21 Dicembre 2024
Arte e SpiritualitàMagazine

Gladiatori al Mann, storie ed abitudini di antichi eroi in mostra con 160 reperti

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Napoli, 5 mag. – Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli accoglie la mostra ‘Gladiatori’, in allestimento fino al 6 gennaio 2022. Inaugurata il primo maggio, nelle prime due giornate di esposizione ha registrato oltre 1.500 visitatori.

Il gran Salone della Meridiana del MANN ospita ben 160 reperti divisi in 7 sezioni di racconto. Armi di gladiatori, stili di vita degli stessi, sono accompagnati dalla mostra tecnologica ‘Gladiatorimania’, accolta nel Braccio nuovo del Museo per narrare gli antichi spettacoli organizzati in tutte le aree dell’Impero Romano ed in particolare, presso gli Anfiteatri della Campania.

Organizzata in collaborazione con il Parco Archeologico del Colosseo ed il Parco Archeologico di Pompei, la mostra è stata promossa con il sostegno della Regione Campania.

Clio, musa della storia, abita un allestimento che tra elmi, scudi, rilievi e spade, racconta le gesta di valorosi combattenti, intenti nell’arena a giocarsi la vita in spettacoli considerati munera, ovvero doni.

Promossi gratuitamente dai magistrati, gli spettacoli antichi erano manifestazione di forza e disciplina, tanto da suscitare l’entusiasmo crescente del pubblico, divenendo addirittura strumento di propaganda politica.

Spesso offerti in età imperiale dall’imperatore come esibizione della sua munificenza a favore del popolo,  i munera venivano amministrati da appositi funzionari dediti all’organizzazione tecnico-amministrativa, alla scelta di costumi, gladiatori, cacciatori e scenografie.

Offerti come spettacoli per omaggiare la salute dell’imperatore, l’inaugurazione di opere pubbliche o per celebrare un parente defunto, i ludi gladiatorii si diffusero in tutte le città dell’impero romano.

Ma l’antichità è piena di testimonianze di uomini arditi come i gladiatori. Nell’Iliade Omero scriveva: “Invitiamo due uomini valorosi a vestire l’armatura, a impugnare l’asta dalla punta di bronzo, a misurarsi l’uno contro l’altro in duello davanti alla folla”. Questo cadenzato atto di vestizione è celebrato da un cratere che ne evidenzia la solennità, esposto all’ingresso della sala della Meridiana.

I protagonisti di questo rituale erano a Roma, il Trace (Spartaco ne era un rappresentante), il Mirmillone  e il Provocatore, distinti tra loro dall’elmo e dalle armi che indossavano. Il Trace aveva un elmo di tipo attico, con cresta a forma di grifo e si scontrava con il Mirmillone, dotato di cresta per il cimiero; mentre il Provocatore indossava un elmo ovoidale, privo di tesa sporgente, per evitare di rimanere impigliato nella rete dell’avversario.

I gladiatori, uomini che provenivano dalle diverse province dell’impero romano, potevano essere prigionieri di guerra, schiavi destinati agli spettacoli, criminali condannati a morte da inviare disarmati nell’arena e liberti, oltre che uomini liberi che volontariamente si sottomettevano al lanista, l’impresario che si occupava del loro mantenimento presso la schola. Alcuni avevano un nome di battaglia identificativo del valore, come Leo, Tigris, Ferox; altri si erano ispirati a figure mitologiche come Diomedes, Hercules, Castor. Venivano reclutati intorno ai 17-18 anni e combattevano fino ai 30 anni nell’arena. Alcuni riuscivano anche ad avere famiglia, tanto che non mancano attestazioni di gladiatori che facevano erigere sepolture per le consorti. Si nutrivano di cereali e legumi, atti a dare al corpo uno strato di grasso che ne proteggesse le parti vitali dai colpi di combattimento, onde evitare che venisse compromessa la funzionalità muscolare. Si allenavano in una scuola dedita all’addestramento, guidati dai doctores, maestri d’armi specializzati in varie tecniche. Erano sottoposti a discipline severe che prevedevano addirittura punizioni, tanto da essere incatenati.

Combattevano in tecniche corpo a corpo o contro animali (sia esotici che addomesticati) nelle venationes, istituite nel 186 a.c. per evidenziare audacia e disprezzo della morte, da parte dei gladiatori. La storia narra che sotto Tito, durante cento giorni di spettacoli offerti per l’inaugurazione del Colosseo, furono uccisi novemila animali tra erbivori e carnivori.

Uomini così diversi, così vicini agli eroi, i gladiatori sfidavano il tempo e la storia, schiavi di uno spettacolo che li voleva ora galeotti, ora atleti, ora prigionieri di un sistema che temprava la resistenza umana al volere del fato.

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.