Guerra Russa – Ucraina. Intervista con Gianmanco Volpe, giornalista e analista di politica internazionale
Per la mia rubrica IL Personaggio sono lieta di ospitare Gianmarco Volpe che ci parlerà del conflitto Russia – Ucraina.
L’Italia è schierata contro la Russia, ma c’è chi giustifica l’invasione di Putin. Tu cosa ne pensi.
“L’invasione di Putin, oltre a essere una mossa estremamente stupida, è ingiustificabile. Su questo dobbiamo essere chiari. Al massimo, si può tentare di comprenderne le ragioni. Ma anche qui bisogna sgomberare il campo da tanti luoghi comuni che rimbalzano in questi giorni nelle ricostruzioni di tanti commentatori, professionisti e non. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un’azione militare preparata da tempo e ha delle ragioni essenzialmente strategiche. Basta dare un’occhiata a una carta geografica: dai Carpazi fino a Mosca è aperta pianura, un territorio difficilmente difendibile che la Russia avverte da sempre l’esigenza di controllare per non essere militarmente esposta verso l’Europa. Questa esigenza è legata alla sindrome di accerchiamento dalla quale tutti i leader russi della storia sono stati contagiati: la Russia è un territorio enorme e sterminato, circondato da potenze (bisogna guardare anche all’estremo Oriente) e ricco di minoranze etnico-linguistiche: difenderlo è affare maledettamente complicato, ed è sempre stato il cruccio numero uno del Cremlino.’
C’è un’ambiguità sull’espansionismo NATO ad Est?
“Anche qui bisogna fare chiarezza, perché leggere l’invasione dell’Ucraina come una risposta diretta all’inglobamento dell’Ucraina nella Nato (che già prima della guerra non era affatto in vista) significa perpetuare la propaganda di Putin. La Russia è un Paese, la Nato è un’alleanza alla quale, al massimo, si aderisce volontariamente. Più che di ambiguità, io parlerei di miopia dei leader occidentali che in una ben precisa epoca storica, ovvero negli anni Novanta, hanno preferito continuare a guardare la Russia come avversario strategico invece di tenderle una mano in un momento di gravissima difficoltà. Questo atteggiamento, figlio dello strapotere e di una certa hybris degli Stati Uniti dopo la vittoria della Guerra fredda, ha favorito l’ascesa a Mosca di un leader autoritario come Putin e ne ha anche alimentato la diffidenza e l’ostilità nei confronti dell’Occidente. Quella finestra temporale si è chiusa definitivamente tra il 2007 e il 2008: in quei due anni abbiamo avuto lo storico discorso anti-americano di Putin alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il nì della Nato all’adesione di Georgia e Ucraina e, infine, l’intervento militare della Russia in Georgia. Un’operazione che, peraltro, ha diverse cose in comune con quel che stiamo vedendo in questi giorni.”
Romano Prodi, D’Alema e altri ex esponenti della politica, hanno detto che la mossa della Russia era prevedibile…
“Sì, ora son buoni tutti. Prima dell’invasione me ne ricordo pochi sicuri che la Russia avrebbe attaccato. Molti, anzi, ironizzavano sugli allarmi che da settimane gli Stati Uniti andavano suonando. Io stesso, pur conscio delle mire strategiche di Putin sull’Ucraina, ero molto scettico e non ho problemi ad ammetterlo. Il lavoro di chi osserva e racconta la politica internazionale non è quello di prevedere il futuro, ma di capire e interpretare le ragioni degli attori in gioco. Le decisioni dei leader, però, non sono sempre del tutto razionali, possono essere influenzate da fattori contingenti, errori di valutazione, tratti caratteriali che si accentuano, e anche da chi li circonda o non li circonda.”
Parliamo del Memorandum di Budapest tra la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito?
“Parliamo di un accordo del 1994 con il quale l’Ucraina accettava di smaltire le scorte nucleari ereditate dall’Unione sovietica e, in cambio, riceveva dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Francia) garanzie sul rispetto della propria indipendenza e integrità territoriale. È la prova che Mosca si era già impegnata a riconoscere l’Ucraina nella sua forma attuale, una posizione disconosciuta nel 2014 con l’annessione della Crimea e con l’appoggio ai separatisti del Donbas. La scorsa settimana Putin ha fatto un ulteriore passo indietro, arrivando a mettere in discussione l’esistenza stessa dell’Ucraina come entità statale.”
Wuesta guerra, come tutte le guerre, cambierà molte cose. La Russia ne uscirà sconfitta o più forte?
“La Russia difficilmente perderà questa guerra, ma ancor più difficilmente ne uscirà più forte. La prima cosa la dico perché la sproporzione tra le forze in campo è troppo ampia. Però c’è vittoria e vittoria. Putin si aspettava di vedere l’esercito ucraino sciogliersi a fronte dell’avanzata delle forze russe. Così non è andata. I russi saranno probabilmente costretti a combattere strada per strada, rischiano di perdere molti uomini e, quand’anche riescano a decapitare il governo ucraino e a instaurare un esecutivo fantoccio a Kiev, dovranno affrontare un lungo periodo di guerriglia e mantenere forze di occupazione in Ucraina a tempo indeterminato. Questo indebolirà ulteriormente un Paese che sarà già stato messo in ginocchio dalle sanzioni occidentali, i cui effetti andranno pesati sul lungo periodo. Mi sembra che in Ucraina Putin sia andato a infilarsi in un imbuto. O gli diamo una mano a uscirne, oppure vi troverà la morte politica.”
Una situazione che ha destabilizzato tutti e che tutti si augurano finisca nel migliore dei modi.
Ringrazio Gianmanco Volpe per la piacevole conversazione.
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