21 Novembre 2024
PoliticaPolitica Interna

Governo Draghi e Spirito Repubblicano

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Anna Tortora

Draghi avrà da lavorare eccome. Basta conflitti è ora di dare risposte concrete perché i problemi sono vari.

“Ciò che mi ha convinto di più è che finalmente l’Italia torna ad avere una VISIONE ispirata a degli ideali all’interno dei quali si declinano delle azioni. Questo è far politica, questo è tornare a dare una dignità alla centralità del Parlamento.
Torna la stagione della COMPETENZA, dell’autorevolezza: è un cambio di passo di cui sentivamo fortemente il bisogno. E condivido la scelta di puntare sul piano vaccini, sul Recovery Fund, sulle infrastrutture, sulla riforma del fisco.
È un cambio di paradigma che porta ad offrire agli italiani la ricerca di un consenso basato sulla solidità del costruire un’alternativa per il futuro e misurandosi solo ed esclusivamente sui risultati che otterremo.
Noi vogliamo che l’Italia torni ad essere il Paese delle opportunità e non il Paese delle paure. Forza Italia c’è e ci sarà, al fianco del presidente Draghi con le idee di sempre e tutta la nostra serietà”.
Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia

Intanto in Senato il centrodestra ha più voti dei giallorossi.
Spirito repubblicano e vero patriottismo.

“Faccio parte della vasta schiera di italiani che ha voluto questa soluzione politica e vuole partecipare contribuendo col pensiero e con l’azione alla buona riuscita del governo Draghi. Un governo che nasce con un ampio sostegno delle forze politiche e dell’opinione pubblica nel perdurare di un’emergenza che è insieme crisi e opportunità.
Ci sarà presto occasione per scrutare gli effetti che sul sistema politico può avere – nell’immediato e nel medio termine – quell’embrione di unità nazionale che si rispecchia nel governo e che deve trovare nel Parlamento il suo fondamento e il suo sprone. A ben guardare l’esperienza in corso non descrive soltanto una fase straordinaria di collaborazione tra forze politiche che hanno già collaborato formando governi insieme e tra altre che, diversamente, sono sempre state rivali come il PD e la Lega o Forza Italia e i 5 Stelle.
In altra parte di questo numero, l’Avanti! ricapitola le precedenti esperienze di unità nazionale per cogliere analogie e differenze con quella in corso e magari qualche utile insegnamento. Quel che qui preme è, invece, di capire se, come e con quali obiettivi potrebbe maturare tra le forze politiche in Parlamento un comune sentire che ispiri alcune scelte che non concernono l’appoggio o l’opposizione al governo Draghi, ma appartengono alla comune responsabilità parlamentare e investono il futuro della Repubblica e della democrazia italiana.
Non credo che al di là dell’emergenza la maggioranza che vota la fiducia possa condividere un progetto politico generale. E non intendo speculare sull’ispirazione politica “socialista e liberale” che da sempre è la nostra e alla quale in un recente passato si è richiamato il presidente Draghi. Penso piuttosto a come tutte le forze parlamentari potrebbero collaborare nell’ambito che è loro proprio: quello delle riforme costituzionali e della nuova legge elettorale; dunque in autonomia dal governo ma pur sempre in coerenza con la loro responsabilità repubblicana.
In concreto, è a tutti evidente la necessità di adeguare quelle norme della Costituzione che risultano disallineate con l’esito del referendum popolare che ha sancito il taglio del 40 per cento dei seggi della Camera e del Senato. Intanto deve essere chiaro che senza una riforma costituzionale l’elezione – tra un anno – del prossimo presidente della Repubblica, proprio in conseguenza di quel taglio, risulterebbe alterata nella composizione prevista dalla Costituzione con un netto incremento del peso dei delegati regionali a fronte di quello drasticamente ridotto del Parlamento nazionale. Una colpevole inerzia che lasciasse le cose come stanno violerebbe la lettera e lo spirito della Costituzione con conseguenze imprevedibili.
D’altra parte, senza una riforma della vigente legge elettorale Camera e Senato ‘tagliati’ non garantirebbero la rappresentanza di alcuni territori, di alcune provincie, di alcune regioni autonome. E anche questo esito sarebbe in palese contrasto con la Costituzione. Non sfugge poi a chi ha coscienza di come funzionano le nostre istituzioni rappresentative che un Senato di soli duecento membri o sarebbe indotto a recepire col silenzio assenso i provvedimenti varati dalla Camera o non sarebbe in condizione di assicurare ai provvedimenti di legge un esame e una istruttoria adeguati in commissioni mutilate nel numero dei loro membri, impoverite di esperienze e di qualità.
Ebbene, poiché in forza di un referendum popolare la riduzione dei senatori a 200 e deideputati a 400, è entrata nella Costituzione mentre permane il problema del bicameralismo – cioè di due Camere che replicando lo stesso ruolo e le stesse funzioni rallentando il processo legislativo – perché non fare di necessità virtù? Perché un vasto accordo parlamentare in cui sarebbero tutti vincitori non potrebbe finalmente produrre un vero big bang della nostra Repubblica parlamentare?
Gli ultimi due anni di legislatura sono più che sufficienti per una revisione che istituisca un’unica Assemblea Nazionale di 600 membri sostitutiva sia della Camera dei Deputati che del Senato della Repubblica. In tal modo non solo assorbiremmo in un’unica revisione quelle necessitate dal taglio dei parlamentari ma finalmente supereremmo l’improvvido bicameralismo tante volte denunciato e si doterebbe la Repubblica di un Parlamento monocamerale pienamente rappresentativo, efficiente ed efficace del tutto in linea con le migliori democrazie moderne e proporzionato alla popolazione nel numero dei suoi membri.
Quanto alla legge elettorale vi è un unico sistema che può garantire insieme con la rappresentanza democratica, il pluralismo politico e fondare il diritto a governare sull’espressione quanto più diretta possibile della volontà popolare: è il sistema a doppio turno. Un primo turno garantirebbe a tutte le forze che superano una soglia minima il diritto di tribuna, il secondo turno in forma di ballottaggio tra le forze o le coalizioni più votate assicurerebbe un vincitore certo.
Ecco due occasioni straordinarie per tutti i partiti, di riconquistare con il loro ruolo costituente quel primato della politica logorato da decenni di ritardi, di inadempienze e di vane promesse”.
Claudio Martelli

