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Indagine della Confapi sezione scuole paritarie della Campania sulla riapertura delle scuole superiori

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La pubblicazione del documento della Regione Campania del 28 gennaio 2021,  che cita in oggetto “Ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID 19 – Ordinanza ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica e dell’art. 3 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19. Disposizioni concernenti l’attività scolastica sul territorio regionale. Atto di raccomandazione e richiamo”, ha reso ancora più complessa e difficile l’operazione del rientro a scuola nelle secondarie di secondo grado. Un rientro che sarebbe dovuto avvenire dal 1° febbraio, che ha agitato ulteriormente i gruppi delle famiglie che all’inizio dell’anno scolastico si erano divise tra favorevoli alla didattica in presenza e pro DAD.

La Confapi, sezione Scuole paritarie della Campania, ha svolto una rapida indagine sull’organizzazione del rientro degli studenti a scuola con l’ apertura degli istituti superiori statali e paritari di Napoli.

Lo studio ha evidenziato che proprio a seguito della pubblicazione delle “raccomandazioni” emanate dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca, buona parte delle scuole statali ha ritenuto di posticipare la data d’ inizio delle attività didattiche in presenza. Gli istituti superiori statali, mediante una rilevazione telematica, puramente discrezionale, hanno chiesto alle famiglie cosa preferissero fare, se rientrare o continuare in DAD, indipendentemente dalla concessa possibilità di presenza degli studenti decurtata del 50%.

E’ qui che si pone la domanda se i dirigenti scolastici delle scuole statali, in forza della qualifica dirigenziale come capi d’istituto, abbiano dimenticato che, ai sensi dell’articolo 21 della legge  15 marzo 1997 n. 59, essi sono autonomi, ed in quanto tali sono preposti alla dirigenza delle istituzioni scolastiche ed educative per le quali è stata loro attribuita autonomia di gestione unitaria dell’istituzione scolastica, rappresentanza legale, e responsabilità della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio offerto all’utenza: dunque piena autonomia della gestione ed organizzazione scolastica.

Indipendentemente dal sondaggio rivolto alle famiglie, occorreva procedere in ogni caso all’apertura delle scuole, in quanto “la scuola” svolge un servizio pubblico con il compito non solo di istruire, ma anche di formare, educare ed integrare i ragazzi, trasformando le diversità in occasioni di confronto, di crescita e di scambio, di aver cura degli alunni svantaggiati provenienti da contesti difficili, dei  portatori di handicap, di quelli provenienti da altri Paesi, soprattutto extracomunitari, cui vanno offerte le medesime opportunità educative.

L’indagine Confapi ha interessato anche una ventina di istituti paritari napoletani, come il Sacro Cuore, il Suor Orsola Benincasa, il Nazareth, la Maria Ausiliatrice, l’Istituto Salesiani, il Centro d’istruzione Montessori, il Santa Lucia e il Pontano, istituto che a proprie spese ha praticato all’intero corpo scolastico e tutti gli studenti il tampone antigenico, avvalendosi di un centro di analisi convenzionato, ed ha programmato minuziosamente la gestione delle entrate ed uscite degli studenti, assicurando l’utilizzo delle mascherine,  il distanziamento e  l’ impiego di grandi spazi interni ed esterni all’istituto.

Ancora una volta, azioni come queste lasciano emergere evidenti differenze tra gli istituti statali e i paritari che, ricordiamolo, svolgono comunque un servizio pubblico. Le scuole paritarie, pur avendo riaperto, come prescritto, con il 50% degli studenti in presenza, hanno di fatto attivato un programma virtuoso di accesso alle strutture, predisposto già da luglio 2020, e scelto responsabilmente il rientro in sicurezza rispetto alla didattica a distanza. Servizio pubblico quello della scuola statale, servizio pubblico quello delle paritarie private: ma che differenza di mezzi e di iniziativa!

Il 20 gennaio 2021, il TAR della Regione Campania ha accolto il ricorso presentato da un comitato genitori, stabilendo che anche in Campania le lezioni avvenissero in presenza con il rientro in classe così come previsto dalle normative nazionali. A fronte di questa sentenza, l “atto di richiamo” del Presidente della Regione Campania, ha finito per contribuire non poco ad alimentare disorientamento, tensione e spaccature tra genitori, insegnanti e dirigenti scolastici, in un momento particolarmente difficile, in cui la scuola è tendenzialmente vista da troppe famiglie come un supermercato in cui scegliere dagli scaffali.

Occorreva invece, da parte delle autorità regionali, fare ben altro: coinvolgere le forze sociali, i sindacati della scuola, i responsabili dei trasporti urbani ed extraurbani, le autorità sanitarie, i comitati studenteschi, per lanciare un’azione concertata e convinta, veicolando in questo modo verso le famiglie e verso l’opinione pubblica il concetto che proprio dalla scuola, così trascurata in quest’ultimo anno, può iniziare la ripartenza del nostro paese. Ora più che mai, come dichiara la Presidente della sezione scuole paritarie della Campania Valentina Ercolino, occorre mettere in campo una politica di condivisione di pratiche e di intenti inclusiva ed efficace.

 

 


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