Il Napoli è Campione d’Italia! Quando la realtà supera la fantasia
Il Napoli è Campione d’Italia!
Quando la realtà supera la fantasia
Il grande giorno è arrivato, Napoli si veste a festa e celebra un’impresa straordinaria, un’atmosfera commovente, surreale ha riempito l’aria, l’ambiente, il cielo, generata da milioni di cuori impazziti di gioia e felicità per un evento memorabile che resterà indelebile nella vita e nella memoria di tutti i tifosi perché solo chi vive a Napoli può comprendere l’amore, la passione il sentimento completamente irrazionale e fuori da ogni spiegazione logica che lega indissolubilmente questa maglia con questa popolazione. Anche il cronista, può riscontare difficoltà a mantenere la propria obiettività e asetticità di fronte ad un avvenimento tanto coinvolgente che travolge e scuote anche gli animi più tiepidi. È il riscatto di una città, di in popolo che troppe volte ha dovuto ingoiare bocconi amari e non solo da un punto di vista sportivo. Una giornata che un giorno potrà essere raccontata ai nipoti per una festa e per uno scudetto che appartiene a tutto il popolo napoletano. Una giornata che ha visto susseguirsi una serie di emozioni, dall’ansia, alla speranza, dalla preoccupazione alla felicità, dalla paura alla gioia. Uno scudetto meritato cucito con estrema pazienza e coraggio dalla società che in estate ha operato una sorta di rischiosa rivoluzione, con una epurazione che ha visto allontanarsi da Napoli giocatori che sembravano intoccabili come Insigne, Mertens, Koulibaly, Ospina e Fabian Ruiz e ha visto pervenire all’ombra del Vesuvio giocatori apparentemente sconosciuti al panorama del grande calcio. La politica societaria, volta al contenimento dei costi attraverso l’abbattimento del monte ingaggi, nel frattempo divenuto insostenibile per la società per i mancati ricavi dovuti al periodo del covid e alla mancata qualificazione alla Champions per due edizioni consecutive, ha reso scettico anche il il più inguardabile ottimista tra i tifosi. Kim Kvaratskhelia, Raspadori e Simeone sembravano delle scommesse improbabili considerando il valore tecnico dei giocatori che andavano a sostituire. Un plauso va al direttore tecnico Giuntoli, capace di scoprire giocatori estremamente validi e semi sconosciuti e quindi con dei costi moderatamente contenuti. Un plauso ed il giusto riconoscimento va tributato al presidente De Laurentis che, al netto della poca empatia instaurata con la piazza e di alcune discutibili scelte operate in passato, ha dimostrato capacità manageriali ed imprenditoriali impressionanti riuscendo nell’impresa di vincere laddove nessuno era riuscito prima se non con l’ausilio del più grande ed immenso fuoriclasse di tutti i tempi. L’artefice principale di questa impresa è senza dubbio mister Spalletti. Nonostante la poca attitudine alla vittoria (notorio il suo appellativo di eterno secondo) è riuscito a plasmare una squadra a sua immagine e somiglianza con quella determinazione indispensabile per il conseguimento di risultati importanti, creando un gruppo di amici prima che di colleghi, ha saputo organizzare una gioco spettacolare che ha insegnato calcio e riconosciuto in tutta Europa, ha saputo, nei momenti opportuni, isolare la squadra da un ambiente eccessivamente umorale come quello di Napoli. Un riconoscimento alla carriera proprio in zona cesarini proprio quando sembrava che la stessa dovesse concludersi con tanti complimenti ma senza nessun trionfo, almeno in Italia, lui che a 64 anni è divenuto l’allenatore più anziano ad aver mai vinto un campionato, Invece il pelato di Certaldo ha saputo creare un miracolo riuscendo a far esprimere ai propri giocatori i meglio delle loro potenzialità.
Poi un plauso enorme va tributato ai giocatori tutti, ragazzi umili, desiderosi di migliorarsi sempre e determinati nel regalare ai napoletani questa gioia indimenticabile. La capacità dei giocatori in panchina di farsi trovare sempre pronti perché dentro il campo già dal primo minuto.
La cornice festante, il risultato straordinario ed indimenticabile ottenuto, inevitabilmente e giustamente, fa passare, in secondo piano la condizione della squadra che appare stanca fisicamente e psicologicamente, sfinita e logorata dal peso di 35 giornate nelle vesti di leader. In altri tempi, e in circostanze del tutto diverse, un pareggio a Udine non sarebbe stato salutato certo con grande entusiasmo dai tifosi. Anche ieri l’Udinese non ha regalato nulla, è passata in vantaggio con una prodezza di Lovric con un tiro da dentro l’area telecomandato all’incrocio dei pali. Poi sofferenza, il pareggio di Osimhen in mischia all’inizio del secondo tempo e poi la lunga attesa, estenuante, sfinente, fino al triplice fischio finale dell’arbitro Abisso che decreta ufficialmente la conquista da parte dei partenopei del loro terzo scudetto dopo 33 anni di attesa. Ma non è questo il momento per disquisire sulla prestazione, sulle difficoltà e sulla stanchezza, il Napoli è Campione d’Italia, ora è il momento giusto solo per godere e gioire.
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