Governo Draghi e la vera Destra. Intervista a Massimo Corsaro
Per la mia rubrica “Il Personaggio” sono lieta di ospitare Massimo Corsaro, già parlamentare della Repubblica.
– Ciao Massimo, tutto bene?
“Sì, tutto bene”.
– Governo Draghi, la posizione di Fratelli d’Italia è giusta?
“Più che la posizione di Fratelli d’Italia che è legittima, nel senso che rientra nella posizione dei partiti di fare scelte autonome, dunque non contesto il fatto che loro decidano di muoversi in un senso piuttosto che in un altro. Il mio parere è di forma, per una serie di considerazioni, prima di tutto, di carattere politico. Pensare che rispetto ai Governi che abbiamo avuto negli ultimi anni, un Governo affidato ad uomo di esperienza e soprattutto di caratura internazionale, dove per caratura intendo la somma della qualità personale e della autorevolezza con cui può interlocuire con il resto del mondo, come Mario Draghi, mi pare sia un passaggio che già di per sé avrebbe meritato un’attenzione particolare, perché differentemente da ciò che si dice per sminuire questa scelta, Draghi non è Monti. Qui siamo nell’orizzonte contrario. Monti era stato chiamato in una situazione pre fallimentare con l’obbligo di tagliare delle spese, cosa che nessun partito si sarebbe assunto la responsabilità di fare (quando sei al Governo e tagli le spese, rischi di perdere gli elettori), quindi si assunse un tecnico esterno. Dolorosa o meno la fase di contrazione che Monti impose.
Con Draghi, dunque, siamo in un orizzonte diametralmente opposto. Qui siamo di fronte ad un Governo che avrà, nel prossimo anno, il compito di gestire una messe di denaro assolutamente sconosciuta nella storia italiana. La dimostrazione di un recente passato della politica è di una classe dirigente, nel suo complesso, che non sembra avere mostrato quelle qualità di lettura a lungo degli investimenti: gente che con denaro inferiore rispetto a quello che dovrà gestire Draghi, è stata capace di spendere soltanto per avere il consenso di qualche microcategoria, per fare il favore a quello che deve importare le mascherine, o a quello dei banchi a rotelle, o a quello dei monopattini che non avrebbe mai immaginato di vendere nella sua vita. Tutte spese improduttive che non corrispondono alla necessità di oggi. Francamente, ritenere che Draghi non sia la persona giusta è complicato… questo è l’aspetto tecnico.
Poi c’è l’aspetto politico, per cui io avrei fatto una scelta diversa. Se tu, oggi, ti chiami fuori da questa responsabilità, da un lato fai una scelta che non può definirsi patriottica, perché la scelta patriottica non è una scelta di parte ma è per gli interessi comuni, quindi questo era proprio il momento in cui il tanto paventato patriottismo doveva essere messo alla prova. Un altro aspetto è che se, oggi, abitui all’idea di poter essere superfluo perché ti chiami fuori dall’assunzione di responsabilità, i partiti che vedranno poco la palla di Governo (perché Draghi farà le cose importanti, giustamente e fortunatamente da solo nella sua stanza), con cosa giocheranno? Con la famosa regola del gioco. Arriveranno a trovare un’intesa per fare una legge elettorale proporzionale, probabilmente più proporzionale di quanto non sia quella attuale, per la prossima legislatura. La legge proporzionale ha un doppio effetto, da un lato fa finire l’appetibilità elettorale delle cosiddette coalizioni, dall’altro, dopo le elezioni, quando i partiti, liberi da vincoli pre elettorali, dovranno fare la somma tra di loro per arrivare ad un Governo, la cosa più semplice sarà tenere fuori quelli che non hanno condiviso la responsabilità di un’azione straordinaria. E non è un caso che le due estreme siano quelle che non si riconoscono nel Governo: Fratelli d’Italia da una parte, Fratoianni da un’altra. Cosa è di più semplice che non immaginare che nella prossima legislatura gli uni e gli altri saranno tenuti fuori dagli accordi che i partiti, con una legge proporzionale, saranno chiamati a mettere a tavolino? Quindi, è un rischioso ritorno alla marginalizzazione che, secondo me, è esattamente il contrario di un percorso svolto dalla Destra nei vent’anni di Alleanza Nazionale”.
– Cosa pensi della riconferma di Luigi Di Maio agli esteri?
“Scindo l’emotività dalla riflessione politica. Emotivamente, Di Maio lo avrei riaccompagnato sugli spalti del San Paolo (ora Maradona ndr), anche perché non essendoci il pubblico, in questo momento, avrebbe avuto molto più semplificato il suo lavoro…le noccioline e la Coca Cola avrebbe dovuto distribuirle a cento persone e non a ottantamila. Insomma, gli avrei affidato un compito più confacente alle sue qualità.