Nulla da eccepire e ancora l’ex guardasigilli
“Zingaretti e Salvini si incontrano per discutere di riforme istituzionali ed elettorali.
Già è una buona notizia che non litighino, se poi trovassero un accordo sarebbe ancora meglio.
Visto che un Referendum ha confermato il taglio di Senatori e Deputati e però rimangono in vita sia la Camera sia il Senato che a ranghi ridotti dovrebbero a fare lo stesso lavoro due volte, perché non unificarle in un’unica Assemblea Nazionale di 600 eletti?
Con la fine del bicameralismo si velocizzerebbero tutte le procedure parlamentari con un enorme risparmio di tempi.
Non solo, unificando gli apparati amministrativi  e burocratici sottostanti si risparmierebbero molti più soldi dei pochi risparmiati col taglio dei parlamentari.
Per la legge elettorale, anche qui, la soluzione ideale è la più semplice. Un sistema a doppio turno: proporzionale al primo turno e ballottaggio tra le due coalizioni o i due partiti meglio piazzati al secondo.
In tal modo ci sarebbe pieno rispetto della volontà degli elettori, un vincitore certo, una stabilità garantita per 5 anni.
Monocameralismo e doppio turno sono due soluzioni nell’interesse generale, non danneggiano nessuno, produrrebbero un grande rinnovamento della Repubblica e un modo di far Politica più responsabile e più vicino ai cittadini.
Per dirla con Draghi: ‘Spirito Repubblicano’.”

