Il G7 si è concluso tra le critiche. Basta ipocrisie
Si è concluso il G7 di Elmau, in Baviera.
“I leader hanno rinnovato il pieno sostegno all’Ucraina e l’impegno a cercare di indebolire la Russia disinnescando la sua arma principale: l’energia. Inoltre, si è condivisa la volontà di coinvolgere la comunità internazionale a non dimenticare delle altre crisi ora in atto e di essere preparati alle nuove sfide incombenti, tra cui la crisi alimentare.
Si punta anche sulla sostenibilità sociale stanziando una cifra pari a 600 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali sostenibili in Paesi in via di sviluppo entro il 2027.
Ma cosa si può dire del ruolo del G7 oggi? Quanto conta? Le potenze occidentali possono ancora esercitare la loro leadership?
Partendo da un criterio puramente economico, secondo la “classifica” odierna che mette in fila i Paesi in base al Pil tra i membri “di diritto” del G7 ci sarebbero anche Cina e India, mentre l’Italia ne sarebbe stata esclusa già da diverso tempo. In realtà, oggi il G7 va considerato principalmente per il suo significato geopolitico, ovvero come il gruppo delle principali democrazie occidentali.
Un gruppo sempre più minoritario e che dunque sta cercando di diventare più inclusivo, coinvolgendo anche altri Paesi, come ad esempio le 5 grandi democrazie emergenti presenti al vertice di quest’anno: Argentina, India, Indonesia, Senegal e Sudafrica.
Insomma, per i Paesi del G7 l’obiettivo è quello di non restare isolati ma di creare “ponti” con il maggior numero possibile di partner.”
ISPI
Polemiche escluse, ma India, Argentina e Sudafrica fanno parte del BRICS…
“Il vertice del G7 si è chiuso tra le critiche
La tre giorni del vertice del G7 si è conclusa in Baviera il 28 giugno. Durante l’incontro, i diversi leader hanno discusso della situazione in Ucraina, del cambiamento climatico, della tutela dell’ambiente, della ripresa economica, della riforma della catena di approvvigionamento, della risposta all’epidemia e di altre questioni.
Il G7 ha affermato che intende rafforzare le sanzioni contro la Russia e che fornirà tutto il necessario sostegno finanziario, umanitario e militare all’Ucraina.
Questo vertice ha suscitato molte critiche. Alcuni osservatori hanno sottolineato come il G7 rappresenti attualmente solo il 10% della popolazione mondiale, e come senza cooperare con la comunità internazionale, questo ricco country club non potrà aiutare a risolvere i problemi globali.”
Radio Cina Internazionale
“Al G7 in Germania i leader occidentali hanno lanciato una partnership per investimenti e infrastrutture, “Partnership for Global Infrastructure and Investment” (PGII), dal valore di 600 miliardi di dollari. Secondo gli accordi, gli Stati Uniti mobiliterebbero 200 miliardi di dollari in cinque anni tra sovvenzioni, fondi federali e investimenti privati per sostenere progetti che aiutano ad affrontare i cambiamenti climatici, la salute globale e le infrastrutture digitali mentre l’Unione Europea arriverebbe a 300 miliardi di euro per piani infrastrutturali sostenibili.
L’obiettivo dell’occidente è quello di fornire ai Paesi a basso e medio reddito un’alternativa alla Nuova via della seta, la “Belt and Road Initiative” cinese, che ha inglobato nella propria sfera d’influenza decine di Paesi in via di sviluppo, in particolare in Asia e Africa, offrendo finanziamenti per progetti su larga scala come strade, ferrovie, porti e telecomunicazioni.
Spesso i progetti cinesi, oltre a garantire il passaggio e lo sbocco delle proprie merci, indeboliscono finanziariamente i Paesi coinvolti rendendoli ancora più dipendenti e vulnerabili agli interessi del dragone asiatico.
La prima cosa che risulta evidente è il ritardo dell’azione occidentale infatti il progetto cinese risale al 2013, il G7 risponde nel 2022. Un ritardo frutto di una mentalità che guardava alla globalizzazione e alla Cina come risorsa e partner amico senza capire i rischi sottostanti: la priorità era quella di spostare la produzione offshore, riducendo i costi per l’utilizzo di manodopera a basso costo aumentando i profitti e fornendo i beni a basso prezzo ai consumatori.
Il risveglio degli ultimi anni non è stato dei migliori. L’Unione Europea ha iniziato, a parole, a riconoscere il pericolo cinese ma, concretamente, con il Green deal europeo sta consegnando tutto il nostro sistema industriale del futuro alle volontà di Pechino: quasi tutti i metalli e i minerali necessari per sviluppare le tecnologie verdi vengono estratti e lavorati dal colosso asiatico. Pensiamo alle batterie con la Cina che detiene l’80% della capacità di raffinazione mondiale di litio, cobalto e terre rare o ai pannelli solari con germanio, gallio e indio.
Il livello d’ipocrisia delle Istituzioni europee è fuori scala: mentre viene lanciato un programma per ridurre l’influenza cinese del mondo, l’Unione Europea procede a tutta velocità in direzione opposta tra le braccia del gigante asiatico.”
Marco Zanni, Lega
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