Al netto dell’emotività, il ragionamento vero secondo me, Draghi è l’unico conosciuto al mondo, per caratura e autorevolezza, che sia riuscito ad imporre le sue scelte alla Merkel e alla Germania, per cui può avere agli esteri un Paperino, perché alla fine sulle cose che contano è lui ad alzare il telefono ed è lui che comunica. Il ministro degli esteri in un Governo Draghi non esiste come non è esistito nel Governo Berlusconi; con un Presidente del Consiglio forte che accentra su di sé le relazioni internazionali, il ministro degli esteri andrà a tagliare qualche nastro e a spostare qualche ambasciatore da una sedia all’altra. Più di questo non farà. Dal punto di vista strettamente politico, Draghi ha fatto una scelta molto intelligente, cioè poteva fare come Monti tutti fuori e i tecnici esterni nel Governo. Io sono stato il vice capogruppo del Pdl, il partito più grosso che c’era in Parlamento, e le tensioni e i momenti di reciproco condizionamento che ci sono stati in quei due anni di Governo Monti erano all’ordine del giorno. Il motivo è questo: Monti è stato una scelta imposta dalle contingenze, era mal sopportato, soprattutto da noi che venivamo dal Governo di cui ci sentivamo defraudati. Draghi, invece, ha vincolato all’adesione al suo Governo i partiti, perché ha preso alcuni personaggi di riferimento importanti all’interno della geografia dei partiti che lo devono sostenere e li ha messi in condizione di non ‘nuocere’. Se tu ci pensi i dicasteri più importanti, quelli in cui si gestirà il denaro, con la sola eccezione di Giorgetti, che, comunque, è legato a Draghi, sono tutti tecnici di espressione di Draghi. Ciononostante, lui ha lasciato dentro i partiti, perché voglio vedere i 5stelle votare contro un Governo in cui c’è dentro Di Maio, Forza Italia esprimersi contro Brunetta, Gelmini e Carfagna e così via. È stata una scelta da politico navigato, altro che tecnico”.
– Detto questo, tu perché non torni in politica?
“Guarda, io sono un raro caso di figura che si è chiamata autonomamente fuori dalla politica. Me ne sono uscito, ad un certo punto, da un partito che avevo contribuito a costituire, poiché non mi riconoscevo nella linea di politica economica che quel partito aveva assunto, totalmente contraria alla mia sensibilità. Non ho trovato, a fine legislatura, nessuna opzione politica che fosse compatibile con la mia sensibilità e ho deciso, dopo una carriera lunga e immodestamente importante (13 anni come assessore alla regione Lombardia, 10 anni da deputato), di andarmene, senza approdare in un altro partito. Ho lasciato un partito in crescita, in quanto non ne condividevo le idee. Non torno in politica perché? Perché quel soggetto politico che auspico, cioè di una Destra economicamente moderna e internazionale, che sia prevalentemente di stampo liberista, di impostazione conservatrice (ciò che la Destra è in tutte le parti del mondo) non c’è. Da noi, purtroppo, chi rappresenta la Destra dà un messaggio politico, in particolare nelle materie sociali ed economiche, che nel resto del mondo, naturalmente, alberga a sinistra. Io lì non mi sento rappresentato e, al momento, non vedo niente di quello che è stato Alleanza Nazionale e quello che ha provato ad essere il Pdl. Ho lavorato per anni in quei due partiti per creare quel tipo di politica governativa. Rientrare per dire ci sono, non appartiene alla mia cifra. Ho fatto politica mantenendo la mia attività professionale, essendo libero di discernere se le cose andassero bene o viceversa; quando hanno smesso di andare bene, ho deciso di tornare al mio mestiere.
Per fortuna, il pranzo e la cena li metto insieme, indipendentemente dalle volontà di qualunque capo bastone”.
La Politica è un cosa seria, essere fedeli al proprio ideale è l’ancella principale.
Ringrazio il dottor Corsaro per la piacevole conversazione, sperando in un suo ritorno in politica e in una vera Destra.
ILMONITO è orgoglioso di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi, interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico. Per questo chiediamo a chi legge queste righe di sostenerci. Di darci un contributo minimo, fondamentale per il nostro lavoro. Sostienici con una donazione. Grazie !  
ILMONITO crede nella trasparenza e nell'onestà. Pertanto, correggerà prontamente gli errori. La pienezza e la freschezza delle informazioni rappresentano due valori inevitabili nel mondo del giornalismo online; garantiamo l'opportunità di apportare correzioni ed eliminare foto quando necessario. Scrivete a [email protected] - Questo articolo è stato verificato dall'autore attraverso fatti circostanziati, testate giornalistiche e lanci di Agenzie di Stampa.