Il tempo al tempo del Virus
Marzo 2020, la vita di milioni di persone in tutto il mondo si ferma. No, non è morto il papa, né Mick Jagger o Madonna, non è stata dichiarata la quarta guerra mondiale, ed il Sole continua a sorgere ogni di, ma, forse, in grave pericolo è la vita di ognuno di noi. Una bomba, ben più feroce di quella atomica, un ordigno batteriologico che ha scandagliato per le vie di ognidòve un essere minuscolo e allo stesso tempo immenso, che può decidere senza limiti della sorte dell’intera umanità. Il suo nome è Covid19. Prima di allora la vita di ognuno di noi scorreva ‘normalmente’. Gli studenti andavano a scuola, gli impiegati in ufficio, le radio suonavano canzoni, ed i mercati pullulavano di gente ogni mattino. Ognuno per la sua strada, ognuno immerso e perso negli affari suoi, nei pensieri suoi. Nessuno poteva immaginare quello che di lì a poco, dopo l’urlo di un pipistrello al mercato del pesce a Wuhan, in Cina, sarebbe stato di noi, nessuno immaginava che le nostre vite sarebbero state stravolte, sconvolte, offese, umiliate. Eppure è successo, siamo tutti costretti nelle nostre case, reclusi, ma senza condanne pendenti, apparentemente innocenti, ma forse non del tutto. Che ne era di noi mentre migliaia di innocenti cadevano vittime delle guerre in Siria e Afghanistan? Che ne era di noi mentre tanti bambini morivano di fame nelle lande desolate e roventi dell’Africa? Che ne era di noi quando qualcuno non troppo lontano ci chiedeva aiuto, sostegno, ascolto e noi giravamo il capo, perché non c’era il tempo per loro; non c’era spazio nel nostro tempo per loro? Adesso quel qualcuno siamo noi e siamo noi a chiedere aiuto, ascolto e appoggio per dare un senso, laddove vi fosse un senso, alle nostre paure, alle nostre ansie, alle nostre preoccupazioni. Adesso dobbiamo noi fare i conti con noi stessi e non ci possiamo permettere errori, non ci possiamo concedere la solita indifferenza, perché questo Virus ci costringe alla solidarietà, alla condivisione, all’unione. Ma quanto è dura la solidarietà per noi esseri umani! Questa nostra ‘ Umanità’ ne ha passate tante: Guerre mondiali, genocidi, massacri, olocausti. E ancora, dittature, tirannidi; insomma, cattiveria e ferocia allo stato puro, follia e brama di potere. Ma adesso no, adesso è diverso. Il nemico da combattere è qualcosa che non si riesce nemmeno a vedere a occhio nudo, è qualcosa che sfugge ad ogni controllo, è un nemico etereo, incorporeo, strano, perché uccide senza movente, senza nulla ottenere in cambio, solo per una famigerata sete di strage. Forse per questo ci fa più paura. Eppure lo strumento per combatterlo ci è stato offerto, l’arma potentissima per annientarlo ci è stata suggerita, ma noi non la vogliamo “impugnare”! Che significa? Semplicemente che non dobbiamo farci prendere dalla paura, dallo sconforto, dall’ansia e dal panico perché sappiamo come combattere, o almeno limitarne lo scempio, il nemico, il virus, abbiamo cioè uno strumento potentissimo, la prevenzione. Combatterlo sul tempo, annientarlo prima ancora che possa raggiungerci. Vero è che questa Pandemia, perché è stata così denominata dall’Oms, ci costringe ad una clausura forzata, proprio al fine di evitare ulteriori contagi. Il Governo, poi, ci ha obbligati ad evitare spostamenti inutili perché ogni occasione potrebbe costituire pericolo di contagio. Allora io credo che tutti noi, ogni persona di buon senso, dovrebbe rispettare questa limitazione perché ne va della vita di ognuno di noi. Lo so, capisco che ci si senta confusi e che magari è proprio questa confusione che ci conduce a fare cose che nemmeno sentiamo, che magari qualcuno sia portato a non voler credere, a banalizzare la ‘faccenda’ per non guardare in faccia alla realtà. Lo so, siamo di fronte a qualcosa di sconosciuto, ad un