contro la Roma dove gli azzurri, dopo essere stati presi letteralmente a calci per l’intero arco dell’incontro, terminarono la partita addirittura in nove uomini. Deciso il silenzio stampa dalla società, domenica si torna in campo in un delicatissimo impegno contro la Lazio di Sarri e dove, oltre agli indisponibili sopra elencati, si aggiungono i nomi di Kvaratskhelia, Cajuste e Simeone squapificati. Insomma una formazione tutta da inventare e in piena emergenza vera e ma con la consapevolezza che, con questa compattezza, questo carattere, questa determinazione e questo spirito di sacrificio, l’obiettivo Champions non rappresenta più una chimera, arbitri permettendo.


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