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Gay pride, insulti al papa e blasfemia. Una crisi politica che va avanti da anni

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Anna Tortora

Il gay pride ha messo in luce un particolare disagio antropologico culturale. Un evento il cui fine non è la difesa dei diritti, questo è ormai chiaro, ma scatenare polemiche che hanno radici lontane.
Siamo in una crisi antropologica senza precedenti (che non è solo italiana, bensì europea, epocale, anche se quella italiana è più acuta) e senza logica.
È una crisi di tipo strutturale, perché non reggono più i muri portanti di un progetto sociale e storico nel nostro Paese.
Nel 1998 negli USA, per la prima volta, venne riconosciuta a tutti gli effetti come vera famiglia l’unione tra due maschi che adottano un figlio. Quindi ci fu un riconoscimento di un tipo di famiglia non più fondato sull’unione tra uomo e donna.
Il premier Draghi ha parlato di Stato laico che, attenzione, non è laicista e che deve rispettare i rapporti internazionali e il Concordato.
Bartolomeo Sorge paragonava la crisi alla struttura della casa e l’analisi porta a questa risposta: si è rotto il pavimento della casa.
Il pavimento della casa è la cultura di un popolo.

“Quando una cultura rende omogenea una Nazione, allora le strutture reggono”.
Bartolomeo Sorge

La cultura di un popolo è omogenea quando le coscienze di una Nazione sono d’accordo su alcuni valori etici fondamentali. Quando, invece, questi non sono condivisi, la cultura di un popolo si spappola.
La fine della condivisione delle evidenze etiche ha portato ad una dissoluzione del tessuto connettivo.
Cito Benedetto Croce, il patriarca della cultura laica, il quale afferma alla lettera quello che ha detto il premier Mario Draghi (poi, pazienza se a Sinistra si fermano a Stato laico per strumentalizzare).
Croce, che non era credente, anche se ha scritto ‘Perché non possiamo non dirci cristiani’, dice che c’è un nesso necessario che lega i programmi alla fede morale: la proposta politica deve basarsi sul senso morale, sul senso religioso.
Ecco le sue parole: “Il rapporto tra i programmi e la fede morale è che questa precede quelli e li genera e quando essa manca invano si tenta di surrogarla con programmi grandiosi, come un edifizio senza fondamenta non si rafforza coi coronamenti architettonici e colle decorazioni. E’ da vedere quindi se i tanti che si affaticano a costruire programmi non siano mossi dall’illusione di ottenere dall’esterno quello che sentono di non possedere all’interno. E se la cosa sta così, bisogna innanzitutto provvedere a liberarli da tale illusione e a spingerli a rafforzare in sé e negli altri la fede morale. Prima la fede morale, poi i programmi; prima l’animo pronto, poi il braccio vigoroso”.
Guardate come l’intelligenza laica arriva a capire che uno Stato non sta in piedi se non c’è un fondamento etico e culturale.
Prosegue poi il filosofo: “Non sussiste questa unità sui valori morali se manca un habitus religioso”. E spiega: “L’abito religioso è immortale. Esso fa d’uopo coltivare negli animi perché si mantenga salda ed efficace la fede morale”.
Croce si chiede: “Ma una disposizione d’animo come questa sarà di pochi, come facciamo a costruire una società su pochi?” E poi risponde: “Pochi o molti non importa. I programmi di azione seguiranno se c’è una religiosità ed una fede morale che si concretizzano in azioni, altrimenti l’edificio non regge”.

Ed è un’azione giusta dileggiare Gesù ad un gay pride?
Stato laico significa rispetto verso le diverse confessioni, altrimenti saremmo laicisti.
E per concludere…

“La propaganda sull’omosessualità nei confronti dei ragazzini è uno dei valori irrinunciabili dell’UE.
Lo dicono olandesi, tedeschi ed altri efferati sradicatori delle nostre radici giudaico-cristiane”.
Giancarlo Lehner, giornalista e già parlamentare della Repubblica.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.