Giovanni Toti, patteggiamento contro mala giustizia
“Ero sul Golgota e mi hanno lasciato solo”. Così l’ex Presidente della regione Liguria Giovanni Toti dopo aver scelto il patteggiamento.
“I pm, continua l’ex Presidente, hanno sostanzialmente confermato che non c’era un atto illegittimo tra quelli che, secondo loro, sarebbero stati da me influenzati così come, evidentemente, erano legittimi i finanziamenti al comitato Toti”. Secondo l’intervistato i magistrati “hanno interpretato male ciò che avevano. Si può sbagliare, ma se la vita politica di una Regione e la vita di tante persone possono essere devastate da qualcosa che poi produce un accordo su 1.500 ore di lavoro socialmente utile io penso che sia il legislatore a dover intervenire”.
“Bravo Toti, meglio patteggiamento da innocente che 7 anni di gogna.” Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo
“La scelta dell’ex Presidente della Liguria Toti di chiedere il patteggiamento e la decisione della Procura di prestare il consenso inducono a qualche considerazione.
La prima. Una Procura che presta il consenso in una vicenda come questa, almeno per come ci è stata presentata, manifesta a mio parere, una grande insicurezza nelle proprie evidenze probatorie e nella stessa qualificazione giuridica dei fatti, quasi abbia colto nella richiesta di patteggiamento una insperata via di fuga da un dibattimento del quale mostra di aver avuto paura. A fronte, infatti, della estrema teorica gravità delle contestazioni e della durezza della misura cautelare, la pena concordata appare ridicola.
La seconda. Il consenso al patteggiamento evidenzia un mutamento della funzione dell’Accusa e dello stesso processo penale, quantomeno in tema di reati contro la pubblica amministrazione. Consentire il patteggiamento, infatti, dimostra che la Procura aveva interesse più a un giudizio etico moralistico sul Presidente e sulla presidenza che non a un giudizio di responsabilità penale. Funzione e ruolo della Pubblica accusa ne escono così stravolti da una sorta di mutazione genetica incostituzionale. La magistratura, almeno quella inquirente cessa di essere una corporazione per diventare una casta sacerdotale, una sorta di nuova e moderna Santa inquisizione di cui, purtroppo, sembra aver adottato anche i metodi. Una nuova Santa inquisizione la cui missione è incidere profondamente sul potere secolare senza dover rendere conto a nessuno. L’impressione, insomma, è che si sia perseguito Toti non per delle ipotesi di reato ma per un modello di amministrazione ritenuto riprovevole sul piano etico e morale e non su quello giuridico.
La terza. Anche la funzione difensiva, purtroppo, manifesta in questo caso come in altri, un pericoloso cedimento. Un passaggio da funzione di contrasto sul piano processuale delle tesi o teorie dell’accusa a una sorta di comoda e riprovevole funzione liquidatoria della posizione processuale dell’assistito di turno.
Capirete bene che tutto ciò ci sta portando nel baratro. Ci sta portando nel delirio della giustizia religiosa amministrata da una casta sacerdotale pervasa di furore moralistico e decisa a imporre la propria supremazia con la pavida e comoda acquiescenza di chi, invece, ha giurato di battersi per dimostrare l’innocenza del proprio assistito. E senza dimenticare che si è innocenti non solo quando vi siano le prove dell’innocenza ma anche quando mancano quelle della colpevolezza.”
Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica
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