Finanziamenti russi. Ma chi ha davvero ricevuto soldi in Italia?
La vicenda di presunti finanziamenti russi alla politica agita gli animi e mette fuori dei fatti che a qualche schieramento politico potrebbe dare enormi noie.
La storia a volte è davvero surreale.
Il maggiore partito della sinistra italiano, discendente diretto (beni inclusi) di quel Pci che per quasi mezzo secolo fu regolarmente e lautamente finanziato dal governo allora sovietico di Mosca e che al Partito comunista al potere a Mosca era gerarchicamente affiliato, oggi si straccia le vesti scandalizzato alla notizia che qualche forza politica italiana potrebbe forse aver ricevuto finanziamenti dal governo russo attuale. Notizia proveniente dal governo statunitense che oggi il “maggiore partito della sinistra” appoggia senza riserve, e che con la Cia durante la guerra fredda finanziava generosamente partiti, istituzioni culturali, case editrici, giornali avversari del Pci.”
Eugenio Capozzi, storico
“Sono tra i pochi che, grazie a Boris Eltsin, hanno potuto visionare l’archivio del Pcus di via Ilinka a Mosca.
All’attenzione degli amici offro il seguente documento inerente l’esercito clandestino del Pci, datato 26 aprile 1974.
In seguito, fornirò quello del 1976, protagonista Ugo Pecchioli.
Da notare che tale documentazione fu valutata dai giudici italiani non degna di sanzioni penali:
«Il capo del dipartimento internazionale del Pcus, Ponomarev, informa il Comitato centrale che «il membro dell’ufficio politico del Partito comunista italiano, compagno Armando Cossutta, a nome della direzione del Pci (compagni Luigi Longo ed Enrico Berlinguer) si è rivolto al CC del Pcus con la richiesta che venga prestata al Pci assistenza per questioni speciali». In particolare Cossutta chiede ai sovietici di «aiutare il partito nell’addestramento di istruttori esperti di collegamenti radio, di cifrari, di tecniche di partito e di tecniche di travestimento e camouflage, nonché nell’elaborazione dei programmi dei collegamenti radio, dei documenti in cifra e nella preparazione di documenti italiani e stranieri per l’uso esterno e interno». Una precauzione che il dirigente di Botteghe Oscure ritiene necessaria per «agevolare il lavoro del partito nelle condizioni di un forte inasprimento della situazione politica nel paese». Secondo Ponomarev sarebbe opportuno proseguire l’assistenza già fornita negli anni passati, accogliendo in Unione sovietica 19 comunisti italiani per un corso di preparazione speciale, «di cui 6 persone per un corso sui collegamenti radio segreti, sull’utilizzo delle emittenti Br-3U e sull’uso dei cifrari, 2 istruttori per la preparazione di radiotelegrafisti e di cifratori, 9 persone per studiare le tecniche di partito e 2 persone per studiare le tecniche di travestimento». Consigliata anche la preparazione di «500 documenti italiani in bianco tra passaporti per l’estero e carte d’identità ad uso esterno» e il confezionamento «per il gruppo dei massimi dirigenti del partito 50 passaporti e carte d’identità, 50 copie di riserva degli stessi documenti del tipo svizzero e francese, nonché parrucche e altri tipi di travestimenti atti a cambiare le sembianze». La questione, fa sapere Ponomarev, «è già stata concordata con il capo del Kgb Andropov, che dovrà occuparsi dell’addestramento», della produzione dei codici cifrati e dei documenti falsi. Il 5 maggio il Comitato centrale approva le richieste, incarica le varie sezioni del Pcus e del Comitato per la sicurezza di Stato competenti per la messa in atto delle operazioni e invia un messaggio cifrato al residente del Kgb a Roma Genadij Feodorovic Borzov: «Incontri il compagno Armando Cossutta e gli comunichi che nel 1974 gli amici possono inviare in Urss per un corso di addestramento speciale 19 persone. (…) Le prime 4 persone per le questioni relative ai collegamenti radio, ai lavori in cifra, e alle tecniche di partito, nonché l’esperto per le consultazioni, potrebbero arrivare a Mosca separatamente, a partire da giugno, rispettando le dovute regole di segretezza»…”
Giancarlo Lehner, giornalista e scrittore, già parlamentare della Repubblica
“…”300 milioni di dollari? Così pochi?”.
Il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e geopolitica, si meraviglia che i russi di Putin possano aver distribuito ai partiti politici di vari Paesi soltanto 300 milioni. Secondo lui, “300 milioni dal 2014 ad oggi sono niente”. Perché “le grandi potenze usano fondi per sostenere le proprie ragioni attraverso la disinformazione oppure attraverso i finanziamenti ai partiti, agli uomini politici e ai giornali o social network”.
E’ insomma una cosa normale. E’ normale che i parlamentari ricevano pressioni e danaro per favorire gli interessi di grandi potenze.
Jean, che conosce come vanno le cose a certi livelli, dice che “noi ci meravigliamo perché siamo dei provinciali”. E assicura che “la politica estera si fa non solo con le armi, ma con i soldi, con i trattati commerciali e, persino, col sostegno ad alcuni partiti politici”…”
Marco Nese, giornalista e scrittore
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