‘Il corpo dell’idea’, Leopardi e Vico colonne del pensiero in mostra a Napoli
Napoli, 25 mar. – Da giovedì 21 marzo abitano la Sala Dorica di Palazzo Reale. A Napoli le celebrazioni in onore del bicentenario dell’Infinito leopardiano, vengono omaggiate da manoscritti originali di Gian Battista Vico e Giacomo Leopardi.
Due colonne d’Ercole del pensiero immaginativo costruito attraverso l’arte della parola scritta, animano la mostra ‘Il corpo dell’idea’, visitabile fino al 21 luglio.
Sulle pareti incorniciate a mo’ di pergamena appaiono estratti dallo ‘Zibaldone’ o dalla ‘Scienza Nuova’. Filosofia e poesia si incontrano sotto lo sguardo vigile ed attento di sculture provenienti dal museo Archeologico Nazionale e dal museo di Palazzo Reale.
Tra esse sovrasta Omero, che illo tempore accese amor di lettura nel giovane di Recanati, ispirandolo con l’Iliade, per tutta una vita.
Il Canto dei Canti che han lasciato il segno nella civiltà, ha così impresso la sua impronta nei Canti napoletani di Giacomo. Il viaggio in seno alla conoscenza ispirato dal caecus Homerus si compie nello scrutare astri, luna e paesaggi notturni e si concretizza nella scrittura dello Zibaldone. Il manoscritto con le sue 4526 pagine ricorda la mano intenta di Leopardi, preso a numerarle una ad una, riflettendo sul vivere umano.
Inganni, segreti e verità del reale abitano l’impazienza conoscitiva del poeta che cerca nei versi vaghezza e indefinito. Il profondo valore filosofico attraversa tutte le opere di Giacomo, pronto a delineare in modo pittorico nella Ginestra e nell’Infinito, la natura prigioniera dell’uomo. Filologo, filosofo e poeta, il Leopardi da tria corda (tre cuori), tiene a Napoli la sua lezione su Omero, a distanza di anni ed anni.
Gli antichi favoleggiano così sul futuro e ci riportano a Gian Battista Vico, filosofo illustre della città di Napoli. Il pensiero del verum-factum, della storia ideale eterna, lega questo precursore delle idee al nostro Leopardi. Come lui Vico si accinge alla “discoverta di Omero”; non seppellisce i miti di Achille ed Ettore, ma in essi trova sparso il seme del mondo.
L’ordinatore dei poemi addomestica coi versi la ferocia degli uomini, delle loro pene, proprio come fanno Vico prima, e Leopardi poi. I tre si rivolgono all’individuo fiero e selvaggio, ribadendo: “Dunque il decadimento dell’uomo non consiste nel decadimento della ragione, ma nell’incremento”.
Così i classici come Omero, Esiodo, Erodoto, Virgilio e i loro affini, parlano ai posteri, in una mostra sensibilmente evocativa, da non perdere.
Orari Mostra:
Lunedì – Venerdì 10.00/17.00
Mercoledì chiuso
Sabato, Domenica e festivi 10.00/19.00
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