Il puzzle scomposto
Nel nostro paese non esiste più lo stato di diritto. La beffa dei decreti e dei contributi da erogare ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole paritarie non ha fine: è quanto dichiarato dal presidente della sezione confapi scuole paritarie della campania, dott.ssa valentina Ercolino.
“Continua la saga tra le strutture scolastiche ed i servizi educativi con il Miur” – dichiara Ercolino – “Molti servizi educativi per l’infanzia della regione Campania ci hanno contattato denunciando di non aver ricevuto nel mese di dicembre 2020, il contributo spettante ai servizi educativi per l’infanzia (0-3), a titolo di sostegno economico a fronte mancato versamento delle rette scolastiche o della loro riduzione a causa del lockdown per l’anno 2019-2020. Ciò, nonostante che le strutture comparissero regolarmente nell’ elenco del documento del Ministero dell’Istruzione USR della Campania (AOODRCA REGISTRO UFFICIALE U. 00388886 del 25.11.2020).
L’ Ufficio VI dell’ Ufficio Scolastico della Campania, competente per l’erogazione dei contributi, ha motivato la mancata erogazione del contributo a causa di un presunto “disallineamento, probabilmente di rete, tra l’Ufficio Scolastico, la Ragioneria Territoriale, con l’Inps per la richiesta dei Durc”.
Altrettanto inammissibile, sostiene ancora la Presidente Ercolino, “è che, a distanza di due mesi, con un secondo lockdown in atto ed un blocco ulteriore delle attività scolastiche in presenza per ogni ordine e grado, compresi i servizi educativi per l’infanzia, detto ufficio indichi che la mancata erogazione dei contributi, sia imputabile a un eventuale “disallineamento” tra gli uffici: spiegazione giunta solo dopo settimane di trasmissione di reclami per mail agli uffici preposti, irraggiungibili telefonicamente, forse in quanto tutti gli impiegati sono in smart working.
Alla richiesta, mossa a detto Ufficio, che comunque avrebbero dovuto essere informate le scuole, in quanto parte in causa, non c’è stata alcuna volontà di esplorare possibili soluzioni al problema, come ad esempio, consentendo direttamente alle scuole di trasmettere il Durc, corredandolo con una autodichiarazione circa la veridicità dei dati, in forza dell’art. 76 del D.P.R. 445/200, 0 ai sensi degli art. 46 e 47 medesimo D.P.R.. A fronte di questa possibilità, l’Ufficio Scolastico ha addirittura sostenuto che le scuole avrebbero potuto falsificare il documento, occultando la posizione, sottolineando poi sia la non responsabilità dell’ufficio a fronte di un inadempimento dell’INPS, sia che non si era tenuti ad informare le scuole, in quanto “impensabile poter inviare solleciti a più di 500 scuole paritarie e servizi educativi presenti nella sola provincia di Napoli, non potendo, tra l’altro, sapere se le società versano realmente in situazione di regolarità contributiva o meno”.
Ciliegina sulla torta di questo atteggiamento burocratico e non collaborativo, il medesimo Ufficio concludeva di “non aver contezza di quando le somme potranno ritornare nella disponibilità dei singoli Uffici Scolastici Regionali, essendo azione del Ministero dell’Istruzione re-impegnare queste somme esclusivamente in base a scelte di bilancio e di spesa che non coinvolgono gli Uffici regionali.”
Inutile sottolineare, conclude la Presidente, che l’Ufficio pubblico in questione ben avrebbe potuto informare le strutture, accogliendo i Durc e successivamente effettuare una verifica di controllo sulla veridicità in ottemperanza agli art. 71 e 72 del D.P.R. 28/12/2000 N. 445. Sta di fatto che, l’incapacità della pubblica amministrazione di gestire gli intoppi burocratici utilizzando le legittime azioni previste dalla legge, ha lasciato le strutture prive del contributo previsto, abbandonandole a tempistiche del tutto incerte circa l’ottenimento di contributi essenziali, in questo durissimo momento, alla sopravvivenza stessa delle nostre strutture: una situazione a dir poco vergognosa ed inaccettabile nello Stato di diritto di un paese civile e democratico.
Restando sul tema di ciò che funziona e non, la Regione Campania, in riferimento alla campagna pubblicizzata a gennaio 2021 per l’effettuazione dei tamponi antigenici nelle scuole, ha bloccato un servizio che non è mai partito, lasciando in stand by i medici dei distretti sanitari delle Asl territoriali. Inoltre, per molti servizi educativi per l’Infanzia della Regione, non è prevista alcuna possibilità di accedere e registrarsi sulla piattaforma Scuola Sicura, in quanto non si è provveduto a fornirli delle credenziali necessarie per la registrazione. Ma il problema è a monte, in quanto i servizi educativi non sono in possesso di codici meccanografici, non essendo scuole statali e paritarie: i servizi educativi per l’infanzia, come dovrebbe essere noto alla Regione, hanno una determina dirigenziale rilasciata dal Comune di appartenenza.
Sta di fatto che a tutt’oggi vane sono state le segnalazioni via mail e gli appelli telefonici agli uffici Regionali o alla stessa Scuola Sicura.
In conclusione, la Presidente della Confapi-scuole paritarie della Campania auspica che su questi punti sensibili nel cuore di una pandemia, qualcuno possa rispondere ed attivare la procedura dovuta per la registrazione degli asili nido, micro nido e per le ludoteche, strutture tutte dotate di personale scolastico/educativo che opera a contatto con i minori. L’alternativa non può essere una macumba o un qualsivoglia rito propiziatorio. Sono in gioco diritti dovuti in uno Stato civile ad un comparto (0-3) così importante e delicato.
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