evento strano ed è proprio la sua stranezza, il suo lato oscuro e a tratti incontrollabile che ci rende, di fronte ad esso, vulnerabili. Che stranezza! E che tragedia! Eravamo tutti cosi ‘felici’ (si fa per dire) immersi nel nostro quotidiano, in giornate piene di cose da fare: lavoro, studio, spesa, happy hour, shopping, e poi la casa, i figli, le faccende da sbrigare. Giornate immense, ma spesso piene di nulla. Tutti a correre e a rincorrere un tempo che ci fa paura quando passa, spesso scandito da cose senza valore, fatte solo per ‘perdere tempo’ perché in fondo se ne hai e ti resta che ci fai? Potresti fermarti a pensare? E a cosa? Che forse il tuo tempo è sprecato, in cose e persone che non sanno costruire perché non lo hanno mai fatto, mi riferisco a quelle schiere di individui che maneggiano rapporti come fosse carta straccia. O quelli che passano il tempo a far male, ad odiare, a demolire i loro amici piuttosto che i partner, i compagni, i coniugi. Quelli che non hanno trovato “l’anima gemella” e che ‘passano le loro giornate’ in tutti i posti senza mai scaldarne nessuno, con schiere di persone che si frequentano sempre per la stessa cosa, gli eventi, i bar, i musei e impiegano le loro giornate ‘intellettualizzate’ sempre fuori casa, per ammazzare un giorno che non passa mai da soli, e che si illudono di stare tutti insieme, ma in realtà vicini sono ancora più soli, perché quando il cuore è freddo e l’animo arido non si è mai in compagnia. Oppure penso a tutti coloro che campano senza valori, e fingono tutta una vita relazioni che non stringono mai, rapporti che non costruiscono, si sposano, fanno figli, fingono di ricoprire ruoli che non sentono e che non sono all’altezza di ricoprire perché magari non ne hanno la maturità, e perché le responsabilità familiari pesano, e pesano eccome se hai 50 anni all’anagrafe, ma emotivamente meno della metà. Sono gli stessi che poi sfasciano le famiglie, uccidono i coniugi, distruggono i figli, e poi se ne vanno tronfi in pizzeria con l’amico e l’amica di turno. Eravamo tutti felici, presi dal vortice delle nostre giornate frenetiche, trottole vaganti a rincorrere o forse a farci rincorrere, chi può dirlo, da un tempo che non dà tregua un tempo che non ci dà mai il tempo di andare a trovare il genitore anziano che ci chiama e si lamenta di essere stato dimenticato, oppure il figlio che ci chiede chiarimenti su chissà cosa …e chi se lo ricorda? Oppure quell’amica che ci chiedeva una parola, un consiglio, un po’ di…tempo! Ecco adesso, grazie al Virus, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, adesso però di questo tempo non sappiamo che farne. È vero, i media ci hanno travolto con notizie tremende, ci hanno confusi ancor più di quanto non fossimo già e non ci hanno aiutato ad adottare strumenti di difesa, almeno quelli indispensabili per una buona copertura, ma ci hanno piuttosto spinti all’attacco, ci hanno incattiviti. E noi, invece di armarci per farci trovare più forti qualora il virus fosse venuto al nostro cospetto ci siamo rivolti gli uni contro gli altri, in una specie di lotta intestina a vedere chi arrivava prima a farsi male, a versarsi addosso tonnellate di rabbia mai digerita nella vita, quasi che questo “maledetto esserino” lo avesse prodotto uno di noi, esseri (ancora) umani e lo avesse soffiato al vento come si fa con le bolle di sapone. Quasi come se stessimo tutti aspettando il Covid19 per scaricarci contro le nostre insoddisfazioni per le nostre vite mai vissute, per la nostra aridità emotiva, per le nostre colpe mai assunte. E allora io credo che questo del Covid19 sia il tempo per fermarsi, per orientarsi, per riflettere. Vanno bene le pulizie di casa, ma io mi soffermerei anche e soprattutto su quelle interiori ed esteriori. In questi giorni di isolamento forzato