Le cose non vanno proprio tutte per il verso giusto.
“Vittorio Colao, l’uomo del digitale, che usa solo termini tecnici esclusivamente in inglese, appena nominato ministro per l’innovazione sta collezionando proteste e critiche.
Il suo piano, se non ha cambiato idea, si basa su due iniziative che farebbero felici le banche. Primo: vuole abolire completamente il contante. Tutto pagato con carte di credito. Secondo: se tu prelevi contante col bancomat ti deve essere applicata una tassa. Cioè per prendere i tuoi soldi devi pagare un’imposta.
Una follia.
Colao passa per un grande manager, ma mi sembra un personaggio stravagante. L’ho conosciuto quando fu amministratore delegato della Rcs, la editrice del Corriere della Sera. Non lasciò una grande impressione. L’unica cosa buona che ricordo di lui è una bella edizione della Divina Commedia che fece avere a noi giornalisti come regalo per le feste natalizie.
Ma c’è un dato fondamentale e il Governo Draghi non lo sottovaluterà. Si spera”
Marco Nese

Il Governo dovrà lavorare molto in termini di comunicazione. L’era Casalino è finita.
“La comunicazione sulla epidemia in Italia è diventata un pericolo per la pace sociale. Protagonismi, conflittualità tra istituzioni, illogicità inefficienze, generano sfiducia e rabbia nel popolo  con paure ansie e danni che rischiano di sfociare in reazioni collettive molto temibili”.
Girolamo Sirchia, medico e già ministro della sanità con il governo Berlusconi.
Anche il Prof. Roberto Burioni ha molto da dire a riguardo.
“La nuova moda è terrorizzare con la variante. Vorrei farvi notare che varianti virali emergono continuamente e, fino a prova contraria, non rappresentano un pericolo. Vale per le varianti quello che vale per i cittadini: innocenti fino a prova contraria.
In particolare non c’è nessun elemento che ci faccia pensare che quelle già individuate sfuggano all’azione dei vaccini più potenti, anzi dati preliminari sembrano suggerire il contrario, anche se poi naturalmente dovremo vedere cosa succede in concreto. Per esempio, in concreto in Israele la variante inglese è contrastata impeccabilmente dal vaccino.
Il futuro non possiamo predirlo, ma non è detto che una variante resistente al vaccino possa comparire, pensate solo al morbillo che ha un meccanismo di replicazione del  suo genoma a RNA molto più impreciso del coronavirus e questo introduce più mutazioni del coronavirus.
Il vaccino contro il morbillo è stato messo a punto negli anni ’60 ed è ancora efficace come il primo giorno.
Calma e vaccini, soprattutto tanti vaccini. Se ci sono somministriamoli, se non ci sono produciamoli, se siamo in ritardo non perdiamo altro tempo”.
Roberto Burioni

Uno sguardo critico al presente per ripartire verso il futuro.
“Lo sguardo rivolto al futuro, l’attenzione alle nuove generazioni, alle necessarie riforme per modernizzare il Paese, alla parità fra i sessi come questione strutturale: l’intervento del presidente Draghi è stato molto emozionante e sento tutta la responsabilità per il lavoro che ci attende. Le sue parole sul Mezzogiorno, in particolare, hanno individuato con precisione le priorità che caratterizzeranno la mia attività: aumento dell’occupazione, con particolare attenzione a quella femminile, crescita degli investimenti, contrasto al declino demografico e allo spopolamento delle aree interne. Per realizzare tutto questo dobbiamo garantire una formazione di qualità, soprattutto in settori strategici, rinnovare e rafforzare la pubblica amministrazione, preservare la legalità. Da qui partiremo, con una visione di insieme che coinvolge tutto il territorio nazionale e guarda alle ragazze e ai ragazzi. Per loro, con loro, rimetteremo in piedi il Paese”.
Ci si aspetta il meglio, perché il peggio l’abbiamo lasciato. È ora di avere lo Spirito Repubblicano.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.