Immigrazione, Tirelli (Lgr): immigrati rispettino cultura italiana
Il presidente del partito: sì a inclusione, no a quartieri ghetto fuori da legalità
ROMA – «La gestione dei flussi migratori rappresenta oggi uno dei grandi banchi di prova della politica, soprattutto nel centrodestra. Bisogna però uscire dall’equivoco, alimentato dalla sinistra e da una certa stampa sedicente progressista, che inclusione significhi multiculturalismo. Diciamo sì a una immigrazione controllata e graduale, ma no all’innesto nella nostra nazione di stranieri che non siano in grado di fare propri le nostre tradizioni, la nostra cultura e i nostri principi, tanto giuridici (Costituzione) quanto sociali (il sentire comune)».
A dirlo è l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente del partito «Libertà, giustizia, repubblica».
«Non è un problema di etnia – aggiunge – considerato che il concetto di etnia dal punto di vista scientifico non esiste e che, anche sotto il profilo politico, è un riferimento senza alcun valore; ma è al contrario un problema di integrazione culturale. L’Italia è un grande Paese che esprime una delle più prestigiose e floride manifestazioni del pensiero della storia dell’umanità. Se gli immigrati non capiscono che vivere in Italia significa rispettare questa cultura, pur nelle differenze esistenti con quella di origine, per diventarne a loro volta figli, dobbiamo prendere atto che un vero processo di integrazione non è possibile checché ne dicano i fautori della politica sinistrorsa dell’accoglienza sempre e comunque».
«Questo ovviamente non significa chiudere all’immigrazione, ma semplicemente attuare una politica di accoglienza misurata e intelligente tesa a favorire chi ha comunanza di visioni e di “spiritus” – prosegue Tirelli –. E, in questa meccanica di costruzione e mantenimento dell’identità italiana, sono fondamentali la scuola e i sistemi formativi che devono rappresentare lo strumento attraverso cui i nuovi italiani possono e devono avvicinarsi alla storia del nostro Paese. Un Paese in cui la cecità e il meschino tornaconto politico della sinistra han prodotto quartieri dormitorio in cui vigono regole etiche e sociali in contrasto con quelle del nostro ordinamento morale e giuridico. Vere e proprie enclave extraterritoriali dove non si parla nemmeno l’italiano e in cui sembra di vivere in Medioriente o in Africa. Questo è inammissibile. Bisogna dirlo con forza: stranieri, italiani vecchi e nuovi devono vivere assieme nell’ambito dello stesso tessuto sociale».
«La cultura e la tradizione italiane vanno protetti e difesi con determinazione e decisione, senza dimenticare però che conta il tricolore e non il colore dei cittadini – conclude il leader di Lgr –. All’interno dei confini nazionali non possono esistere sistemi di valori confliggenti con quelli italiani né possiamo accettare che gli stranieri, rifiutandosi di aderire alla nostra identità, impongano la loro visione della società e della vita. Se decidono di entrare a far parte della nazione italiana, devono accettare e rispettare la cultura dell’ospite».
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