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Il movimento sul foglio è il comportamento nostro nella realtà. Intervista a Claudia Pandini Leidi, grafologa giuridica.

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Anna Tortora

“La scrittura segue la parte inconscia delle nostre emozioni e le mette a disposizione evidenziando la nostra struttura psicofisica unica e irripetibile”
Erich Fromm

D. Tu sei una grafologa giuridica, mi parli del tuo lavoro?
R.”La mia attività principale è quella di grafologa giuridica, vengo chiamata dal tribunale o dalla procura, quindi o dal giudice o dal Procuratore o dal PM, per analizzare firme, testamenti che vengono impugnati, scritti anonimi e cose del genere. Tutto quello che riguarda la grafia e le firme. Parallelamente, svolgo il lavoro come grafologa per stilare i profili della personalità, perché attraverso l’analisi e lo studio della firma, della grafia, degli scarabocchi, si può studiare la personalità, il temperamento, i punti di forza, le potenzialità e i punti più deboli di una persona. Oltretutto, possiamo capire le problematiche legate alla famiglia, oppure per gli adolescenti, ad esempio, l’uso di sostanze stupefacenti o di alcol, gli abusi.
Parallelamente a questi due campi, dove dedico il maggior tempo della mia professione, ci sono le collaborazioni con gli uffici risorse umane (nelle aziende). Sono due tipologie di lavoro: uno è lo studio della personalità dei quadri, cioè di persone collocate in posizione dirigenziale, dove a parità di competenza ci può essere quel dettaglio della personalità che può collocare la persona migliore nel ruolo più consono. Es. C’è bisogno di un ingegnere che abbia una determinata competenza, ci sono più candidati con le stesse competenze, se riesco ad analizzare dei dettagli che possono servire per il lavoro che deve svolgere gli si affida quel determinato lavoro. Può essere più adatto in un team che al lavoro individuale o viceversa; sono piccoli dettagli che in una grande azienda possono fare la differenza.
L’altra tipologia: le aziende mi chiamano per fare formazione. Ogni tot di tempo, in incontri appositi, racconto come con la grafia (spesso succede con gli scarabocchi) possiamo capire cosa l’altro sta pensando e se ha capito durante la riunione. Si scarabocchia quando si è in una riunione o al telefono o quando si ascolta una lezione. L’analisi dello scarabocchio può far capire se la persona è attenta, se ha capito, se condivide.
Nelle scuole vengo chiamata (venivo chiamata, in questo tempo di Covid è complicato) per fare delle lezioni agli insegnanti per far capire che se uno studente scarabocchia non è da riprendere, oppure se una grafia apparentemente brutta sia un campanello di allarme o meno. Questo è un lavoro che si fa in ogni ordine e grado di scuola, dall’infanzia alle superiori. Possono emergere delle problematiche tipo il bullismo, si capisce chi è il bullo e chi la vittima, se ci sono dei problemi in famiglia, ecc”.

D. Tu hai scritto anche dei libri.
R. “Io amo profondamente la mia professione e mi piace l’idea di poterlo far conoscere, quindi ho scritto questi libri. Il primo ‘Occhio allo scarabocchio’, dove racconto, appunto, degli scarabocchi in modo giocoso ma reale e serio, cosa significano i vari scarabocchi che facciamo. Racconto che non bisogna evitare di scarabocchiare perché è l’inconscio che parla quando la nostra razionalità è attenta in qualcosa. Quando siamo concentrati su qualcosa,i freni inibitori sono lasciati liberi dalla nostra razionalità, quindi scarabocchiamo in modo inconscio e gli scarabocchi fatti in questi momenti hanno un significato importante…parlano di noi.
In ‘Occhio allo scarabocchio’ ho suddiviso gli scarabocchi in quelli geometrici, che sono i più tracciati; in quelli figurativi; in quelli di riempimento, ad es. sono scarabocchi le paroline che si riempiono, gli occhielli che si colorano all’interno; in scarabocchi decorativi (ghirlande, fiori, piante, animali). E’ un libro che mi ha dato molta soddisfazione perché è divertente.
Il secondo libro è ‘Di che colore siamo’, in cui ho cambiato argomento, è sul colore dal punto di vista grafologico: perché usiamo e preferiamo quel colore d’inchiostro? Perché usiamo quel colore?
Ma è anche sui colori che scegliamo per l’abbigliamento e i messaggi che diamo attraverso quei colori. Il colore regola la nostra giornata: caldo di giorno, i colori chiari della luce, i colori freddi della notte.
Il terzo libro è stato, invece, una collaborazione con la fondazione papa Giovanni XXIII e, essendo il papa della provincia di Bergamo, ho giocato in casa. Un paio di anni fa per festeggiare il papa al suo paese natale, Sotto il Monte, c’è stata una settimana intensa di celebrazioni. Il libro nasce in quella occasione e per la prima volta viene analizzata la sua grafia. Io sono andata negli archivi e sono impazzita dalla gioia, c’erano tutti i manoscritti di papa Roncalli, da quando era ragazzino (14 anni) a pontefice. Non sarei più uscita da lì, è stato davvero emozionante. Ho analizzato la sua grafia da quando era studente di liceo classico in seminario, quando è diventato prete, poi professore, patriarca di Venezia, fino a quando è diventato papa. E’ stato un lavoro emozionante, sembrava di conoscerlo da sempre. ‘Il papa buono, il papa buono’, sì era buono ma non solo! Aveva un carattere e una grinta notevole, un uomo con una grande testa. Veramente eccezionale. Sai, quando dicono il papa buono (lo era) sembra che passi per un bonaccione, ma non era così: lui aveva una grande diplomazia. Quindi, l’analisi della sua grafia è stata arricchente anche per me. Lui aveva una mente duttile, era un uomo capace e molto preparato; poi l’ho dimostrato con il segno della grafia correlato al suo modo di essere. Amava interagire con il prossimo, senza mostrarsi con superiorità. Era predisposto alla diplomazia, cercava sempre di andare in fono ad ogni situazione con la forza del bene. Era costante e tenace, portava a termine anche le situazioni più difficili con la sua arguta bontà, senza lasciar trapelare i suoi momenti di stanchezza. Era molto di più del ‘papa buono’, era straordinario. Un punto debole lo aveva, te lo devo dire; un cruccio che gli dava pensieri: lui amava il cibo e doveva controllarsi. Vedeva il cibo come un punto di debolezza e si faceva forza. Non peccava di gola, però.
Ho conosciuto in fondo papa Giovanni XXIII grazie al mio lavoro e ne sono davvero felice”.

La grafologia è un’arte che viene vista, in Italia, solo dal punto di vista giuridico, invece è tanto altro. Una disciplina che scava la nostra personalità e ne mette in luce i punti di forza.
Grazie a Claudia Pandini Leidi per il suo prezioso contributo.


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