‘Freschibuffi ed altre trasmigrazioni dell’anima’, il teatro canzone diletta con giochi di parole e pensieri bizzarri
Cetara, 5 set. – Onomatopea, giochi di parole e paradossi umoristici sono gli ingredienti ‘cult’ dello spettacolo ‘Freschibuffi e altre trasmigrazioni dell’anima’, in scena il 4 settembre all’interno della rassegna Teatri in Blu, organizzata a Cetara.
Insolita la location (una grotta a strapiombo sul mare), desueta ma sagace, la proposta teatrale del duo formato da Ivan Talarico e Vincenzo Morici.
I due professionisti con chitarra e voce “rianimano la parola” dandole nuova vita, come Prometeo animò con il fuoco la creta.
Sentimenti e routine quotidiane vengono raccolti e manipolati con intelligenza in monologhi originali, restituiti al pubblico con vari Freschibuffi.
Cosa sono però i Freschibuffi pronti a diventare trasmigrazioni dell’anima?
Lo spiegano in scena i due artisti con estrema semplicità: “I Freschibuffi sono spugnette imbevute con alcool che a seconda dell’uso diventano trasmigrazioni. Che cos’è invece l’anima? La coscienza che fa provare un amore tenero, amaro e bellissimo nei mille silenzi del cuore, nonostante a volte sia triste a metà”.
Scherzosamente interpretando, Talarico e Morici offrono al pubblico un saggio di ciò che avviene nelle nostre menti tra torpore e fare brillante.
Vederli sul palco riporta alla mente le interpretazioni di Gaber, Iannacci, Cochi e Renato.
Roba non da poco per chi li applaude favorevolmente, restituendo merito al lavoro certosino, fatto con lo spettacolo.
Talarico e Morici d’altronde tra libri scritti, partecipazioni al Premio Tenco, Italia’s Got Talent, hanno riacceso l’attenzione sul riso amaro all’italiana, fatto di analisi attenta condotta con umorismo.
L’incomprensione è il fulcro dei monologhi; si parte dall’incomunicabilitá nella coppia, per poi passare all’analisi a ruoli ribaltati in ambito sessista, di donne che potrebbero un domani restituire agli uomini ciò che per secoli è stato loro culturalmente reso.
”Trattate molto bene le donne oggi perché domani non si sa mai”, ribadiscono in scena. La tensione diplomatica tra uomo e donna cede il passo alla proiezione nel 2089.
Claudio Morici diventa un vecchietto che oggi sarebbe un preadolescente e se la prende nel 2089 con le nuove generazioni, tutti telepatici, in totale astinenza da social e chat.
Una stigmatizzazione carinissima della dipendenza da social!
Anche il lockdown torna alla ribalta con la sua complessità; il senso di solitudine provato in quel frangente è stato smantellato sul palcoscenico dalle undici tecniche di rimorchio escogitate in fila al supermercato durante la pandemia.
Nel girone infernale della quotidianità, la coppia Talarico-Morici inserisce il dramma comico di cibo, tasse, del traffico cittadino, in cui diventa un’impresa guidare per uscirne vivi.
Si sopravvive grazie alla risata e i Freschibuffi del Teatro in Blu, tingono una serata di settembre con tranquilla leggerezza data dalla parola musicata.
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