Il Costruttore le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi. Il nuovo libro di Antonio Polito. Intervista con l’autore
Per la mia rubrica IL Personaggio sono lieta di ospitare Antonio Polito che ci parlerà del suo nuovo libro 𝑰𝑳 𝑪𝑶𝑺𝑻𝑹𝑼𝑻𝑻𝑶𝑹𝑬, 𝒍𝒆 𝒄𝒊𝒏𝒒𝒖𝒆 𝒍𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒊 𝑫𝒆 𝑮𝒂𝒔𝒑𝒆𝒓𝒊 𝒂𝒊 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒊 𝒅𝒊 𝒐𝒈𝒈𝒊.
Il libro di Polito descrive la forza morale di uno statista che seppe costruire un’Italia sconfitta e abbandonata. Era necessario colmare le gravi carenze di una generazione di italiani privi di esperienza democratica dopo vent’anni di dittatura. E De Gasperi fu “chiamato” a compiere scelte decisive per il Paese. Tutto ciò in un contesto internazionale difficile, con la prospettiva non ipotetica di finire nell’orbita del comunismo stalinista.
De Gasperi ha saputo unire una forte carica morale del servizio politico ad una grande competenza. Qualità che sarebbero utili oggi?
“Sarebbero indispensabili più che utili, soprattutto la forza morale perché se c’è qualcosa in cui la nostra classe politica ha visto precipitare i propri standard è esattamente la concezione della rappresentanza come servizio pubblico. Di De Gasperi si diceva che lui si sentisse l’avvocato difensore di 45 milioni di italiani. Ecco, oggi gli italiani di avvocati difensori in Parlamento ne hanno davvero pochi.”
Era un moderato, antifascista e anticomunista, ma soprattutto un riformatore…
“Sì, era un moderato che non rinunciava ad essere sferzante, polemico, tignoso. In lui la moderazione non consisteva nella aquiescenza o nella debolezza, ma piuttosto nel concepire la democrazia come anti dittatura e anti rivoluzione. Per questo è stato antifascista, al punto di finire in galera, ed è stato anticomunista al punto di mettere il PC fuori dal Governo, dal suo Governo, per poi batterlo sonoramente alle elezioni del 1948, l’unica volta in cui in Italia un partito abbia conquistato la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.”
De Gasperi operò in un periodo in cui l’ affermazione della DC non era così scontata. Qual è stata la sua lezione che lo rende “maestro” per la politica attuale?
“La sua lezione, a mio modo di vedere, è stata innanzitutto la capacità di ridare dignità e rispetto a un Paese sconfitto che i vincitori volevano mangiarsi a pezzi e bocconi : l’Austria voleva l’Alto Adige, la Jugoslavia, e dietro di lei l’Unione Sovietica, voleva Triste, la Francia voleva la Val d’Aosta. De Gasperi portò un Paese che aveva firmato una resa incondizionata, avendo perso la sciagurata guerra voluta dal Fascismo, nel novero dei vincitori inserendo l’Italia nel Patto atlantico e, dunque, sotto lo scudo militare dell’alleanza con gli Stati Uniti e aprendo il processo di costruzione dell’Europa insieme ad Adenauer e Schumann. Questo è il suo principale merito storico. A cui vanno aggiunte le grandi riforme sociali degli Anni ’50. Il Governo De Gasperi varò la Cassa del Mezzogiorno, fece il piano casa per dare gli alloggi ai senzatetto, con la riforma agraria espropriò ai proprietari assenteisti quasi un milione di ettari di terra per darli ai contadini, istituì l’ENI affidandola a Enrico Mattei per il monopolio dello sfruttamento pubblico degli idrocarburi, svuotò e risanò la vergogna dei sassi di Matera. Un programma di riforme sociali che nessun altro leader, neanche di Sinistra, è mai riuscito a realizzare nel nostro Paese.”
Questo ragioni riuscirono ad ottenere intese al di fuori del suo partito?
“Le sue proposte furono osteggiate dall’opposizione. Lui non godè mai di una luna di miele con l’opposizione o di maggioranze trasversali. Costruì una maggioranza centrista con i partiti laici (social democratici, liberali). La stagione di più grandi riforme fu proprio quella del centrismo, soluzione politica da lui immaginata affinché la DC condividesse con gli alleati dei partiti laici il peso del governo del Paese. De Gasperi era infatti convinto che oltre i partiti in Parlamento esisteva quello che lui definiva il “Quarto Partito” composto dai risparmiatori, dalle aziende, dagli investitori in borse e titoli di Stato. Partito senza il consenso del quale in Italia non si può governare con successo. Questa sua intuizione ha poi consentito alla Democrazia Cristiana di rimanere molto a lungo il partito della Nazione – come dicono gli inglesi il Country Party – un partito interclassista che rappresentava gli interessi generali, fino poi alla degenerazione degli Anni ’80 e ’90 e della spesa pubblica che ha affondato la DC.
In verità la DC dopo di lui non è più stata la stessa e questo ce lo ricorda il bellissimo libro di memorie, scritto dalla figlia Francesca Romana, intitolato De Gasperi, un uomo solo.”
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