avremo sicuramente avuto modo di conoscere meglio, nella lontananza, le persone che frequentiamo normalmente e capire se sono davvero presenze o soltanto appendici. Mi riferisco a tutti quegli pseudo-rapporti che sono solo intrecciati per la convenienza del momento e che sicuramente non posso concorrere al nostro personale processo di crescita, di scambio. Ancora, in questo periodo di stasi e di allontanamento, avremo anche avuto modo di capire che magari alcune delle persone che facevano parte della nostra vita hanno modalità reattive completamente fuori dai canoni comportamentali idonei al vivere civile. O magari può accadere che molte persone che conoscete in questo periodo facciano e dicano cose avulse dalla normalità, o quantomeno dalla decenza, e che quindi non hanno molto in comune con voi che invece siete assolutamente ed integerrimamente rispettosi delle regole, soprattutto quando queste servono a preservare la salute e la vita altrui. Ecco, pulizia. Liberatevi dalla zavorra di questi individui che non fanno bene alla vostra esistenza, e soffermatevi un po’ su voi stessi. Guardatevi e guardiamoci allo specchio e pensiamo se la vita che stavamo facendo prima fosse davvero quella che volevamo. Se tutto quello che facevamo fosse davvero in linea coi nostri valori, con le nostre credenze, con le nostre esigenze. O se piuttosto andasse verso altri lidi. Siamo sinceri però, non è il caso di barare con noi stessi. Valutiamo se ci è possibile migliorare facendo di più, facendo altro. Magari potremmo ricordare di aver tante volte trascurato qualcuno che chiedeva la nostra attenzione, la nostra considerazione. Sono aspetti della nostra esistenza da non tralasciare. E poi non cadiamo preda dell’ansia, della paura. Certo, una sana paura ci deve pur essere per cautelarci dai pericoli, ma non bisogna farsi sopraffare. Impariamo da questo divieto che gestire le emozioni è fondamentale e magari parliamone anche con i nostri figli. Facciamoli parlare, poniamo domande, e anche se magari ci manderanno a quel paese avranno comunque avuto la prova che ci siete, li vedete, che pensate a loro, che li amate. Molti bambini e ragazzini potrebbero essere impauriti e magari non manifestarlo. Quindi abbiate cura di tranquillizzarli anche indirettamente. Gli anziani, i nostri anziani almeno, se vivono soli, chiamiamoli, e se sono un po’ più tecnologici, videochiamiamoli, accorciamo queste distanze. Il solo fatto di sentirsi considerati, pensati, li farà stare immediatamente meglio. Non facciamoli sentire abbandonati! E noi, noialtri che possiamo fare? Creiamoci degli obiettivi quotidiani, in modo da dare un senso ed uno scopo a tutto quel che facciamo. Recuperiamo un senso nel non-sense del CoronaVirus. Facciamo dei rituali che saranno poi indispensabili per favorire la nostra creatività. È proprio rafforzando la ritualità che si formano nuove competenze e queste lasciano il campo al fluire della creatività. Non siamo in vacanza, non possiamo bivaccare, questo sarebbe controproducente. Quindi leggiamo, studiamo, ascoltiamo buona musica. Giochiamo a carte, come si faceva una volta. Se siamo in famiglia, meglio ancora. Se siamo soli, probabilmente il Covid19 ci avrà anche resi più consapevoli se questa nostra ‘singletudine’ fosse una scelta o, viceversa, un ripiego. Infine, troviamo il tempo per sorridere, sì una sana risata rafforza il nostro sistema immunitario perché, come diceva Maria Teresa di Calcutta “il sorriso è la musica dell’anima”. E, aggiungeva, “la vita è troppo breve per essere egoisti”. Ecco, partiamo da qui, almeno adesso che siamo tutti uniti nel male comune, lasciamo l’egoismo fuori la porta, ma noi, invece, restiamo a casa.
Dott.ssa Sonia Sellitto – Pedagogista, formatore, progettista europeo
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